Unicore, per gli studenti rifugiati la seconda chance è nelle università italiane

UNA VIA SICURA  I corridoi universitari sono riservati ai ragazzi di paesi terzi che vogliono studiare in Europa. Sono realizzati con la collaborazione di 38 atenei, che hanno reso disponibili oltre 140 borse di studio in quattro anni. Gli altri partner del progetto si occupano invece di fornire ai rifugiati il supporto necessario per l’ integrazione nella vita universitaria. Ecco la terza puntata del nostro reportage in collaborazione con Acri

Unicore, per gli studenti rifugiati la seconda chance è nelle università italiane

Divine Karera Niyibigira ha 26 anni ed è originaria del Congo. Per anni ha vissuto da rifugiata in Zambia, oggi studia biotecnologia medica e molecolare a Verona. Durante la giornata si divide tra lo studio, le ore passate in laboratorio e quelle nella residenza universitaria, dedicate al suo bimbo di pochi mesi. Quando è arrivata in Italia era incinta di otto mesi, Ryan è nato a settembre: “essere qui è un regalo bellissimo, una rinascita per entrambi” dice. Niyibigira fa parte di un gruppo di rifugiati giunti nel nostro paese col programma University Corridors for Refugees (Unicore) coordinato dall'Unhcr. Una via legale e sicura riservata ai ragazzi di paesi terzi che vogliono studiare in Europa, realizzata con la collaborazione di 38 atenei, che hanno reso disponibili oltre 140 borse di studio negli ultimi quattro anni. Gli altri partner del progetto (tra cui la Farnesina, Caritas Italiana, Diaconia Valdese, il Centro Astalli, Gandhi Charity) si occupano invece di fornire ai rifugiati il supporto necessario per la loro integrazione nella vita universitaria. Il programma è ormai alla sua quarta edizione e coinvolge migranti forzati provenienti da Camerun, Malawi, Mozambico, Niger, Nigeria, Sudafrica, Zambia e Zimbabwe. "Grazie all'impegno delle università italiane, dei nostri partner e del governo, i rifugiati hanno ottenuto una borsa di studio per proseguire i loro studi - spiega Chiara Cardoletti, Rappresentante Unhcr per l'Italia, la Santa Sede e San Marino -. Opportunità come quelle offerte dal progetto University Corridors sono fondamentali per dare ai rifugiati la speranza di costruire un futuro prosperoso e continueremo a lavorare affinché siano accessibili a sempre più persone".

Di opportunità e speranza parla anche Niyibigira. “Poter vivere in Italia per me è un sogno che diventa realtà, ho sempre desiderato studiare all’estero, fuori dall’Africa, ma da rifugiata pensavo fosse impossibile. Il programma Unicore mi ha letteralmente cambiato la vita e dovrebbe essere applicato a tutti i ragazzi che sognano un’educazione migliore. È una chance incredibile. E per me lo è stato doppiamente perché mi ha permesso di far nascere mio figlio in Europa, in un ottimo ospedale. Sono così felice che ci sia lui con me ed eccitata nel vederlo crescere consapevole che potrà perseguire le sue aspirazioni senza i limiti che ho avuto io”. A mettere a disposizione un alloggio per la studentessa e il piccolo Ryan è la Caritas Verona, che segue anche per la parte legale e sociosanitaria. “Da sola, come neomamma, non riuscirei a fare tutto - aggiunge la ragazza - . L’accoglienza e l’aiuto che sto ricevendo sono importantissimi, spesso specialmente le donne sono costrette a rinunciare alle proprie aspirazioni, mentre bisogna seguirle sempre, nonostante quello che accade nella vita”. 

Una chance incredibile, un percorso di dignità

Stando ai dati dell'Unhcr l'83% dei rifugiati nel mondo vive in Paesi in via di sviluppo dove le opportunità per ricostruire il proprio futuro in dignità sono limitate, se non completamente assenti. Solo il 5% dei rifugiati ha accesso all'istruzione superiore contro il 38% della popolazione non rifugiata. Su questo presupposto si basa il progetto, che ha come obiettivo quello di  raggiungere un tasso di iscrizione a programmi di istruzione superiore al 15% per i rifugiati nei Paesi di primo asilo e nei paesi terzi. “Il valore aggiunto di un progetto come i corridoi universitari è la dignità che restituisce alle persone - sottolinea Oliviero Forti, responsabile Immigrazione di Caritas italiana -. Noi abbiamo incontrato negli anni tantissimi rifugiati da inserire in progetti di arrivi legali e sicuri. E nel selezionarli guardavamo innanzitutto al grado di vulnerabilità. In questo caso selezioniamo il merito accademico. I ragazzi devono avere buoni voti, capacità di studio e ottima conoscenza dell’inglese. Non devono dirci quali problemi hanno ma quali sono i loro progetti. Ed è una soddisfazione incredibile potergli poi dire: complimenti sei stato selezionato per un master in Italia!”. 

Il lavoro dietro ogni singolo arrivo è lunghissimo. Molti ragazzi vivono nei campi profughi, dove è difficilissimo poter anche solo inoltrare una domanda perché la connessione internet è inesistente.  “Ci sono limiti logistici e burocratici: dimostrare le competenze su carta non è sufficiente per le università italiane, gli studenti vengono valutati tramite interviste online - spiega Forti - . Possono candidarsi gli studenti riconosciuti rifugiati nei Paesi africani di primo asilo. Inoltre i candidati devono avere una media alta e un curriculum rispondente al corso di laurea perché la selezione viene fatta dalle Università italiane stesse in base al merito accademico e alla motivazione nel proseguire gli studi. Insomma un percorso non facile e immediato”. Prima della partenza, gli studenti frequentano anche un corso di lingua messo a disposizione dalle Università per Stranieri di Perugia e di Siena e dall'Università di Notre Dame.

Per Forti il progetto dei corridoi universitari può contribuire anche a cambiare la narrazione legata ai rifugiati, guardati sempre come un “peso” o un “problema” per i paesi titolati ad accoglierli. “Non si pensa mai che tra chi è costretto a scappare dal paese di origine ci sono talenti, lavoratori, studiosi - spiega -. La nostra impostazione come Caritas è quella di aprire più canali legali per dare opportunità a ciascuno di entrare secondo le proprie caratteristiche e il proprio talento. Molti nei loro paesi non hanno possibilità di lavorare eppure hanno qualifiche alte. Poter avere una possibilità altrove è positivo non solo per i rifugiati stessi ma anche per l'Italia". 

L’istruzione per equiparare

A livello europeo non è solo il nostro paese a offrire una possibilità per studiare. Quest’anno dieci università francesi hanno aderito al progetto offrendo venti borse di studio, corridoi universitari sono stati aperti anche da Belgio, Irlanda e Lussemburgo. La Germania, invece, ha già da anni un programma per gli studenti: si chiama Leadership for Sirya, ora diventato anche Leadership for Africa. In generale, nel dicembre 2018, proprio per rispondere al crescente bisogno di protezione, la maggior parte degli Stati al mondo hanno siglato il Global Compact on Refugees (GCR). “Si tratta di un atto di solidarietà fondamentale, all'interno del quale è presente l’impegno ad aumentare gli investimenti nell'accesso a un'istruzione di qualità per i rifugiati, anche a livello terziario - continua Forti -. L'istruzione superiore può infatti può avere una funzione di equiparazione, riunendo le comunità di rifugiati e di ospitanti con l’obiettivo comune di imparare, socializzare e lavorare fianco a fianco. Le università e gli istituti di istruzione superiore sono infatti luoghi che facilitano la crescita personale, il collocamento lavorativo, la convivialità e creano i leader di domani; possono inoltre svolgere il ruolo di connessione tra società civile, giovani e mondo del lavoro elevando il livello di convivenza civile tra le persone e stimolando l’innovazione sociale, la ricerca e il benessere di tutta la società”. A supporto dell’obiettivo di arrivare al 15% di rifugiati iscritti all’istruzione terziaria entro il 2030 è nata una Global Task Force on Education Pathways che riunisce Stati, organismi regionali e internazionali, settore privato, ong, rifugiati, agenzie delle Nazioni Unite e donatori, impegnati ad ampliare le opportunità per studenti rifugiati, anche al fine di raggiungere gli obiettivi indicati nella Three-Year Strategy on Resettlement and Complementary Pathways.
UNA VIA SICURA  è un reportage in dieci puntate realizzato e pubblicato da Redattore Sociale in collaborazione con Acri. Il lavoro giornalistico, curato da Eleonora Camilli con il supporto grafico di Diego Marsicano e la supervisione di Stefano Caredda, affronta da più punti di vista il tema delle migrazioni, raccontando alcune delle esperienze supportate da Acri nel suo Progetto Migranti.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)