Vaccino e migranti. Nei centri accoglienza la maggioranza contraria o incerta

I risultati del terzo monitoraggio promosso da Tavolo asilo e Tavolo immigrazione. Il 40% vuole vaccinarsi, il 37% contrario e il 20% non sa. La raccomandazione: “Intervenire al più presto con una corretta opera di informazione”

Vaccino e migranti. Nei centri accoglienza la maggioranza contraria o incerta

Sanno che esiste il vaccino contro il Covid-19, ma è disponibile a vaccinarsi solo il 40,9%. È quanto emerge dal Terzo monitoraggio su coronavirus e centri di accoglienza, promosso dal Tavolo asilo nazionale e dal Tavolo Immigrazione. Nel maggio scorso sono state effettuate 308 interviste agli ospiti di alcune strutture di accoglienza (non solo persone migranti, ma anche italiane, accolte dalle strutture per persone senza dimora). L'89,3% dichiara di essere a conoscenza della disponibilità di un vaccino, tuttavia il 37% del campione sostiene di non volersi sottoporre alla vaccinazione, mentre il 20,1% non sa, non ha maturato una opinione o scelta al riguardo.

Dalle risposte degli intervistati emergono anche alcuni aspetti importanti. I favorevoli alla vaccinazione sono soprattutto quelli che sono presenti in Italia da meno di un anno (64,3% di “sì”) seguiti da quelli che lo sono da 5 anni o più (42,6%). “L’adesione si abbassa notevolmente in coloro che si trovano nella fascia temporale mediana di permanenza in Italia, ovvero fra 1 e 5 anni - si legge nel report -, che costituiscono la maggior parte del campione di riferimento. Il dato parrebbe dunque legare l’indisponibilità al vaccino alla generale sfiducia per la situazione individuale sospesa, ancora non risolta”. È insomma la sfiducia nelle istituzioni italiane, nata per esempio durante il complesso iter per ottenere l'asilo, una possibile causa della scarsa adesione alla campagna vaccinale.

“Relativamente al livello di istruzione, la minore adesione al vaccino è manifestata da chi dichiara di non aver conseguito alcun grado di istruzione (46,7% di no) - sottolinea il report -. L’indisponibilità in qualche modo diminuisce al crescere di un determinato livello scolastico (medio-basso): il no scende al 37,8% fra chi ha il livello della primaria (detenuta, in termini assoluti, dalla maggioranza del campione), al 25% in chi frequenta un Centro Professionale di Istruzione per Adulti (CPIA); al 34,1% in chi ha il livello della scuola secondaria di primo grado; tuttavia il dissenso prende a risalire leggermente in chi ha il livello della scuola secondaria di secondo grado (38,6%) e un’istruzione universitaria (40%)”.

Dal campione di intervistati emerge anche una maggiore adesione al vaccino tra chi proviene dai Paesi asiatici (62,8% di favorevoli); mentre fra i cittadini africani prevale la non disponibilità (43,5%), ad eccezione dei nordafricani, che risultano invece favorevoli con un’incidenza del 61,1%. Tra gli europei, la media continentale è la stessa tra favorevoli e contrari (46,4%) ma sono più scettici i cittadini dell’Europa dell’Est (Albania, in particolare), raggiungendo il 70% di “no”, mentre fra quelli dell’Unione Europea prevale il “si” con una media del 55,6%.

Le informazioni sul vaccino arrivano soprattutto da Tv e radio (49,7% degli intervistati) o dai connazionali (39%). “Per oltre un terzo del campione, poi, hanno rilevanza anche le informazioni acquisite tramite i social network. Meno importante una potenziale fonte diretta: ovvero l’informazione fornita dall’operatore sanitario, dichiarata solo da 1 intervistato ogni 10”.

Il report si chiude con due raccomandazioni. La prima raccomandazione, rivolta sia alle istituzioni sia a chi gestisce i centri di accoglienza, è quella di dedicare tempo e impegno all'informazione. La seconda è più specifica e riguarda la diffidenza al vaccino da parte delle persone provenienti dall'Africa subsahariana. “Si tratta di un dato importante, che richiede dunque un più mirato e meno generalizzato sforzo comunicativo, un linguaggio e strumenti specificamente rafforzati, attraverso l’ausilio della mediazione interculturale, in grado di veicolare meglio il messaggio dell’importanza dell’obbligo vaccinale”. Più in generale, comunque, le organizzazioni che fanno parte del Tavolo Asilo e del Tavolo Immigrazione sollecitano tutti a “intervenire quanto prima, proprio per limitare i contagi, le sintomatologie gravi, le ospedalizzazioni, al fine i favorire per tutte le persone socialmente più fragili - italiane e straniere – l’acquisizione del grado di consapevolezza necessario ad accettare la vaccinazione come strumento di tutela della salute individuale e collettiva”.

Dario Paladini

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)