Zaki torna in aula: “Oggi potrebbe essere il giorno buono per la sua scarcerazione”

Dopo che dal 7 marzo non aveva contatti con l’esterno, ieri lo studente egiziano dell’Università di Bologna è comparso di fronte ai giudici in presenza dei suoi avvocati in un’udienza a sorpresa. Noury (Amnesty International): “Il segnale è positivo: fisicamente è in buone condizioni, speriamo che questo incubo finisca presto”

Zaki torna in aula: “Oggi potrebbe essere il giorno buono per la sua scarcerazione”

Potrebbe essere il giorno buono, questo, per Patrick Zaki. Era dal 7 marzo che lo studente egiziano dell’Università di Bologna detenuto al Cairo non aveva contatti con l’esterno, e ieri finalmente è comparso di fronte ai giudici in presenza dei suoi avvocati: un’udienza a sorpresa, visto che il 13 luglio la detenzione era stata rinnovata di altri 45 giorni. Oggi sarà annunciata la decisione del tribunale, che potrebbe stabilire la sua scarcerazione.

Patrick è stato visto fisicamente in buone condizioni, e questa è già una buona notizia – ha commentato il portavoce di Amnesty Italia, Riccardo Noury –. Non dimentichiamo che nel carcere di Tora al Cairo, dov’è rinchiuso, sono stati registrati casi di Covid-19 e Patrick è asmatico: eravamo molto preoccupati per le sue condizioni di salute”. 

L’emergenza coronavirus ha infatti peggiorato la situazione in Egitto, anche rispetto alla tutela dei diritti umani: nelle carceri sono state interrotte le visite dei familiari, e chi ha protestato contro le nuove misure restrittive è stato perseguito. È la storia di Sanaa Seif, la sorella del dissidente Alaa Abdel Fattah, arrestata il 23 giugno mentre manifestava davanti al carcere di Tora perché gli veniva negata la possibilità di comunicare con il fratello. Come lei, tanti attivisti sono stati colpiti dalle misure restrittive del regime.

“Patrick rischia di diventare un vessillo nazionalista del governo di Al Sisi, simbolo del fatto che chi è cittadino egiziano deve rispondere alla giustizia egiziana – conclude Noury –. Eppure questa è una concezione ottocentesca della giustizia e dei diritti umani, che devono essere garantiti a livello internazionale, al di là dei confini. Oggi aspettiamo la decisione del tribunale con le dita incrociate, anche se quello egiziano è un sistema giudiziario arbitrario e imprevedibile: i due possibili esiti sono che gli venga finalmente concessa la libertà condizionata in attesa del processo, oppure che si confermi la detenzione fino a fine agosto. Speriamo veramente che questo incubo possa finire”.

Alice Facchini

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)