Il tempo è sospeso ma la primavera è arrivata

Il tempo scorre lento e veloce insieme e questa quarantena sembra davvero un tempo sospeso che non vede orizzonte. In mezzo c’è tutto perché, nonostante il silenzio, la vita scorre e qualche volta finisce anche. Sono giorni dolci e amari. Giorni in cui riscopri radici e speranze. Giorni che si consumano apparentemente sempre uguali dove la natura fa da segnatempo e ti ricorda che la primavera è qui e vale la pena viverla.

Il tempo è sospeso ma la primavera è arrivata

È tornato il freddo, ma i fiori non ci fanno caso e sbocciano. Il tempo fa il broncio e mi disturba un po’. Sono meteoropatica da sempre, ma in quarantena il fastidio si sente di più. Mi alzo più tardi, traffico col cellulare e mi faccio catturare da fb. È proprio vero che è diventato un social dei vecchi perché tutti - ma proprio tutti - abbiamo passato tre giorni a metter foto di venti, trenta, quaranta anni prima dicendo “rischio”. Ma cosa vuoi rischiare che hai la bellezza della gioventù. Insomma, si cincischia al tempo del coronavirus. Ho anche saltato la cyclette per un paio di volte ma poi, finalmente, è tornato il sole ed è stato un tripudio. Strappata l’erba in giardino, grattato il muschio che uccide il piccolo prato, sussurrato alle camelie che mi stanno ammaliando con la loro perfezione, piantati i giacinti che, sfioriti, reclamavano tranquillità.

Poi, sabato pomeriggio ho fatto quello che si faceva praticamente in tutti i cortili negli anni Settanta. Per la prima volta nella vita ho lavato la macchina. Giuro. Pompa per sciacquare la polvere, secchio con lo shampoo e spugna per detergere ogni traccia organica, risciacquo e asciugatura con pelle di daino. Un capolavoro.  

Altra grande novità della settimana l’acquisto in internet di generi alimentari così me ne sono stata buona buona per ben dieci giorni. Ilario al mattino va a comprare il giornale e il pane e così siamo a posto. La verdura è arrivata in una cassetta a sorpresa. Sapevo solo che c’erano prodotti di stagione, ma non avevo idea di cosa avrei trovato: finocchio, carote, biete, cavolfiore, banane, kiwi, carciofi… Poi ho ordinato prodotti della montagna - i miei - e qui mi sono sbizzarrita a comporre: burro, grana, salsicce, marmellate, canederli. Visto che saremo chiusi altre due settimane almeno, ci consoliamo col cibo. Ci hanno anche tolto un’ora, ma non sembra sia cambiato granché.

Una settimana dura sul piano affettivo però. Gino e zia Bruna se ne sono andati. Lontano da tutti, non visti, non sentiti. 97 anni tutti e due. Lui era il papà di mia cognata e con lui abbiamo condiviso molti pranzi di Natale e pasquali, i compleanni. Chiuso in casa di riposo senza poter vedere i figli ha deciso che l’attesa era troppo faticosa per lui e ci ha lasciati. La zia Bruna invece era la sorella più grande della mamma, l’ultima rimasta di una famiglia di cui conosciamo la storia da cinquecento anni. Un gran bel pezzo di storia contadina trentina che con lei è finita. Mio nonno, mezzadro nelle terre del vescovo di Trento, aveva solo un fratello che non ha avuto figli e lui - con nonna Amelia - ha allevato cinque figlie. Il nome della famiglia si è quindi interrotto. È morta sola anche lei, in casa di riposo, senza una carezza, un sussurro, un bacio sulla guancia. Nessuno li ha potuti vedere, nessuno vedrà le loro bare, non ci sarà funerale nella chiesa del paese gremita di gente, col coro che canta il Requiem. È un segno di questa quarantena, il più atroce. Quello che nessuno vorrebbe conoscere. Quello che mi rimbomba in testa. Una Quaresima.

Allora guardo dal balcone e vedo l’esplosione della primavera. Vedo le foglie ancora piccole e tenere che si aprono, la siepe che fino a ieri pareva si fosse seccata che di colpo si è riempita di gemme. E penso ai bambini, anche loro simili a germogli pronti a sbocciare. Anche loro chiusi nelle case ad aspettare che questa quarantena finisca e spero che tra pochissimo possano tornare a correre, a urlare a squarciagola, a dar fastidio con la loro esuberanza. Il cellulare vibra e arriva - finalmente - una buona notizia: tampone negativo per i miei amici chiusi nell’attesa del responso. Evviva.

Domani farò i biscotti della mamma, quelli facili, con le mandorle. E li mangerò pensando al futuro, a quando tutto sarà finito e ci ritroveremo tutti insieme per abbracciarci e piangere tutte le lacrime del lutto e della gioia del ritrovarsi.

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