La mia linea d’ombra: forse questa potrebbe essere l’occasione per affrontarla

Cominci a riflettere su alcune cose della tua vita e pensi che devi assolutamente metterle in ordine. E improvvisamente cambia tutto di nuovo. E ti ricordi che il tuo lato migliore è proprio quello che non ama le certezze 

La mia linea d’ombra: forse questa potrebbe essere l’occasione per affrontarla

Una volta avevo la scusa della sigaretta. Uscivo sul terrazzo e guardavo la gente litigare per il parcheggio, gli incontri clandestini, gli habitué e i neofiti della zona passare frettolosamente con il cellulare all’orecchio. Ora non fumo, ma esco più volentieri. E’ la mia ora d’aria.

Osservo il sole tramontare dietro le cupole di Santa Giustina e mi soffermo sulla cinta muraria e sui giardinetti un tempo “mal frequentati” e oggi paradiso dei cuccioli e dei loro padroni. Ce n’è uno in particolare che gioca a pallavolo con la sua accompagnatrice.

Sono rimasta curiosa degli altri come da bambina. Ora osservo come indossano la mascherina e scommetto con me stessa che stanno andando a fare la spesa. Mi incanto a guardarli al punto che qualcuno, sentendosi osservato, mi saluta. Joseph Conrad ha scritto: “Come faccio a spiegare a mia moglie che, quando guardo dalla finestra, sto lavorando?”.

Per me è uguale. Adoro Conrad, a cominciare dall’idea che uno dei più significativi scrittori inglesi sia polacco. Ho ripreso recentemente in mano “La linea d’ombra” perché la vicenda della Diamond Princess, la nave rimasta in quarantena nel porto di Yokohama con 3700 passeggeri molti dei quali contagiati, mi ha fatto immediatamente pensare alla nave della quale il protagonista assume il comando a Bangkok. Su questa nave, immobilizzata per due settimane da una desolante bonaccia, si scatena una terribile epidemia di febbre gialla.

Ho ripreso a leggere avidamente, con un piacere maggiore della prima volta. L’immagine che più mi appartiene è quella della linea d’ombra.

“Uno va avanti. E il tempo pure va avanti, finché si scorge di fronte una linea d’ombra che ci avverte di dover lasciare alle spalle anche la regione della prima gioventù. Questo è il momento della vita che può portare […] momenti di tedio, di stanchezza, di scontento. Momenti d’irriflessione”.

Nonostante l’età, questa idea di doversi lasciare la gioventù alle spalle non l’ho mai affrontata seriamente.

La mia personale reclusione è piombata in un momento così. Certi giri di boa innescano alcune riflessioni, amplificate dal cambio dei ritmi e dalle incertezze della situazione. La mia naturale inclinazione a vivere alla giornata, già sperimentata con successo in altri momenti difficili, in questa fase mi torna utile. Già prima, essendo freelance, lavoravo prevalentemente da casa. Non è il mio ideale, ma penso di essere comunque fortunata. Io e Oscar condividiamo un appartamento non grande, ma pieno di luce ed evitiamo per quanto possibile di pestarci i piedi. Qualche volta ci diamo un appuntamento in soggiorno. Alle sette e mezza, per l’aperitivo. Alla materia prima contribuisce il nostro vicino, che più di una volta ci ha suonato il campanello e ci ha fatto trovare una bottiglia del suo Amarone fantastico davanti alla porta.

Quello che mi manca è mia figlia, che vive con suo padre. Fino a quando non è scoppiata l’epidemia passavamo un paio di giorni la settimana da mia madre, ma ora non si può più. Ci scambiamo molti whatsapp. Il suo ragazzo è uno studente fuori sede. Quando è scattata la zona rossa stava facendo un tirocinio nella sua città d’origine ed è rimasto bloccato lì. Mi ha detto che le manca molto. E a me manca lei. E qui, per fortuna, la catena si interrompe.

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