Questo bellissimo lavoro

Insegnare fa parte della mia vita da diversi anni; cerco di farlo con passione. Gli studenti sono giustamente esigenti: chiedono di mettermi in gioco con loro accompagnandoli nella crescita umana e intellettuale. Ai tempi del lockdown è possibile insegnare?

Questo bellissimo lavoro

Soprattutto di questi tempi fare l’insegnante non è cosa facile. Da quei giorni di fine febbraio, cioè da quando stiamo vivendo la reclusione forzata, di acqua sotto i ponti ne è passata e di lezioni on line anche.

Il nostro lavoro perciò ha subito profondi mutamenti, si è dovuto adattare alla situazione creatasi per proseguire la didattica, divenuta “a distanza”. Ma come si fa realmente a svolgere una didattica di questo tipo? La didattica ha dei requisiti imprescindibili: ci deve essere un insegnante e ci devono essere degli alunni che recepiscono gli insegnamenti dello stesso.

Affinché questo avvenga non basta che l’uno ascolti l’altro passivamente, a mò di automa. Per fare didattica ci vuole un insegnante che insegni, cioè che “faccia segno”, “segni” nell’interiorità i suoi studenti, che fornisca chiavi e simboli per interpretare la realtà. Ma per riuscirci è necessaria la prossimità, la presenza, la testimonianza, perché si apprende attraverso sì nozioni e parole, ma anche mediante gesti, linguaggi non verbali e altro ancora: perché quell’insegnamento sia efficace è necessaria una certa empatia che passa anche dall’ascolto dei vari feed back.

Gli studenti poi apprendono se percepiscono che a te insegnante importa di loro, prima che come alunni come persone. Rimarrà sempre attuale il motto “I care” di quel gran maestro che fu don Lorenzo Milani: “Mi sta a cuore”, mi interessa la vostra vita, la vostra realizzazione. Quindi l’insegnare è strettamente collegato con l’educare: il trarre il meglio che c’è nell’altro, fare emergere i suoi talenti, le sue attitudini. Ecco il motivo per cui reputo questo lavoro bellissimo: la vicinanza con i giovani mi stimola a non accontentarmi, a continuare a pormi domande, a rimanere un po’ giovane con loro.

La mattina arrivare a scuola e accogliere gli studenti con un saluto caloroso e con un sorriso, chiedere come stanno, sapere di loro è per me cosa importante: è così che penso si inizi ad insegnare ed educare. Mi auguro che questo tempo possa portarci – quando torneremo nelle nostre aule – a valorizzare ulteriormente la preziosità della scuola così come la conoscevamo dando più attenzione e rispetto alle persone soprattutto le più fragili, coltivando un sano insegnamento che passa dall’educare e dall’educarci.

Grazie allora a zoom, meet, skype e altri ma io attendo di ritornare in classe e rivedere i miei studenti.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)