Arrivare a Pasqua saltando di gioia

Chiese & chiose. Dal carnevale all’Exultet. La riflessione di don Cesare Contarini: «Davvero il vivere in comunità offre molte occasioni di gioia e pienezza. E se la vita comunitaria mette alla prova... è allora che può far scoprire la super-gioia dopo una riconciliazione, una ripresa del cammino»...

Arrivare a Pasqua saltando di gioia

«Essere allegri è un fatto esterno, rumoroso, e presto si dissolve. La gioia invece vive nell’intimo, silente, è profondamente radicata». Questa frase di Romano Guardini può facilitare il passaggio dal carnevale alla Quaresima e aiuta a comprendere perché anche il tempo dei quaranta giorni può – deve – essere segnato dalla gioia. Ma come, meditando passione e morte di Gesù, impegnandosi in qualche penitenza o almeno astinenza? Sì, gioia è qualcosa di diverso dall’allegria, dal chiasso che a volte riempie le nostre giornate o serate. Gioia è altro, è di più.

Alla base c’è la gioia dell’incontro con il Signore, evangelii gaudium. Per un cristiano non c’è dubbio: la gioia è legata strettamente al dono di aver incontrato il Vangelo del Signore, la persona di Gesù e aver scoperto che la propria vita è “salvata”, ha un senso e un perché, anche oltre qualsiasi errore, fragilità o fallimento personale. Basterebbe scorrere qualche lettera di Paolo per cogliere e gustare quanto la fede opera nel cuore umano, come la certezza della comunione con il Signore faccia superare difficoltà, contrasti, naufragi, prigionia…

«In Cristo» è l’espressione che torna innumerevoli volte nell’epistolario paolino e dice il segreto dell’esistenza e della missione del grande apostolo che si dice «pervaso di gioia in ogni tribolazione» (2Cor 7,4). I vangeli abbinano la gioia all’incontro con Gesù, reale o simbolizzato: dai magi alle donne la mattina di Pasqua; dall’uomo che trova il tesoro nel campo alla casalinga che recupera la moneta perduta; dal pastore che ritrova la pecora smarrita ai discepoli destinatari della gioia piena annunciata da Gesù nell’ultima cena. La gioia è l’atteggiamento umano, di pienezza, che “risponde” alla bellezza dell’annuncio, alla gratuità della rivelazione accolta come dono dall’alto.

La gioia delle cose semplici. La pienezza di vita che viene dall’aver incontrato il Signore della vita si esprime qualche volta in manifestazioni “uniche” (eventi solenni, anniversari…) ma di solito si nutre delle vicende e situazioni quotidiane. È la gioia degli affetti semplici, dell’impegno feriale, del sorriso dei bimbi, del chiudere la giornata contenti di quanto fatto e ricevuto. È la sorpresa della bimba che al canto iniziale della messa parte con movenze di danza; è la bonomia dell’anziano che “si accontenta” della sua situazione, pur fragile, e coglie con gratitudine i segni di affetto e di cura; è la fiducia negli occhi della ragazza che, annunciandoti: «L’anno prossimo lo farò all’estero», fa intravvedere speranze, progetti, sogni di adolescente…

Se il cuore è in pace perché riposa in braccio al Padre buono e misericordioso, la vita quotidiana si riveste di significati positivi, di gioia, speranza e fiducia da condividere.

La gioia della comunità. E lo scrivo non per promuovere la Settimana della comunità ma per profonda convinzione interiore. È la gioia delle relazioni fraterne e dell’aiuto reciproco, del condividere il cammino anche nei giorni difficili, del sostenersi secondo la logica dei “forti che aiutano i deboli”, dell’unità. È la bellezza della paternità spirituale del pastore, il gusto di una liturgia viva e festosa o di un momento formativo denso, la pienezza di cuore della catechista, dell’animatore, dell’allenatore o del maestro di coro dopo una bella iniziativa o anche solo una parola “speciale”, un grazie, un sorriso. È la fedeltà quotidiana o settimanale nell’accompagnare i malati, accogliere i poveri, ascoltare i feriti dalla vita. Davvero il vivere in comunità offre molte, varie e talvolta straordinarie occasioni di gioia e pienezza. E se la vita comunitaria mette alla prova per incomprensioni e sbagli, durezze e puntigli, è allora che può far scoprire la super-gioia dopo una riconciliazione, una ripresa del cammino. La verità dell’amore – fraterno, di coppia, d’amicizia – emerge quando si affrontano le difficoltà con spirito costruttivo e desiderio di unione. Alla fine, la gioia del cristiano è una gioia possibile, disponibile per tutti, in ogni giorno dell’anno ma soprattutto a Pasqua.

Per questo ci auguriamo una Quaresima intensa di incontro con il Signore e di vita della comunità: per arrivare pronti, nella notte santa, all’Exultet. Che significa letteralmente “saltare di gioia”.

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