La morte è vinta! Ci risuona dentro. Oggi siamo nel tempo del suono

In questo tempo, ciò che può raggiungere tutti è... il suono

La morte è vinta! Ci risuona dentro. Oggi siamo nel tempo del suono

Quando un corpo vibra, produce un suono. Se dovessimo descrivere che cos’è un suono, l’unica definizione che metterebbe d’accordo tutti è quella fisica: la vibrazione crea una perturbazione della pressione e della densità nel mezzo entro il quale si trova il corpo vibrante, tale per cui le molecole che compongono il mezzo trasmettono energia e impulso attraverso un’oscillazione attorno a un punto di equilibrio, urtando l’una contro l’altra.

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Quando la vibrazione giunge al nostro orecchio, passando di molecola in molecola, mette a sua volta in movimento la membrana del timpano, che fa vibrare tre ossicini (martello, incudine e staffa) arrivando così all’orecchio interno. Qui, attraverso il liquido della coclea, le cellule trasformano il movimento in segnale elettrico che attiva il nervo acustico, il quale porta il segnale al cervello che infine ne elabora l’informazione.

Semplice, no? Per definire un suono, però, non basta questo. Ogni corpo vibrante, infatti, non produce mai un suono “puro”, ma sempre costituito da un insieme di suoni di intensità e frequenza diversi, la cui somma è il suono che sentiamo. Questi suoni sono detti armonici, e la loro frequenza e intensità è tale da essere in determinate relazioni matematiche con quello fondamentale. Ciò non basta a descrivere, anche se in maniera molto superficiale, come funzionano i suoni.

Nel corso dei secoli la musica occidentale ha fissato un certo numero e una certa sequenza di suoni come convenzionale, definendo così il sistema che chiamiamo temperato, basato su dodici suoni in cui viene suddivisa, in modo equo, l’ottava (l’intervallo tra due suoni di cui uno ha frequenza esattamente doppia rispetto all’altro). Anche in questo caso vi sono determinate relazioni matematiche tra i suoni, ma c’è di più: non tutti, emessi insieme, producono un risultato gradevole al nostro orecchio, ma solo quelli che si trovano ancora una volta in relazioni matematiche ben precise, che hanno a che fare con quei suoni armonici di cui parlavamo prima. La matematica è alla base della musica, come la fisica è alla base della propagazione del suono. Siamo fatti apposta non solo per conformarci a queste leggi, ma anche per armonizzarci con esse.

Mi piace pensare che anche l’annuncio di Pasqua utilizzi lo stesso linguaggio del mondo con il quale siamo scritti anche noi. Fin da quel primo giorno dopo il sabato il messaggio della risurrezione di Gesù passa di bocca in bocca attraverso la parola ascoltata e accolta, per essere di nuovo annunciata. Un annuncio che si propaga di suono in suono, di persona in persona, attraverso bocche, strade, villaggi, città.
In questo tempo in cui siamo costretti all’immobilità, durante il quale non possiamo incontrarci né spostarci liberamente, ciò che può raggiungere tutti è un suono, un annuncio, una parola. Il suono delle campane a festa, la voce che giunge nelle nostre case attraverso i mezzi di comunicazione, la polifonia di un canto che mette insieme voci e strumenti lontani ma armonizzati tra loro.

Non si tratta di qualcosa di effimero, come potremmo pensare di una parola pronunciata una volta e poi perduta per sempre: no! La vibrazione prodotta da questo nuovo annuncio trasmette energia e impulso, diventa un tutt’uno con il nostro corpo, mette in movimento, chiede di essere interpretata, ritrasmessa, vissuta. È una parola con la quale siamo chiamati ad armonizzarci, facendola risuonare costantemente in noi e negli altri: la morte è vinta per sempre.

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