Il Santo nero di Agrigento

“Non potrebbe sbarcare anche un altro Calogero dai barconi?” si chiede il vescovo Montenegro

Il Santo nero di Agrigento

Calogero, l’eremita di Calcedonia, chiedeva il pane per gli appestati. Spirato a Sciacca, è venerato in una ventina di centri siciliani. Ad Agrigento, con otto giorni di festa, perfino più del patrono san Gerlando.  

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Calogero, il Santo Nero. Un simbolo per il popolo, un’icona (anche nella Chiesa ortodossa) per i fedeli. E ispirazione dell’omelia che il cardinale Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento, ha scandito dal pulpito: «Siamo fieri del nostro Santo Nero, ma aumenta il numero di coloro che rifiutano e disprezzano quanti arrivano da altre terre. Senza conoscerli, li definiscono tutti delinquenti e terroristi. Molti sono cristiani come noi. Allora, mi domando: non potrebbe sbarcare anche qualche santo, un altro San Calogero?».

Tutta l’isola sembra davvero al bivio fra la strada maestra e quella del capitano di sventura. Il vescovo non ha dubbi: «Se oggi Gesù dovesse ritornare dove potremmo trovarlo? Forse sarebbe sul fondo di un barcone d’immigrati. O in un campo profughi». Insieme al Santo Nero di mezza Sicilia.

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