Il suicidio del Giappone

Da nove anni scende il totale, ma s’impenna il numero di adolescenti che rinunciano alla vita

Il suicidio del Giappone

Rinunciano alla vita più ragazzi fra i 10 e 14 anni di quanti ne muoiono per cancro. E il suicidio degli adolescenti (599 nel 2018) si è impennato al punto più alto di sempre.

In Giappone, le statistiche del libro bianco pubblicato dal Gabinetto (il governo di Tokyo) fanno scattare l’allarme sulle nuove generazioni. Sono diventati 2,8 ogni 100 mila abitanti gli Under 19 giapponesi che scelgono il suicidio. In controtendenza rispetto al calo totale (20.840) che è stato registrato per il nono anno consecutivo. E il 1 settembre, quando riaprono le scuole, è il giorno in cui molte vittime di bullismo - in particolare fra le ragazze – scelgono di farla finita.

Monsignor Tarcisio Isao Kikuchi, arcivescovo di Tokyo, commenta: «Il suicidio è uno dei più seri problemi sociali del Giappone da ormai vent’anni. Nel 2003, il picco con ben 34 mila morti. L’abbondanza di ricchezza e l’accesso ai frutti dello straordinario sviluppo tecnologico sono insufficienti per l’arricchimento dell’anima. La società si è concentrata sullo sviluppo materiale e ha relegato spiritualità e religiosità a un piano periferico della vita quotidiana. Ciò ha portato le persone a isolarsi e sentirsi vuote, senza significato esistenziale».

Fin dal 2001 l’episcopato giapponese dedica la campagna “Reverence for life” proprio per combattere l’isolamento sociale.

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