R come Responsabilità. Dovere e potere di scegliere. Tutto il peso della decisione

Chiudere tutto, una responsabilità con pochi precedenti nella storia di uno Stato moderno

R come Responsabilità. Dovere e potere di scegliere. Tutto il peso della decisione

Il Covid-19, più comunemente conosciuto come Coronavirus, oltre ad aver messo in crisi il sistema sanitario nazionale, quello economico, la vita privata di tutti noi cittadini e la possibilità di celebrare pubblicamente la nostra fede, è stato uno stress-test anche per il sistema politico.

responsabilità

La scelta di chiudere scuole, università, teatri, musei, cinema, un’intera Nazione ha significato assumersi una responsabilità che ha pochi precedenti nella storia di uno Stato moderno.

Il verbo latino respòndere, da cui deriva il termine responsabilità, come si può ben intuire, significa “rispondere”, prima di tutto, delle proprie scelte. Una persona responsabile ha imparato a far fronte alle problematiche che, spesso, sopraggiungono senza preavviso e chiedono di essere affrontate in tempi brevi. Il Coronavirus, per rimanere a questo drammatico banco di prova, ha costretto la classe politica a fare scelte impopolari – privare della libertà un cittadino è sempre una scelta impopolare – che hanno gravato e graveranno ancora per molto tempo sulla nostra vita.

Scegliere non è per nulla semplice, per questo è importante conoscere e approfondire le questioni su cui si andrà a deliberare. Un compito, questo, per cui è fondamentale avvalersi di esperti e scienziati che nel loro ambito hanno una conoscenza molto dettagliata: conoscono nel minimo particolare il loro campo di ricerca, ma non possono assumersi la responsabilità di prendere delle decisioni politiche. Solo chi ha una visione d’insieme, certamente dopo aver consultato chi di dovere, ha il dovere e il potere di decidere, prestando attenzione alle conseguenze e assumendosene tutto il peso.

Le due parole latine res-pondus, infatti, possono essere tradotte con “portare un peso”. Responsabile è chi sa portare il peso delle sue scelte. Decidere, come sappiamo bene, significa “recidere”, “tagliare”, “incidere” un pezzo di realtà e caricarsi questa ferita sulle proprie spalle. Le cicatrici di alcune decisioni sono di competenza e responsabilità di chi le prende. Per questo motivo un politico, se vuole essere all’altezza della sua vocazione, non può fuggire dall’assumersi la responsabilità di fare delle scelte, che nel breve tempo forse il cittadino non comprende ma che in futuro si riveleranno lungimiranti.

Purtroppo, prima ancora del Coronavirus, in Italia si è diffuso il virus dell’irresponsabilità da parte dei politici e un sintomo di questo contagio è l’uso spregiudicato dell’istituto giuridico del referendum. Oramai, sulle questioni più importanti e spinose si demanda la scelta al cittadino. Nessuno mette in dubbio l’importanza di questo sistema di consultazione popolare, ma certe questioni sono così delicate e richiedono una conoscenza così dettagliata e specialistica, che un cittadino può acquisire solo dopo un attento studio: ma noi siamo disposti a investire tempo e attenzione su tali questioni?

Ci sarà un motivo per cui negli ultimi anni i referendum in Italia non raggiungono il quorum? Non è forse per decidere su questioni importanti che deleghiamo una persona a discernere anche a nome nostro? Perché l’autorità politica, una volta ricevuta la nostra fiducia, rimanda a noi l’onere della scelta, lavandosene le mani? Proprio questo gesto, che ultimamente siamo caldamente invitati a svolgere, ci rimanda a un famoso referendum: Pilato non ha voluto assumersi la responsabilità di decidere, scaricando sul popolo l’onere della scelta. L’esito di questa prima consultazione referendaria (e irresponsabile) non è stato dei migliori.

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