Perché hai quel sorriso? L'incontro con il Signore mi ha segnato

Quant'è bella giovinezza. Urge che i battezzati, e i giovani in particolare, riscoprano le parole di Gesù: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo»

Perché hai quel sorriso? L'incontro con il Signore mi ha segnato

Camaleontici, camuffati con barba e baffi. La tentazione di non dirsi cristiani tra compagni di studio o di lavoro è forte. A volte è per evitare facili battute o accuse di essere “basabanchi” o “mangia particole”; altre volte per evitare di essere il parafulmine di battute superficiali contro la Chiesa, la sua storia e i suoi membri (ovviamente il solo clero, non i battezzati).

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Con gli amici invece mimetizzarsi è pressoché impossibile, anzi se sono davvero tuoi amici sanno dove “sparisci” la domenica mattina o il sabato pomeriggio e qualche sera della settimana. Ma anche in quel caso essere educatore, caposcout o catechista potrebbe essere semplicemente un’attività di volontariato come tante altre, più laiche.

Nel testo finale del Sinodo dei giovani, i membri dell’assemblea sinodale dichiaravano il desiderio di non fare i camaleonti, di non nascondersi per la paura del giudizio degli altri: «Il Signore ci chiama a essere sempre testimoni credibili, coraggiosi ed entusiasti del Vangelo, ad amare il mondo in cui viviamo e a porci in un dialogo costruttivo, con l’umiltà di saper ascoltare e senza la paura di parlare di Dio» (4,2). Uscire allo scoperto parlando della propria esperienza di Dio e dell’incontro con il Signore Gesù risorto non è facile, ma è il nucleo della testimonianza cristiana e il motore dell’evangelizzazione.

Ciò può andare incontro al rifiuto o all’incomprensione, certo, ma Gesù questo lo ha vissuto per primo e lo ha messo in conto anche per i suoi discepoli. Non ha mai parlato di tappeti rossi stesi davanti ai piedi, di applausi o approvazione ma di fatica, rifiuto, opposizione, addirittura di persecuzioni. Tuttavia «voi siete il sale della terra… Voi siete la luce del mondo» (Mt 5,13-14). È urgente che tutti i battezzati, e i giovani in particolare, riscoprano le parole di Gesù: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura» (Mc 16,15), compito e vocazione non di alcuni nella Chiesa (preti, suore, catechisti, missionari) ma di ogni discepolo.

Significa andare a suonare i campanelli casa per casa come i Testimoni di Geova? No, il primo passo è partire da quelli di “casa tua”: amici, compagni di studio o di lavoro, vicini di casa, parenti, persone con cui condividi affetti e tempo libero o altri interessi comuni. La vita di tutti i giorni, le persone che incontri sono coloro a cui il Signore Gesù ti manda oggi per annunciare il suo Vangelo. Così è stato all’inizio della storia della Chiesa, così ci sarà un futuro per le nostre comunità. Si è cristiani oggi sempre più per scelta, se si sono incontrati cristiani convinti, entusiasti e attraenti. Diversamente, rischiamo di implodere, chiudendoci nei nostri piccoli gruppi, magari mettendoci insieme tra parrocchie vicine per raggiungere un numero minimo sindacale per creare un cammino formativo che possa dichiararsi tale. Ma avremo perso la carica missionaria e avremo snaturato un messaggio, quello della salvezza portata da Gesù, che non è un’iniezione di serotonina o un antidepressivo (soprannaturale) riservato a chi ha avuto la fortuna di sperimentarlo, ma è l’offerta di amicizia e di intima comunione che Dio Padre desidera stabilire con ogni uomo e donna, in Gesù.

Da dove partire? Semplicemente da una vita – la tua – bella, buona, fedele, onesta, coraggiosa e tenace. Che diventa attraente e attrattiva e che ingenera quasi spontaneamente la domanda: «Ma come fai a vivere così? Come fai a essere così felice? Perché hai sempre quel sorriso?». Ecco, ora tocca a te! In quel momento potrai raccontare come l’incontro con il Signore Gesù e il suo Vangelo ti ha cambiato la vita. Questo è essere evangelizzatore, a casa tua!

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