Ci è chiesto di renderlo visibile

Esercizi di stile. Non siamo senza Gesù. Don Carlo Broccardo ricorda l'episodio dell'eunuco incontrato dall'apostolo Filippo. Cristo si fa ancora visibile nelle azioni, nell'ospitalità.

Ci è chiesto di renderlo visibile

Ricordo una volta, sarà stato una decina d’anni fa, che durante un pellegrinaggio in Terra Santa abbiamo fatto una deviazione dai percorsi soliti e ci siamo fermati a Taybe di Ramallah. È un paesino piccolo, composto tutto da cristiani. Siamo andati a trovare il parroco e lui ci ha fatti accomodare in soggiorno, una sala con divani e tappeti, e ci ha offerto dei biscotti tipo wafer e delle bibite fresche. Dopo un po’ che stavamo parlando del più e del meno, uno di noi gli ha detto: beh, padre, perché non ci racconta un po’ di come vivete qui? Qual è la situazione dei cristiani in Terra Santa? Don Raed (così si chiamava) lo ha guardato un po’ stupito e ha detto: con calma; siete appena arrivati! Prima rinfrescatevi un po’, raccontatemi di come è andato il viaggio, ditemi qualcosa voi dell’Italia…

È un altro stile. Chi di noi ha avuto occasione di conoscere qualcuno dal Medio oriente sa che in genere loro non hanno la fretta che abbiamo noi: l’ospite va prima di tutto accolto; con il cliente il prezzo si contratta sempre.

Per questo mi stupisco ogni volta che leggo quell’episodio degli Atti degli apostoli in cui si racconta di Filippo che incontra lungo la via un tale, eunuco, tesoriere della regina d’Etiopia (At 8,26-40); stava andando da Gerusalemme verso Gaza e lungo il percorso leggeva il profeta Isaia. Filippo gli si avvicina e, senza neanche salutare, gli chiede che cosa sta leggendo; e l’altro, anche lui senza salutare, gli risponde: non ci capisco nulla, perché non c’è nessuno che mi aiuti.

Ogni volta che leggo questo brano mi dico: non è possibile che le cose siano andate così; sicuramente Filippo ha salutato, l’altro ha risposto, si sono scambiati i convenevoli del caso e solo dopo lunghi racconti avranno iniziato a parlare delle cose serie. Ma perché Luca (che è l’autore anche degli Atti) non lo ha scritto? La risposta, secondo me, è che non voleva distrarci.

Ha pensato a noi lettori e ha tralasciato non solo tutti i convenevoli tra i due, ma anche tutta la spiegazione di Filippo; dice infatti in meno di una riga che «Filippo, partendo da quel passo della Scrittura, annunciò a lui Gesù» (At 8,35). Che cosa gli avrà mai detto? Luca non lo scrive. Il suo racconto corre così veloce che subito, il versetto seguente, troviamo l’eunuco che chiede a Filippo di battezzarlo; ed egli, senza fare né domande né obiezioni, lo battezza e poi sparisce.
Nel suo racconto Luca corre tantissimo, saltando molti dettagli. È una precisa scelta narrativa: così facendo, si vede meglio la trama generale.

Filippo e l’eunuco sono sulla stessa strada; Filippo si avvicina e fa una domanda circa quello che l’altro sta facendo; fanno un tratto di strada insieme, durante il quale annuncia Gesù a partire dalla Scrittura; quindi c’è il battesimo e poi Filippo sparisce. Lo vedete? È lo stesso schema dei discepoli di Emmaus: Gesù e i due discepoli sono sulla stessa strada; si avvicina e chiede di che cosa stanno parlando; fa con loro alcuni chilometri e intanto spiega attraverso le Scritture il senso della sua passione; poi spezza il pane e sparisce dalla loro vista.

Molte volte negli Atti degli apostoli Luca fa in modo che i suoi personaggi assomiglino a Gesù: succede con Pietro e Giovanni, con Stefano, Paolo e altri ancora. Il libro degli Atti inizia con Gesù che sale al cielo; ma non significa che il mondo rimarrà senza di lui. Cambia solo la forma della sua presenza; a noi non è chiesto solo di parlare bene di lui, ma anche di renderlo ancora visibile attraverso le nostre azioni, il nostro modo di vivere.

Don Carlo Broccardo

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