Quando si vive insieme più che i princìpi conta...

Per metterci d'accordo, disse il saggio Giacomo, ascoltiamo la Parola.

Quando si vive insieme più che i princìpi conta...

Può darsi che ogni tanto nelle nostre comunità ci siano problemi. Magari a proposito di una scelta pastorale o economica; possono riguardare il nuovo parroco o quello vecchio; il coro o le catechiste; chi prepara i fiori per l’altare e chi cambia le tovaglie…

Quando si vive in una comunità, dalla famiglia più piccola alla parrocchia più grande, ogni giorno c’è l’occasione per intavolare una qualche discussione.

Che poi può diventare un litigio, se il disaccordo è grande; perché i pareri talvolta sono così lontani da sembrare inconciliabili…

Come affrontiamo questi momenti, quando capitano? Come cerchiamo la soluzione? Il libro degli Atti, ormai l’abbiamo capito, non è un ricettario; non ci dà la formula magica per risolvere ogni discussione nel modo più veloce e indolore. Ci racconta semplicemente l’esperienza delle prime comunità credenti, ci dice come hanno fatto loro.

Come quando ad Antiochia è scoppiato il finimondo…

Molti di quei cristiani, come abbiamo visto un mese fa, non erano ebrei, ma provenivano dal mondo pagano. Ora gli ebrei, anche quelli che credevano in Gesù, avevano molte regole a proposito del cibo, del riposo nelle feste, del modo di celebrare i matrimoni… Il capitolo 15 del libro degli Atti ci dice che alcuni (non sappiamo chi fossero) dicevano: anche i pagani, se vogliono diventare cristiani, devono osservare tutte queste regole, dalla prima all’ultima; altri (Paolo e Barnaba) ribattevano con forza: no, non lo devono fare.

Come la mettiamo? Come trovare un accordo fra due opinioni tanto diverse?

È bello vedere il percorso che hanno fatto. Anzitutto non si sono illusi di risolvere il problema da soli, ma hanno chiesto aiuto alla comunità più adulta ed esperta di Gerusalemme. Lì si è riunita tutta la comunità, per ascoltare il parere delle due parti; parere espresso con una certa vivacità, tanto che a un certo punto è dovuto intervenire Pietro per riportare il silenzio. Quindi ha preso la parola Giacomo, il “responsabile” della chiesa di Gerusalemme, e ha detto: fratelli, non dobbiamo decidere a maggioranza, né dar ragione a chi parla più forte; ascoltiamo piuttosto la Parola di Dio!

Ha aperto i rotoli della Scrittura e ha letto un passaggio dal profeta Amos in cui si parla di pagani che vengono riconosciuti da Dio come suo popolo, anche se non osservano la legge di Mosè. Dunque – conclude Giacomo – possiamo dire che la volontà di Dio è questa: non è necessario che i pagani osservino tutto quel complicato insieme di leggi e norme che noi ebrei, invece, continuiamo ad osservare. Però…

C’è un però, ed è la parte più bella del brano. Si vede che Giacomo è un uomo saggio, mosso dallo Spirito Santo (è il racconto degli Atti che lo dice! Basta leggere il versetto 28). Giacomo ha capito che la comunità è più importante dei princìpi; sa che ora sarebbe una mossa azzardata annullare tutte le leggi e i precetti che un certo numero di cristiani (quelli che provenivano dal mondo ebraico) ritenevano ancora tanto importanti; c’è il rischio che la comunità si spacchi. E allora dice: in teoria non devono più osservare tutte quelle norme, ma in pratica vi chiediamo che alcune (quattro in tutto) le osservino comunque. A suo tempo, anche queste quattro saranno tolte; ma ora non vuole fare il passo più lungo della gamba. E così Giacomo ha agito secondo un principio di realtà; ci ha ricordato che, quando si vive insieme, la cosa più importante non è ribadire i princìpi, ma chiedersi che passo possiamo fare oggi, insieme, realisticamente.

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