Siamo tutti chiamati a far crescere la vita attorno a noi

Sotto il melograno. «Chissà se abbiamo fatto la cosa giusta ad adottare Jackson»: se lo chiedono Ruggero e Mariagrazia, che sono preoccupati per la sua crescita

Siamo tutti chiamati a far crescere la vita attorno a noi

«Chissà se abbiamo fatto la cosa giusta ad adottare Jackson. A distanza di anni, io e mia moglie ci chiediamo sempre più spesso se sia proprio questo il suo bene o se non fosse meglio aver cercato un modo perché lui potesse stare nella sua terra, in Brasile, e non essere trapiantato qui da noi». Non sono parole leggere, quelle che hanno condiviso Roberto e Mariagrazia durante l’ultimo incontro tra famiglie affidatarie e adottive promosso dall’ufficio diocesano per la Pastorale della famiglia.

In questo momento vivono una profonda difficoltà con il proprio figlio, accolto con entusiasmo e tanto affetto sin da quando aveva tre anni. Ora ne ha sedici ed emergono con forza tante fatiche tipiche dell’adolescenza, ma anche del tutto uniche, legate alla storia personale, alla situazione familiare che si è lasciato alle spalle e agli anni passati nella comunità che lo ha accolto prima dell’adozione. Come tante altre coppie di genitori adottivi, anche loro sperimentano la crisi di fronte al rifiuto, talvolta urlato sbattendo la porta, altre con silenzi e bronci, nei loro confronti e nei confronti della realtà in cui vivono. Questa fatica li costringe a verificare la propria scelta, ad affondare ancora più di più le radici delle proprie motivazioni, sapendo mettere in discussione tanti schemi e rafforzando il loro rapporto con il Signore da cui il loro sogno è partito. Non sappiamo come la penseranno tra qualche anno Roberto e Mariagrazia, se avranno lo stesso parere di oggi nei confronti della scelta fatta.

Da quanto raccontano altre coppie che hanno dei figli adottivi già più grandi, possiamo immaginare che arriverà un giorno in cui Jackson si sentirà a casa nella loro famiglia, un giorno in cui accetterà quel papà e quella mamma che lo hanno accolto con i più grandi intenti, seppure con tanti limiti. Forse, allora, non è il tempo di mettere in discussione la propria scelta, ma piuttosto di rimanere fermi su di essa alla maniera del padre dei due figli della parabola raccontata da Gesù (cf. Lc 15,11-35). Come quel padre, anch’essi sono chiamati a continuare ad abitare la loro casa, aspettando con fiducia il proprio figlio, continuando ad amarlo, anche se questo significa incontrare uno psicologo, andare più volte a colloquio con i professori della scuola che frequenta, scegliere di volta in volta l’esperienza formativa più utile, accompagnare con fiducia e tanta preghiera ogni suo passo.

«La scelta dell’adozione e dell’affido – riporta papa Francesco nell’esortazione Amoris laetitia, al n° 180 – esprime una particolare fecondità dell’esperienza coniugale. […] L’adozione e l’affido rettamente intesi mostrano un aspetto importante della genitorialità e della figliolanza, in quanto aiutano a riconoscere che i figli, sia naturali sia adottivi o affidati, sono altro da sé e occorre accoglierli, amarli, prendersene cura e non solo metterli al mondo». È questa l’esperienza che vivono tantissime famiglie e pure Roberto e Mariagrazia, insieme a Jackson, nella fatica di questo periodo particolarmente impegnativo.

Fare famiglia è una chiamata alla gratuità e alla generosità, nel desiderio di mettere insieme, ogni giorno, generatività e genitorialità. Ogni persona è chiamata anzitutto a essere generativa, ossia aperta al dono e capace di far crescere la vita attorno a sé, di donare se stessa agli altri nel desiderio del loro bene, della loro crescita, della loro libertà. In particolare, poi, ogni coppia è chiamata alla genitorialità, ma essa non equivale al solo mettere al mondo un figlio, bensì a prendersi cura di lui giorno dopo giorno, accettandolo così com’è, facendo i conti con la propria storia, coltivando la propria relazione d’amore spesso messa in crisi dal turbolento quotidiano. «L’adozione è una via per realizzare la maternità e la paternità in un modo molto generoso – scrive ancora papa Francesco (AL 180) – e desidero incoraggiare questa esperienza». A questa parola autorevole si unirà un giorno anche quella di Roberto e Mariagrazia, genitori buoni e saggi, che si spendono senza riserve desiderando il vero bene di Jackson.

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