Ma quando finirà, sarà davvero tutto finito?

Molto è cambiato. Ma i grandi problemi del mondo non sono scomparsi e attendono ancora soluzioni efficaci

Ma quando finirà, sarà davvero tutto finito?

Il prezzo della farina ha superato quello del petrolio. Incredibile ma vero, la farina è il prodotto più ricercato negli scaffali dei supermercati, diventando “merce rara”, perché siamo tornati a sporcarci le mani con quella polvere bianca, meglio se non troppo raffinata, che ci ha portato a riscoprire gusti e proprietà dei grani dimenticati.

farina

In men che non si dica, appena due mesi, siamo tornati ad assaporare il piacere del “fai da te”, del “fatto in casa”. Altro che “precotto” o “take away”. Ai tempi del Coronavirus e degli ipercollegamenti, siamo ritornati a sfornare pane, dolci e manicaretti, come in fondo si è fatto nelle case fino a un decennio fa. Vediamo così di mantenerla questa sana abitudine ritrovata, che ci permette di scoprire l’altro mondo, quello cereali antichi, che parevano tramontati, tornati invece sui nostri piatti!

E non è l’unico elemento che stiamo ereditando da questa “pandemia globale”. Molto è cambiato e, forse, molto cambierà dentro e fuori di noi. Per ora siamo ancora in una fase di oblio, simili a dei pulcini che escono dall’uovo. Metafora pasquale, ma che ci mostra una volta di più tutta la nostra vulnerabilità terrena.

La pandemia è iniziata qualche giorno prima del Mercoledì delle ceneri, quando ci veniva detto”polvere sei e polvere ritornerai”. Quello che ci pareva solo un rito ereditato, nella pratica è una lezione di biologia, che però preferivamo ignorare. Per convenienza, travolti dal superfluo generazionale (quello dei consumatori) che dominava sui nostri programmi e previsioni. Sui desideri e pianificazioni.

C’è poi un “a. C” e un “d. C” (avanti e dopo Coronavirus), arrivato all’improvviso e in una forma inimmaginabile. Eppure la biologia ci dice che i virus sono presenti su questa terra da ben tre milioni di anni. Molto, ma molto prima degli esseri umani.

Ecco allora che, l’ormai famoso “salto di specie”, da animale a essere umano, ci ha dimostrato un altro grande e forse fondamentale insegnamento dimenticato: siamo creature connesse e dipendenti! Sintesi apparentemente romantica, con una base scientifica oggettiva, che la nostra sconfinata presunzione di “specie superiore”, doppiamente “sapiens sapiens”, ci ha portato a ignorare da lungo tempo, preferendo il possesso e dominio sulle cose di questo mondo.

Ecco perché “le ceneri” religiose dovrebbero riconnetterci simbolicamente con i drammatici fatti che stiamo vivendo. I più difficili della recente storia, con molti lati drammatici e qualche risvolto positivo: il silenzio, il ritorno degli animali, l’aria più pulita, ecc.

Quasi a significare che siamo noi la specie vivente più minacciosa del pianeta. Noi a rappresentare innanzitutto una minaccia per noi stessi. Il sospetto sempre più fondato, è la connessione tra il Covid19 e le microparticelle inquinanti presenti nell’aria.

Molto il futuro ci dirà su questo, riproponendoci forse per l’ultima volta l’interrogativo: come sarà la società degli esseri umani? Non scordiamoci che, mentre gli uomini si “ritiravano” dal mondo, quest’ultimo continuava la sua evoluzione. L’eredità dei cambiamenti climatici ci dimostra che fuori è in corso un preoccupante mutamento che ci ritroveremo anche dopo l’emergenza virus. E se anche questi non hanno più l’attenzione dei media, basta parlare con qualsiasi contadino per comprendere cosa stia accadendo.

La pandemia si aggiunge alla lunga lista di problemi che stentiamo a risolvere. Si sommano i problemi, tardano le soluzioni. Il virus ci sta dando una grande lezione, se la vogliamo comprendere. Si sa che il genere umano fa presto a dimenticare. Dimentica persino che potremmo estinguerci, se andiamo avanti di questo passo. La sfida, dunque, continua o inizia ora!

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