Idee

“Quello di Putin è stato il discorso che ci si poteva aspettare dopo il 1° anno di guerra. Lo possiamo definire il discorso dell’orgoglio, non tanto per le ‘imprese’ militari per le quali non c’è particolarmente da vantarsi, quanto per il fatto che la Russia abbia resistito a quello che i russi interpretano come un attacco concentrico dell’Occidente nei loro confronti”.

Il 24 febbraio ricorre un anno dall'aggressione militare russa all'Ucraina. Morti e distruzioni segnano, come nel passato, il vecchio continente. L'Unione europea, come gli Stati Uniti, è giustamente al fianco di Kiev. E si promettono nuovi armamenti. Ma può essere questa l'unica strada per riportare la pace? Oppure occorre insistere per rimettere in campo la politica e la diplomazia? Ricordandosi che da un conflitto nessuno esce vincitore

Sono i partiti il fulcro – nel bene e nel male – del meccanismo alla base della nostra democrazia. E’ al loro livello che il meccanismo si è inceppato.

La Camera dei deputati ha approvato in via definitiva con 187 voti favorevoli, 139 contrari e tre astenuti, il decreto Piantedosi, conosciuto anche come Dl Ong, che passa ora al vaglio del Senato, il quale dovrà convertirlo in legge entro il 3 marzo. Il testo prevede una serie di misure che le Ong dovranno rispettare per non incorrere in una sanzione amministrativa fino a 50mila euro oltre al fermo della nave per due mesi. Un decreto che per il presidente del Centro Astalli, padre Camillo Ripamonti, ancora una volta fa "prevalere la linea del difendere i confini"

“Un anno fa, dopo il riconoscimento da parte della Russia delle due repubbliche autoproclamate di Donetsk e Lugansk, c’era un filo di speranza che la diplomazia avrebbe potuto trovare la chiave per evitare il conflitto. Dopo l’invasione, l’opportunità che tra Russia, Ucraina e Occidente si stabiliscano nuovi rapporti positivi è diventata estremamente difficile. Impossibile, in tempi brevi”. A dirlo, a "La voce dei Berici", è Aldo Ferrari, storico, docente di Ca’ Foscari e responsabile per l’Ispi del programma di ricerca in Russia, Caucaso e Asia Centrale.

Mensa universitaria affollata. Interno giorno. Martedì a pranzo, una manciata di ore prima di andare in stampa con questo numero. Seduti al tavolo, tre ragazzi parlano di Festival: lui difende l’indifendibile (Paola e Chiara), lei che non si sarebbe mai aspettata una cosa del genere da Elodie (che c’è da rimproverarle?), un’altra lei che certifica la perfezione del Mengoni nazionale.