Sabato 9 la manifestazione unitaria. Il coinvolgimento dei corpi sociali è un ingrediente fondamentale e la necessità di un loro profondo rinnovamento non può costituire un alibi per scorciatoie dirigiste
Idee
Il World Inequality Report evidenzia come i 26 Paperon de' Paperoni del mondo possiedano il patrimonio pari alla metà più povera dell’intera popolazione della terra.
A preoccupare non è tanto l’incapacità di realizzare qualcosa di positivo, quanto il sostanziale disinteresse verso una politica economica orientata alla creazione di ricchezza.
I ragazzi abbandonano lo sport quando mutano i loro bisogni e quindi l’attività agonistica diventa più che altro fattore di stress, ansia e frustrazione.
Il messaggio pone come prima sfida “la mancanza di un lavoro stabile e dignitoso”, che “spegne nei più giovani l’anelito al futuro” e, con esso, alla formazione di una famiglia e alla generazione della vita.
Il direttore della comunicazione dell’Assemblea Ue chiarisce gli intenti della campagna istituzionale in vista dell’appuntamento del 23-26 maggio. “Il nostro compito è mostrare, con equilibrio, i risultati che l’Unione produce e che riguardano la vita di ogni giorno”. Il confronto tra “europeisti” e “sovranisti” accresce nelle opinioni pubbliche l’attenzione verso le elezioni. Appello ai giovani
Molti continuano a donare la loro vita come Gesù e diffondono energie di bene: credono che l’umanità, il capolavoro di Dio, va sempre custodita. Quanti di noi, anche nella stessa Chiesa, ci rendiamo conto del dono gratuito della vita di migliaia di persone che seguono Gesù Cristo, incarnando il Vangelo? Come riconoscere la loro presenza, spesso silenziosa, all’interno del popolo di Dio? Chi sono realmente per la Chiesa le donne e gli uomini consacrati? Per un attimo immaginiamo la società e il popolo di Dio privi della loro presenza: è proprio vero che fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce?
Come smontare il falso mito della contrapposizione tra elite e popolo? Prima di tutto, mostrando che moltissimi tra noi sono già elite e che non si può fare finta di non esserlo. Poi intensificando i momenti di ascolto, anche attraverso nuovi strumenti di partecipazione alle decisioni. Infine, allargando e non restringendo, sia pure con ordine e metodo, la cittadinanza a chi ne è sprovvisto. È necessario essere più esigenti gli uni con gli altri per far ripartire il motore delle elite di massa. Non è detto allora che la crisi politica in cui siamo non possa presto portare ad una rinascita della coscienza civile di quella strana "elite di massa" che siamo, per far rinascere una nuova borghesia europea
Le banche alle prese con la riduzione dei cattivi crediti (prestiti concessi a soggetti che non meritavano, società buone che hanno perso competitività, imprenditori che non hanno gestito bene il cambio generazionale) non possono alimentare più di tanto la ripresa perché sono alle prese con i loro errori e un’economia debole. Condizione che rende più difficile per le imprese la restituzione dei prestiti. Per il governo un arretramento che dovesse durare più trimestri è il peggio che possa capitare a chi ha promesso e ormai deciso impegnativi immediati capitoli di spesa confidando in una ripresa dei consumi che dovrà portare più benessere e più entrate fiscali. Ma se le imprese - di tutti i tipi - non faranno utili pagheranno meno tasse, se i nuovi occupati saranno pochi crescerà lo squilibrio previdenziale fra chi è, o sta andando, in pensione. La recessione prolungata crea uno stato d’incertezza che frena gli investimenti grandi e piccoli: il capannone industriale, il laboratorio artigianale, il negozio, i mutui-casa. Insomma, l’economia non gira e nessun comparto può sentirsi al sicuro
Ambiente, migrazioni, diritti umani… Sono tante le sfide comuni che in ogni parte del mondo coinvolgono le popolazioni e riempiono le agende dei governanti. Il rischio è che a soluzioni comuni si preferisca il localismo o le sue degenerazioni - come il populismo o il sovranismo. Ne abbiamo parlato con Vincenzo Buonomo, rettore magnifico della Pontificia Università Lateranense
Il tema dei migranti, ricordava domenica scorsa il vescovo Claudio nella sua omelia a conclusione della Marcia della pace, «oggi sembra essere la nuova pietra di inciampo per tanti». Che non significa equipararli alle vittime della Shoah, ma ribadire che un tema così delicato chiede a ciascuno di fermarsi, riflettere, ricordare che in ballo ci sono persone in carne e ossa. Se abbiamo il coraggio di “inciampare” sui loro nomi e sulle loro storie, forse gesti e parole cambieranno.
Paura, ordine, migrazioni, popolo, democrazia, partecipazione, lavoro. Sono le sette parole sulle quali p. Antonio Spadaro, direttore del periodico dei gesuiti La Civiltà Cattolica, invita a riflettere per «tornare a essere popolari» in questo tempo di cambiamenti e conflitti «che ci sfidano» e di fronte ai quali occorre «riconnettersi con la società civile e con i ceti popolari" per ricostruire la relazione naturale con il popolo».
Il convegno sulla Co-governance, promosso dai Focolari, si conclude con un invito a "fare rete" rivolto a cittadini, comunità e amministratori locali
L’evento diocesano per la pace di domenica 27 gennaio è un’occasione per rilanciare in modo nuovo l’impegno politico dei cristiani. Le Acli di Padova invitano a partecipare per essere "popolo comunità" e non popolo suddito.
Forse è il tempo di riprendere il Vangelo tra le mani, per riflettere in che modo ha vissuto Gesù Cristo e come hanno testimoniato con coerenza coloro che ci hanno preceduto. Gesù spesso andava in disparte per incontrare il Padre: da dove attingiamo la forza per strutturare la vita alla presenza di Dio nella vita personale, familiare, amicale, lavorativa, sociale? Quale processo aprire per essere ovunque autentici testimoni credibili?