Accoglienza migranti: "No alle navi hotspot, serve un piano sbarchi"

Intervista a Fulvio Vassallo Paleologo: "Chiediamo misure trasparenti ed efficaci per garantire approdo, accoglienza e protezione adeguata"

Accoglienza migranti: "No alle navi hotspot, serve un piano sbarchi"

No all'utilizzo delle navi hotspot civili o militari per i migranti per il rischio sanitario che determinano a causa della mancanza di spazi adeguati con sistemi di condizionamento che sarebbero disastrosi per la eventuale propagazione del virus. A fronte, inoltre, del numero esiguo di arrivi dei migranti rispetto al passato, chiediamo pertanto con forza misure trasparenti ed efficaci per garantire approdo, accoglienza e protezione adeguata ai immigrati soccorsi in mare e agli operatori preposti ad assisterli”. A dirlo è il docente, esperto in diritti umani, Fulvio Vassallo Paleologo rappresentante di Adif, associazione Diritti e Frontiere.

Qual è lo stato dei soccorsi in mare?
Fra le situazioni in corso particolare attenzione va riservata alla nave umanitaria spagnola AitaMari, che su autorizzazione di Malta ha potuto soccorrere due giorni fa 50 persone in pessime condizioni di salute. Tra i migranti ci sono 5 persone recuperate in mare che erano svenute, una donna in gravidanza avanzata e diversi casi di ipotermia e disidratazione. In un primo momento era stato chiesto a Malta l'intervento di un medico che non è potuto arrivare con l'elicottero a causa delle cattive condizioni meteo, poi ieri una famiglia che aveva bisogno di cure è stata evacuata dalla nave e trasferita dalle autorità italiane a Lampedusa. La nave si trova tra Lampedusa e Malta in attesa di un porto di sbarco. Malta non intende autorizzare lo sbarco: al momento l'isola nel suo centro di “accoglienza/detenzione” ha già superato il suo limite numerico con 1000 persone e tra questi anche donne e bambini. Anche Lampedusa in realtà andrebbe esclusa da altri arrivi come luogo di sbarco perché anche il suo centro risulta pieno con poco più di cento persone in quarantena. La vicenda della nave spagnola non è ancora conclusa. Ora la Procura di Agrigento dovrebbe aprire un'inchiesta sul soccorso operato da Aita Mari dopo giorni di colpevole abbandono in mare da parte delle autorità maltesi ed italiane".
Non è questo l'unico caso di questi giorni.
In generale in queste notti dal sistema di allarme internazionale Allarme Phone si sono raccolte altre richieste di aiuto di imbarcazioni. Si è appreso da Radio Radicale che in un caso la guardia costiera italiana, non essendo autorizzata dal governo ad uscire per soccorsi a largo delle coste, aveva allertato la nave cargo portoghese Ivan per effettuare un eventuale soccorso. La nave commerciale, dopo un rallentamento di due ore, ha poi, però, ripreso la sua corsa. Rimane il dubbio di cosa sia successo anche perché c'erano onde alte due metri. Resta il fatto che affidare in questo momento le attività di soccorso e di salvataggio ad una grande nave commerciale è molto grave e tra l'altro mette in serio rischio le persone da salvare che possono morire nei piccoli gommoni proprio risucchiate dalle onde provocate dallo stesso Cargo.

Cosa sta succedendo con questa emergenza sanitaria?
Dalla crisi sanitaria, purtroppo sta uscendo fuori un maggiore incattivimento generato dalla paura alimentata da più forze politiche comprese quelle governative. Assistiamo ad una paura moltiplicata al cubo, con reazioni emotive giustificate anche dalla mancanza di un piano sbarchi da parte del governo italiano.

Come si stanno muovendo i comuni siciliani?
Trentadue sindaci della provincia di Agrigento, impegnati da diverso tempo in progetti di accoglienza, hanno con una lettera chiesto al governo di adottare un piano sbarchi atto a garantire luoghi di accoglienza idonei, adottando tutti i protocolli di sicurezza senza mettere a rischio operatori e popolazione.

Anche le associazioni hanno lanciato questa proposta
Adif in rete con altre associazioni di volontariato ha chiesto da settimane che il Governo si doti al più presto di un piano sbarchi nazionale, riattivando il sistema di accoglienza che è stato smantellato con i decreti Salvini. Occorre pure garantire dentro i centri di accoglienza una rigorosa sicurezza sanitaria con procedure previste per legge di screening e quarantena delle persone accolte.

Il diritto alla salute va garantito a tutti...
Una volta che le persone migranti arrivano nelle nostre coste, si devono garantire a tutti gli effetti gli stessi diritti alla salute che ci sono per gli italiani senza alcuna distinzione. L'art.32 della nostra Costituzione prevede che il diritto alla salute è uguale per tutti. Il ragionamento si può estendere anche per le procedure di regolarizzazione degli immigrati presenti nel nostro territorio per i quali devono essere garantiti tutti i nostri stessi diritti in quanto persone come noi.

E' stato detto che i nostri porti non sono sicuri
Sì, alcuni giorni fa, con un decreto interministeriale firmato da quattro ministri (salute, esteri, interno ed infrastrutture) è stato detto che i porti italiani non sono sicuri data la situazione di stress che sta vivendo il nostro sistema sanitario a causa  del Covid 19. Secondo il governo l'arrivo di migranti eventualmente positivi potrebbe mettere sotto ulteriore stress tutto il sistema con il rischio di non reggere. In questo modo, però, è stato dato adito anche a Malta e alla Libia di assumere la stessa posizione. 

Nessuno parla della Libia
La Libia ha una situazione di guerra civile in corso di cui nessuno parla. Ricordiamo il dramma che continuano a vivere i migranti dentro i centri libici. A seguito della dichiarazione che anche la Libia non garantisce porti sicuri, le attività della sedicente guardia costiera libica si riducono ulteriormente malgrado i fiumi di denaro che l'Unione europea e l'Italia hanno pagato in forza degli accordi che tutti conosciamo.

Il presidente della regione Sicilia Musumeci ha proposto di mettere a disposizione una nave traghetto e altri propongono le navi militari per accogliere i migranti.
Certamente i protocolli di sicurezza non possono risolversi adottando delle navi hotspot galleggianti come il traghetto messo a disposizione del presidente Musumeci. Si tratta di navi che possono essere molto a rischio per i migranti e per gli operatori. Ne' si può pensare alle navi militari che non hanno spazio sufficiente e idoneo ad accogliere perchè non sono in grado per come sono strutturate di garantire alcun distanziamento sociale.

Qual è la principale preoccupazione?
Il veleno e l'odio sociale che certe forze politiche stanno spargendo in questo periodo rende tutto più difficile accrescendo paure, insicurezze e diffidenze nei confronti del dramma che continuano a vivere i migranti. Una volta, poi, che sarà superata la fase più critica dell'emergenza sanitaria, questa diventerà, molto probabilmente, strumento di rivendicazione politica e di blocco anche in parlamento  delle iniziative di legge che il governo dovrà portare avanti.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)