"Attenzione all’uso delle parole e dei loro significati". L'intervento di alcune realtà che a Padova operano nell'ambito della marginalità estrema

Questo tempo di emergenza sanitaria porta alla luce molte situazioni di disagio, di sofferenza e sicuramente non mancano anche gli episodi di microcriminalità. L’assenza di movimento di una grande fetta della popolazione determina l’accentuarsi e l’emergere con maggiore evidenza di altre situazioni, ma fare di tutte le erbe un fascio manca di rispetto alle persone, ai luoghi, alla verità oggettiva.

"Attenzione all’uso delle parole e dei loro significati". L'intervento di alcune realtà che a Padova operano nell'ambito della marginalità estrema

Come associazioni e organizzazioni, che a diverso titolo operano a stretto contatto con il disagio, situazioni di povertà e anche di degrado, ci sentiamo nella necessità morale oltre che civile di chiedere verità nei termini, nei significati, nei contesti. Che si traduce in una forma di rispetto di quelle persone che si trovano a vivere situazione di disagio, di sfruttamento, o sono private della dignità ed emarginate.

Padova ha le sue “sacche” di microcriminalità su cui le forze dell’ordine stanno agendo a più riprese e su cui c’è un monitoraggio costante anche in questo periodo. Ma non vanno confusi i piani e le responsabilità. Non va confuso il crimine con il disagio, la vittima con il carnefice e soprattutto a fronte dell’evidenza dei fatti (degrado, povertà, microcriminalità) vanno indagate cause e conseguenze, e anche distinti e considerati i diversi piani.

Ci sembra necessario, pertanto, un supplemento di qualità e di impegno quando si parla di temi come spaccio, prostituzione, povertà estrema, che non possono e non devono andare sotto un unico cappello di criminalità. Serve un’informazione corretta, completa e un’indagine approfondita.

Parlare di spaccio significa ricordare che ci sono i criminali che gestiscono il mercato e il traffico della droga, ma anche chi questa droga la “chiede” e favorisce l’estensione del fenomeno in certe “piazze” territoriali e ci sono “dipendenze” importanti che portano persone già disagiate in tunnel ancora più pesanti di solitudine e degrado.

Parlare di prostituzione significa ricordare che ci sono i criminali che gestiscono la tratta di persone, c’è lo sfruttamento delle prostitute, c’è la domanda da parte di molti “clienti” e ci sono le donne vittime di questo sfruttamento, costrette a vendersi per proteggere le loro famiglie o per sopravvivere, molto spesso sottoposte a pressioni e violenze inimmaginabili.

Parlare di degrado non può criminalizzare le persone che vivono in povertà estrema e che per varie vicende di vita non hanno un tetto sotto cui ripararsi; e non si possono criminalizzare i luoghi o i quartieri, perché in quegli stessi luoghi e quartieri, in cui appare forse più manifesta la presenza di senza dimora, esistono anche tante forme di vitalità, esperienze e anche veri e propri laboratori di emancipazione e di normalità.

Criminale è chi delinque non chi è vittima di sfruttamento o impoverito dagli eventi della vita.

In questo tempo, ancora più difficile per tutti, desideriamo accendere l’attenzione sull’uso delle parole e dei loro significati, perché anche parole male utilizzate, ridotte a schemi e luoghi comuni e concetti generalizzati possono diventare delle sacche di degrado culturale e di pensiero che impoveriscono ulteriormente una comunità e il suo senso civico.

Caritas Padova – Cucine economiche popolari – Comunità Sant’Egidio – Avvocato di strada Padova – Suore francescane dei poveri  – Cooperativa Cosep – Cooperativa Gruppo R – Equality cooperativa sociale – Associazione Mimosa

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Fonte: Comunicato stampa