Avere il coraggio di riguadagnare il nostro tempo. Il lavoro invade il nostro tempo e molto spesso diventa l’unico regolatore della quotidianità

“Lavorare meno, vivere meglio” è un testo di Fausto Durante che riporta nel dibattito un tema, quasi scomparso, ma decisivo: come riequilibrare il tempo dedicato al lavoro e la qualità della vita.

Avere il coraggio di riguadagnare il nostro tempo. Il lavoro invade il nostro tempo e molto spesso diventa l’unico regolatore della quotidianità

Corriamo il pericolo di vivere schiacciati dal profitto. Il lavoro invade facilmente le nostre case. Lo abbiamo visto durante il tempo del distanziamento. I confini spaziali non sono più un argine. Soprattutto il lavoro invade il nostro tempo e molto spesso diventa l’unico regolatore della quotidianità.

“Lavorare meno, vivere meglio” è un testo di Fausto Durante che riporta nel dibattito un tema, quasi scomparso, ma decisivo: come riequilibrare il tempo dedicato al lavoro e la qualità della vita. Uno stimolo che aiuta a riflettere perché contrasta una logica competitiva che, infondo, chiede di sacrificare tutto per un maggiore guadagno.

Nell’ultimo periodo le politiche o le proposte politiche si sono focalizzate per contrastare i bassi salari o per alimentare l’occupazione con la riduzione delle tasse sul lavoro, in alcuni casi – con i finanziamenti del PNRR – si è puntato a investire per creare nuova domanda di lavoro. Tutte iniziative importanti. Trascurano però un aspetto altrettanto centrale, perché riguarda le innovazioni che potrebbero arrivare da nuovi modelli di organizzazione delle attività produttive.

Il tema rilanciato è “ridurre l’orario di lavoro”, una proposta che è considerata quasi un tabù per le aziende, specialmente in Italia, a meno che non vada a braccetto con la contemporanea riduzione delle retribuzioni. Questo dovrebbe farci riflettere sulla capacità delle imprese di innovare le loro organizzazioni e in parallelo sulla loro intenzione di investire nella produttività (che è un rapporto tra tempo di lavoro e risultato ottenuto). Nella diffidenza delle aziende si nasconde anche la difficoltà a fidarsi dei propri dipendenti, la volontà di mantenerli sotto controllo, attraverso il tempo occupato.

Tuttavia, ridurre l’orario di lavoro è visto con diffidenza anche da molti lavoratori, perché per loro l’attività professionale è diventato l’unico spazio di riferimento. Tutto ruota attorno al proprio lavoro e distaccarsene equivarrebbe a perdere gran parte del senso della vita e richiederebbe la riorganizzazione della propria quotidianità, la capacità di uscire dal parcheggio in cui si è infilati per scoprire o riscoprire l’importanza di investire nelle relazioni, che non siano dentro logiche e ambienti produttivi.

Avere il coraggio di riguadagnare il tempo, invece, potrebbe avere numerosi effetti positivi anche per la qualità della vita civile. La riduzione degli orari lavorativi non è una chimera o una politica adatta ai paesi del Nord Europa. La Francia ha adottato le 35 ore settimanali da tempo, la Spagna nel 2021 ha introdotto una legge che riduce a 32 l’orario base settimanale. Assumere iniziative simili promuove il benessere dei cittadini oltre a migliorare la produttività delle imprese. Certo bisognerebbe uscire dalla mera logica del profitto.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Sir