Avvento: padre Cantalamessa, “la scia dei credenti comincia con la fede di Maria”

E’ “Maria nell’Annunciazione” il fulcro della prima predica di Avvento di padre Raniero Cantalamessa, tenuta oggi nella Cappella Redemptoris Mater del Palazzo apostolico, alla presenza del Papa.

Avvento: padre Cantalamessa, “la scia dei credenti comincia con la fede di Maria”

L’immensa “scia dei credenti che formano la Chiesa” – ha sottolineato il religioso, secondo quanto riferisce Vatican news – comincia con la fede di Maria. Essere nella sua scia significa comprendere che “la fede è la base di tutto”, “la prima e la più ‘buo­na’ delle opere da compiere”. La grazia infatti “non può operare, se non tro­va la fede ad accoglierla”.

La fede è così importante – ha spiegato Cantalamessa – perché è l’unica che mantiene alla grazia la sua gratuità. Grazia e fede: sono i due pilastri della sal­vezza; sono i due piedi per camminare o le due ali per volare. Non si tratta però di due cose parallele, quasi che da Dio venisse la grazia e da noi la fede, e la salvezza dipendesse così, in parti eguali, da Dio e da noi”. Gli aspetti della fede di Maria, ha detto il domenicano, “possono aiutare la Chiesa di oggi a cre­dere più pienamente”.

Il suo atto di fede è “personale, unico, irrepetibile”, soggettivo e oggettivo, cioè personale e comunitaria. “Non ba­sta avere una fede solo soggettiva, una fede che sia un abban­donarsi a Dio nell’intimo della propria coscienza”, ha commentato il predicatore della Casa Pontificia: “È tanto facile, per questa strada, rimpicciolire Dio alla propria misura. Questo avviene quando ci si fa una propria idea di Dio, basata su una propria interpretazione personale della Bibbia, o su l’interpreta­zione del proprio ristretto gruppo, e poi si aderisce ad essa con tutte le forze, magari anche con fanatismo, senza accorgersi che ormai si sta credendo in sé stessi più che in Dio e che tutta quella incrollabile fiducia in Dio, altro non è che una incrollabile fiducia in se stessi. Non basta però neppure una fede solo oggettiva e dommatica, se questa non realizza l’intimo, personale contatto, da io a tu, con Dio. Essa diventa facilmente una fede morta, un credere per interposta persona o per interposta istituzione, che crolla non appena entra in crisi la fiducia in quella istituzione, nella Chiesa”.

La fede della Chiesa – ha concluso – è come il grande angolare che permette di cogliere e fotografare, di un panorama, una porzione molto più vasta del semplice obiettivo”.

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Fonte: Sir