Bambini “adultizzati” e genitori “adultescenti” sono due facce della stessa medaglia

I bambini di oggi sono molto accuditi, ma non nella stessa misura “educati”.

Bambini “adultizzati” e genitori “adultescenti” sono due facce della stessa medaglia

L’adolescenza è senza dubbio l’età che più mette in crisi la funzione genitoriale ed educativa di noi adulti. Siamo portati a sviscerarne e indagarne i cortocircuiti, ma troppo spesso non teniamo nella dovuta considerazione tutto il cammino che ha condotto a questa fase dello sviluppo dei giovani.

I disagi legati a questa età, infatti, si radicano nel “pregresso”, e cioè negli anni dell’infanzia, oltre a essere naturalmente condizionati dall’ambiente e dal momento storico in cui si vive.

Non si può certo affermare che i genitori di oggi non siano attenti a curare in maniera particolare il periodo dell’infanzia. Il problema non è dunque nella “cura”, quanto nell’impostazione educativa.

Il fraintendimento più pericoloso, che poi è il tratto prevalente di questo momento, è confondere l’educazione con l’accudimento. I bambini di oggi sono molto accuditi, ma non nella stessa misura “educati”. La società attuale si impegna moltissimo a prendersi cura dell’infanzia. E’ attenta al dettaglio, ma non segue alcun cammino. Il percorso educativo non riesce ad avere continuità, è episodico.

Il carattere frammentario e incongruente è purtroppo una conseguenza della velocità del nostro tempo. La società è investita da un cambiamento veloce e multiforme che essa stessa non riesce a interpretare, anche perché il tratto della rapidità lo rende assai mutevole. Il disorientamento è una conseguenza inevitabile, anche e soprattutto nel campo dell’educazione, aggravato dal fatto che i modelli di riferimenti sono sommersi dalle trasformazioni e non funzionano più.

Soprattutto, poi, a influenzare la relazione degli adulti con i bambini sono le suggestioni del mondo che ci circonda. Questa è una società gravemente esposta alle suggestioni (reali e virtuali), che scambia per contenuti con conseguenze devastanti.

Tra le suggestioni più nocive c’è quella che investe in maniera speculare e antitetica bambini e adulti. Se, da un lato, si tende a investire l’acume cognitivo dei bambini di oggi di responsabilità che, per questioni di maturità, non sono assolutamente in grado di sostenere; dall’altro, gli adulti tendono a “svestirsi” delle medesime responsabilità e riprogrammano la propria esistenza come per rimandare costantemente l’ “età del giudizio”, usando una espressione del secolo scorso.

Bambini “adultizzati” e genitori “adultescenti” sono due facce della stessa medaglia. Un binomio esplosivo.

Si fa fatica ad abbandonare quel confine generazionale dove si è creato una sorta di punto di incontro. Le “lande” della crescita e della maturità sono disseminate di incertezza e non siamo del tutto persuasi di avere gli strumenti per affrontarle. Pertanto “accudiamo” i nostri figli con tenerezza e sensi di colpa per tutte le nostre mancanze, sia fisiche che morali, ma non ci sentiamo abbastanza solidi per poter dar loro chiavi di lettura stabili e adeguate alla realtà. Nello stesso tempo, noi stessi non riusciamo a evolvere e ad acquisire quella saggezza che ci aiuterebbe a percorrere l’età matura con consapevolezza e serenità.

Siamo ostaggi di mille paure che non sappiamo esorcizzare, poiché alimentate dallo stesso clima sociale aggressivo e terrorizzante. Le paure ostacolano la crescita dei nostri figli, perché la volontà di responsabilizzarli e renderli autonomi cozza inevitabilmente con l’incertezza (vera o presunta) del contesto.

L’adultizzazione quindi risulta formale. Si parla senza filtri con i bambini, vengono invitati a dire la loro su questioni “elevate”, vengono coinvolti in situazioni che “sembrano” alla loro portata, nello stesso tempo continuano a usufruire dell’accudimento estremo dei genitori, che dopo una certa età si trasforma in assistenzialismo. Il risultato a lungo termine, e quindi nell’adolescenza, è la creazione di una profonda discrasia fra sensibilità, competenze e capacità di intervenire nella realtà. Questo squilibrio determina il disagio e acuisce le fragilità, determinando la crisi.

Non facile trovare soluzioni, noi adulti siamo persi in un caleidoscopio e il profondo scollamento interiore che viviamo, ci impedisce di ritrovarci.

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Fonte: Sir