Bindi al Meic, "è in corso un attacco alla nostra democrazia"
"È in corso un attacco alla nostra democrazia, un attacco secondo il quale le forme e i limiti della Costituzione vengono concepiti come un ostacolo alla sovranità del popolo". Lo ha detto Rosy Bindi intervenendo alla seconda sessione di lavori della Settimana teologica 2018 del Meic, in corso a Camaldoli (Arezzo) sul tema "Democrazia e sinodalità. Immaginare nuove forme di partecipazione civile ed ecclesiale".
Per l'ex ministro e parlamentare "la democrazia dei partiti è degenerata in partitocrazia e, ora, nell'Italia dei populismi. Con la crisi degli anni Settanta e la morte di Moro si è interrotto il suo progetto di democrazia compiuta, si è smarrito il senso di partecipazione da parte dei cittadini".
"Tutto questo sta mettendo in crisi profondamente la nostra vita democratica - ha concluso Bindi - e dobbiamo reagire, creando nuove forme di partecipazione e soprattutto puntando su quella che qualcuno chiama 'democrazia deliberativa', una democrazia che sceglie, che decide ma che lo fa attraverso filtri e percorsi di vera partecipazione".
Di Costituzione e partecipazione ha parlato anche Filippo Pizzolato, ordinario di Diritto pubblico all'Università di Padova, giurista impegnato sul tema della difesa dei "beni comuni".
"Penso che la Costituzione possa essere ancora la fonte a cui attingere per interrogarci sul futuro della democrazia", ha detto: "L'idea della democrazia 'fondata sul lavoro' mette radici nella partecipazione sociale ed economica e non si riduce all'investitura di una classe politica. In questo credo che ci sia la possibilità per ridare entusiasmo, senso di cittadinanza e di appartenenza anche a molti di quelli che aspettano il leader di turno come un messia".
Per Pizzolato "il populismo è una degenerazione coerente della crisi della rappresentanza, dell'idea di chi non rispetta il pluralismo, di chi pensa che 'il popolo' parli con una voce unica, e basta. Attuare la Costituzione non è solo scegliere dei capi ma costruire quotidianamente la convivenza civile. Possiamo ripartire valorizzando il tessuto delle autonomie, a partire dai Comuni, che possono riattivare il senso dell'appartenenza civica. Dobbiamo ridare ai cittadini spazio di azione e di responsabilità".