Coronavirus. Ai bambini manca la relazione tra coetanei. La pediatra. "Quel che conta è l'affettività"

I più piccoli stanno dimostrando la fatica maggiore ad abituarsi all’assenza di relazione tra coetanei. A loro mancano la scuola, le maestre, i giochi spensierati all’aria aperta o nel salone. È quanto sta constatando da qualche giorno Annamaria Calore, pediatra di famiglia a Terranegra a Padova.

Coronavirus. Ai bambini manca la relazione tra coetanei. La pediatra. "Quel che conta è l'affettività"

«Tra i miei pazienti i bambini, soprattutto quelli dell’ultimo anno di scuola dell’infanzia, iniziano a manifestare alcuni episodi psicosomatici come la tosse senza sintomatologia, ma che cela la fatica di accettare l’isolamento». E tra i consigli più immediati che la pediatra si sente di dare alle famiglie c’è l’elaborazione creativa che tutta d’un colpo è venuta a mancare ai bambini che non vanno più a scuola: «Non tutti sono in grado di verbalizzare le emozioni, ma il disegno e la manualità, in base alle attitudini che ogni bambino possiede, diventano strumenti utilissimi per aiutarli a scaricare le tensioni che si portano dentro, per imparare ad accettare questa parentesi di solitudine».

Il tempo nuovo che viene condiviso gomito a gomito in casa può essere anche un’occasione da non perdere per avvicinare i bambini alla sana e corretta alimentazione, per sviluppare anche la conoscenza sui prodotti di stagione e i loro benefici. «Noi adulti diamo spesso per scontato che i bambini già sappiano da dove provengono frutta e verdura, ma invece non è così. Un libro, internet, un racconto possono darci lo spunto per aprirli alla curiosità e alla conoscenza e sprigionare la fantasia su come possano essere utilizzate in cucina, magari con un semplice piatto da preparare insieme».

In questo modo i bambini avranno la possibilità di sperimentare e prendere in mano la concretezza di ciò che mamma e papà fanno per loro tutti i giorni. «L’invito è di usare questo tempo per recuperare la manualità che i bambini stanno perdendo visto che trovano tutto già preconfezionato. Darsi da fare in cucina può aiutarli ad avere un obiettivo da raggiungere con vari passaggi e livelli, facendo esperienza di pazienza, precisione, coordinazione… e mettendo in campo tutti e cinque i sensi. È un lavoro che dà soddisfazione e che permette di utilizzare al meglio le proprie doti. Anche i nonni possono essere coinvolti con il racconto di cosa mangiavano da piccoli, di come preparavano i piatti. Questo fortifica i bambini e le loro radici affettive».
La ricetta, dunque, da seguire è una soltanto: l’isolamento va affrontato con l’affettività, volendo bene ai bambini, mettendoci in gioco con loro perché prendano maggior coscienza del reciproco essere famiglia, chiamati ad affrontare insieme questo momento complicato per tutti.

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