Covid-19 non ferma gli abusi: "Non dobbiamo essere Chiesa che si preoccupa della sua facciata per evitare lo scandalo"

E' iniziato il secondo anno di attività per il "Progetto Safe – Educare e Accogliere in ambienti sicuri",  co-finanziato dall’Unione Europea con capofila la Comunità Papa Giovanni XXIII e come partners l’Azione cattolica italiana, il Centro sportivo italiano, il Dipartimento di Sociologia dell’Università di Bologna con il Centro Interdisciplinare di Ricerca sulle Vittime e la Sicurezza (CIRVIS). Un progetto che vede impegnati i diversi soggetti in un percorso biennale da novembre 2019 a novembre 2021. Il primo anno di lavoro ha avuto come obiettivo l’attuazione di una politica di tutela dei minori e delle persone vulnerabili da parte delle tre organizzazioni partners del progetto. Ora invece iniziano i percorsi formativi per associati e responsabili. Il 2 ottobre, un webinar con padre Hans Zollner della Pontificia Commissione tutela dei minori e Linda Ghisoni, sottosegretaria al Dicastero laici, famiglia vita, ha dato il via ufficiale all'anno formativo. 

Covid-19 non ferma gli abusi: "Non dobbiamo essere Chiesa che si preoccupa della sua facciata per evitare lo scandalo"
L’impegno della Chiesa nei confronti della prevenzione degli abusi e della tutela dei minori e delle persone vulnerabili non è cosa di tempi recenti, ma ha una sua storia. Senza andare troppo in là nel passato basti ricordare che san Giovanni Paolo II in una lettera apostolica in forma di motu proprio, nell’aprile 2001, aggiunge l’abuso su minori commesso da un diacono, prete o vescovo fra quelli considerati esser i “delitti più gravi”. Sarà poi papa Francesco, nell’agosto del 2018, all’indomani della...