Covid, Guerra (Oms): nessuno stato è pronto, ora sorveglianza

Superati i 50 milioni di contagi, alimentati soprattutto da India, Brasile, Argentina e Russia, oltre ai grandi Paesi dell'Europa occidentale tra cui l'Italia, che ha superato i 50 mila morti. Il bilancio del vicedirettore dell'Organizzazione mondiale della sanità. Speranze da un nuovo algoritmo sviluppato con gli Usa

Covid, Guerra (Oms): nessuno stato è pronto, ora sorveglianza

"Nessun paese al mondo si e' sentito pronto nella gestione di questa pandemia, tanto che il Global health security index ha rilevato una preparazione media degli Stati monitorati del 40-44% nel fronteggiare l'epidemia da Sars-CoV-2. Nel frattempo i contagi aumentano e i casi confermati nel mondo sono piu' di 50 milioni, alimentati soprattutto da India, Brasile, Argentina e Russia, oltre ai grandi Paesi dell'Europa occidentale tra cui purtroppo l'Italia", che ha superato i 50 mila morti. È questo il bilancio presentato da Ranieri Guerra, vicedirettore vicario dell'Organizzazione mondiale della sanita' (Oms), nel suo intervento al congresso straordinario della Societa' italiana di pediatria (Sip), dal titolo 'La Pandemia da SARS-CoV-2 nel mondo'.

Strategia è sorveglianza ambientale 

Guerra non si limita a tracciare una panoramica dei contagi, propone anche strategie di azione: "Una risorsa contro la pandemia e' la sorveglianza ambientale- sottolinea l'esperto- che ci aiuta a capire bene cosa possa succedere nella Comunita' prima che ci siano casistiche cliniche importanti e suggestive di un andamento epidemico sostenuto. Monitorare, ad esempio, le acque reflue ci dice ben prima della crescita della casistica clinica che cosa sta avvenendo nelle nostre comunita'. Un algoritmo che stiamo cercando di valutare insieme ai colleghi americani- fa sapere Guerra- ci potrebbe dare anche una valutazione quantitativa del numero di infetti con un dato oggettivo che prescinda dalla capacita' diagnostica, dalla capacita' di eseguire tamponi che- ripete- e' sostenuta ma non lo e' mai abbastanza".

Le scuole, "vittima sacrificale della chiusura"

Nelle operazioni di contenimento della diffusione dell'epidemia "le scuole sono state la vittima sacrificale della chiusura, senza procedere a una valutazione analitica attenta di quale sia effettivamente la causa della positivita' che possa emergere dagli alunni frequentanti le scuole. Abbiamo stabilito ormai con una certa attendibilita' che i ragazzi fino ai 12-14 anni non contagiano in maniera rilevante rispetto agli adulti e ai loro fratelli, cugini e amici di eta' superiore. Diciamo che il discrimine- puntualizza Guerra- sia attorno alla fine della prima, inizio della seconda media. Un dato estremamente importante per riuscire a garantire il diritto alla didattica in presenza nelle scuole primarie e del primo anno delle scuole secondarie di primo livello, ed e' quanto e' stato deciso dal governo italiano sulla base degli elementi di conoscenza forniti". Cio' che serve, secondo il vicedirettore vicario dell'Oms, sarebbe "capire cosa possa avvenire prima dell'ingresso a scuola e dopo l'uscita da scuola in modo tale da proporre rimedi che non vadano necessariamente alla chiusura delle classi, ma che vadano viceversa verso un frazionamento degli orari, una distribuzione migliore degli ingressi scolastici che non intasi i mezzi pubblici. Non si devono intaccare neanche le aree circostanti la scuola all'inizio della medesima e dovranno essere diluite pure le uscite, per non andare ad impattare sugli orari di punta usuali dove il trasporto pubblico solitamente si inceppa e amplifica il rischio di contagio e di diffusione del virus".

L'impatto sui servizi 

Non passa inosservato al vicedirettore vicario dell'Oms l'impatto sui servizi erogati alle persone affette da patologie non trasmissibili, o che hanno bisogno di servizi di salute mentale: "Il 50% ha subito ritardi a fronte di un 24% che e' riuscito a sopravvivere garantendo continuita'. È notevolmente diminuito anche il flusso di pazienti, con rinunce a chirurgia elettiva, a chemioterapie, a terapie anticancro, sia a causa della restrizione nell'erogazione sia perche' i pazienti stessi non si sono presentati agli appuntamenti per la perdita di fiducia nei confronti dei servizi- continua Guerra- che non erano visti piu' come capaci di erogare con la stessa qualita' e continuita' di cui c'e' bisogno".

Terapie e vaccini

Notizie importanti, invece, arrivano sul fronte dei farmaci e dei vaccini. "Per quanto riguarda i terapeutici- prosegue l'esperto- avremo dei cocktail monoclonali o policlonali a disposizione gia' nel primo trimestre del 2021, con almeno 2 registrazioni complete e autorizzate nei prossimi giorni o settimane". Invece, i vaccini promettenti restano "il Pfizer e l'Astrazeneca con il Moderna, assieme al National institute of allergy and infectious diseases, basati sull'RNA messaggero. Se avranno successo nel contenimento del SARS-CoV-2, potranno avere uno sviluppo ulteriore anche sulla vaccinologia prossima ventura, andando a semplificare l'attuale calendario vaccinale per l'infanzia oltre che per l'anziano".

False credenze su cause letalità

Guerra sfata, infine, le false credenze sui rischi di letalita'. "L'ipertensione va ad impattare sull'8% circa della mortalita', mentre il 30% e' dovuto a patologie cardiovascolari croniche e all'insufficienza cardiaca". Da attenzionare anche "l'asma prevalente nei giovani pazienti, che ne conta un 2%. Cancro, patologie renali, polmonari ostruttive, ma anche l'obesita', l'insufficienza cardiocircolatoria, le cardiopatie preesistenti e il diabete mellito sono tutti fattori di rischio. Fibrosi cistica, patologie genetiche, malattie del fegato e patologie neurologiche, come la demenza nell'anziano, cosi' come la gravidanza, sembrano invece avere aspetti peggiorativi nella prognosi della malattia". Dunque "non e' la razza che impatta sulla letalita' e sulla prognosi, ma il razzismo, l'isolamento di chi soffre di esclusione e di incapacita' di accesso ai servizi essenziali". Ad uccidere direttamente e indirettamente, conclude Guerra, e' soprattutto "la mancanza di una informazione seria, che ha impedito nella prima fase di costruire una risposta mirata e accurata anche geograficamente e socialmente". (DIRE)

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)