Diritti umani, il ruolo delle organizzazioni: "Aprire spazio civico di confronto"

Giornata mondiale. Dossier della Caritas Italiana sulle azioni delle organizzazioni "civiche" che "sembra essere sempre meno libere e sempre meno efficace". "Nell’attuale crisi sociale, sanitaria ed economica la difesa dei diritti è sempre più necessaria"

Diritti umani, il ruolo delle organizzazioni: "Aprire spazio civico di confronto"

Nell’attuale crisi sociale, sanitaria ed economica la difesa dei diritti è sempre più necessaria: la pandemia lascerà, infatti, non solo effetti di impoverimento, ma anche un arretramento dei diritti fondamentali. Non bastano gli interventi riparatori e assistenziali, sarà necessario promuovere una cultura dei diritti, delle responsabilità e del bene comune, che implica anche la volontà e la capacità di agire in prima persona e come collettività per l’attuazione dei principi costituzionali e universali di solidarietà, giustizia e uguaglianza”. Lo ricorda la Caritas italiana che, nella Giornata mondiale dei Diritti Umani (10 dicembre) pubblica il Dossier “Apriamo gli spazi. Ri-animiamo processi di costruzione partecipata delle politiche pubbliche dedicata alle azioni delle organizzazioni "civiche" che “sembra essere sempre meno libere e sempre meno efficaci, anche in tema di advocacy, intesa come azione collettiva volta a riconoscere, tutelare e rendere effettivi i diritti delle persone e delle comunità”.

“Eppure Papa Francesco nell’ Enciclica Fratelli tutti ci ricorda che il rispetto dei diritti fondamentali ‘è condizione preliminare per lo stesso sviluppo sociale ed economico di un Paese’. – si legge - Tutti dobbiamo dunque ‘essere parte attiva nella riabilitazione e nel sostegno delle società ferite’, protagonisti di quello ‘spazio di corresponsabilità capace di avviare e generare nuovi processi e trasformazioni’”.

La società civile e le organizzazioni che la rappresentano danno e possono continuare a dare un contributo importante, - ricorda la Caritas - ma devono essere sostenute, ascoltate e coinvolte sempre di più nei processi di cambiamento. Invece, in Italia e nel resto del mondo, il loro spazio di azione si riduce e viene troppo spesso ostacolato”.

Il ruolo dei governi

Secondo il rapporto di Civicus il 40% della popolazione mondiale vive attualmente in Paesi dove è diffusa la repressione, rispetto al 19% nel 2018. Anche nell'Unione Europea - che pure rimane la regione del mondo con il maggior numero di Paesi con spazio civico aperto - alcuni governi stanno limitando le libertà e in molti casi nell'ultimo anno si è fatto ricorso a un uso eccessivo della forza per allontanare manifestanti pacifici.

Lo conferma anche una ricerca Caritas realizzata nei Balcani attraverso il progetto Societies, da cui emerge con chiarezza questa difficoltà. Il 40 % delle 266 associazioni intervistate, per lo più escluse da qualsiasi supporto governativo, ha chiesto a Caritas di sostenerle, soprattutto nelle attività di advocacy verso i rispettivi governi. Vorrebbero avere più spazio e una voce riconosciuta visto che sono in prima fila nell’accompagnamento e nell’ assistenza delle persone più fragili. Invece purtroppo, persistendo la crisi generata dalla pandemia, ben l’86% di loro sarà in grado di restare in attività al massimo altri sei mesi.

Le sfide nei prossimi mesi 

La Conferenza sul futuro dell’Europa, che sarebbe dovuta iniziare già a maggio e che è stata sospesa per via del CovidD, è il “quadro pensato per coinvolgere i cittadini nel dibattito sul futuro dell’Unione, e quindi anche per discutere le riforme che servono a renderla più efficace, coesa e solidale”, ricorda Caritas. Inoltre l’Italia sta preparando il piano di lavoro e la struttura organizzativa per l’impiego dei fondi europei e in particolare del programma Next Generation. Ma quale partecipazione della società civile è prevista nella definizione della strategia di impiego di questi fondi? Qual è la visione generale che sottende l’impiego di questi fondi? Quale direzione prenderà il Paese al termine di questa emergenza? Può essere una grande opportunità per avviare e consolidare un percorso di cambiamento nel segno della sostenibilità. Percorso di cui un’ulteriore fondamentale tappa sarà la Conferenza Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile, prevista per il prossimo 20-21 gennaio, snodo per porre le basi di un cambiamento attento al pianeta, la nostra ‘casa comune’. Tutti temi che ritorneranno all'attenzione con la presidenza italiana del G20, e con la 26esima Conferenza internazionale delle parti (COP) della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che si terrà, a Glasgow a novembre del prossimo anno e di cui l’Italia è il Paese co-organizzatore insieme al Regno Unito.

Spazi civici di confronto

“Sarà cruciale, in una logica di sussidiarietà e solidarietà, - auspica Caritas - attivare il prima possibile uno spazio civico che consenta il confronto su questi temi. Uno spazio formale, riconosciuto, trasparente e permanente per contribuire al benessere futuro della collettività e del Paese, nella consapevolezza della necessità di un cambiamento 'di sistema' nella governance dei fenomeni globali, e di un ruolo attivo dell'Italia in questa direzione”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)