Europa. Heller (filosofa): “Quando sarà distrutta, i suoi nemici si rivolteranno l’uno contro l’altro”

La filosofa Ágnes Heller offre una lettura critica del momento storico che stiamo vivendo. Una full immersion nell’attualità, scandita anche da tante domande, a cui la Heller ha risposto, scendendo in mezzo alle tante persone che affollavano la sala dell’incontro

Europa. Heller (filosofa): “Quando sarà distrutta, i suoi nemici si rivolteranno l’uno contro l’altro”

“Ce ne sono tante. Fanno il bene. E restano nell’ombra”. Così la filosofa Ágnes Heller descrive le persone buone. Chi è una “persona buona”? La filosofa, che fu assistente di György Lukàcs e fondatrice della scuola di Budapest, ne ha parlato martedì sera a Bressanone, dove è stata ospite dello Studio teologico accademico e dell’Accademia Cusanus. Quasi due ore di intenso dialogo, durante le quali Heller ha offerto una brillante e intensa lettura critica del momento storico che stiamo vivendo. Una full immersion nell’attualità, scandita anche da tante domande, a cui la Heller ha risposto, scendendo in mezzo alle tante persone che affollavano la sala dell’incontro. Nata il 12 maggio 1929 a Budapest, Heller è una delle più importanti pensatrici della nostra epoca. Ebrea sopravvissuta alla Shoah, è stata perseguitata dal regime comunista per l’opera di revisione dei bisogni umani in chiave marxista. Nel 1978 riuscì a fuggire dal suo Paese e nel 1986 ha assunto la cattedra di Hannah Arendt alla New School di New York.

Chi è, Ágnes Heller, una persona buona? Cos’è la bontà?
Ci sono due modi di essere “buoni”. Ci sono le persone oneste, quelle pronte ad aiutare gli altri, quelle che chiamiamo “buoni amici”, di cui ci fidiamo. Le persone oneste sono persone buone. Ma ci sono anche persone che sono disposte a subire un torto piuttosto che fare un torto agli altri: questo è un uomo buono. Un uomo veramente buono è più di un uomo onesto.

Di persone buone ce ne sono tante, anche se non sono così tante come vorremmo o sogniamo. In tutta la mia vita non ho mai incontrato qualcuno che è orgoglioso di essere un uomo cattivo. Tutti vogliono essere buoni, anche quelli che poi non fanno nulla per esserlo. Come mi ha detto, un giorno, uno studente universitario, tutti noi conosciamo delle persone buone. Generalmente i buoni stanno nell’ombra ed è proprio per questo che è necessario dedicare un monumento al “buono ignoto”, così come esistono tanti monumenti al milite ignoto.

È vero, la maggior parte delle volte le persone buone restano nell’ombra. Ma noi abbiamo le parole e con esse possiamo raccontare queste persone. Ci può raccontare una persona buona che lei ha incontrato nella sua vita?
Mio padre era una persona buona e per me è sempre stato un modello. Ci ha lasciato un testamento, che per me è da sempre un insegnamento. Egli scriveva che “il mondo è cattivo, ma questo non mi impedisce di credere che alla fine vincerà il bene. E alla fine sarà il bene a vincere. Tu intanto, nel contesto in cui vivi, fa’ il bene”. L’importante è che tutti noi facciamo il bene, per il creato e per la società.

Che cos’è l’amicizia e che posto ha l’amicizia nella vita dell’uomo?
L’amicizia è una forma di amore che solo due persone che si guardano negli occhi riescono a capire. Gli antichi greci distinguevano tre forme di amore: l’eros, ossia l’amore fisico, l’agape, l’amore spirituale e la ‘philìa’, l’amicizia. Amicizia è unione, fedeltà, fiducia assoluta nell’altro. Una bella vita senza questo tipo di amicizia non è possibile.

Nell’amicizia si sperimenta la condivisione…
Siamo tutti chiamati a condividere quello che abbiamo con gli altri, in particolare con i poveri. Perché non è giusto che i poveri devono essere sempre più poveri. Si deve creare una sorta di movimento dal basso verso l’altro. Al contrario, la tirannia contraddice la condivisione, in quanto tutti i beni finiscono nelle mani di uno o di poche persone. In diverse regioni del mondo la forbice tra ricchi e poveri si apre sempre di più. Chi dice che cancellerà la povertà, mente. La povertà non si può cancellare.

Si possono cancellare le cause che provocano la povertà. La domanda che è posta a ciascuno di noi, oggi, è: come possiamo invertire questa tendenza?

Che ruolo hanno oggi, la scienza e la tecnica nella nostra società?
Nel XIX secolo c’era l’idea, che ha abbracciato il pensiero da Kant a Marx, che lo sviluppo della scienza e della tecnica avrebbero reso la nostra società migliore e più felice. Oggi possiamo affermare che questo non è possibile, non è vero.

In tutto questo, che cosa ci dice oggi la filosofia?
La filosofia, intesa come il pensare le cose del nostro tempo, è destinata a finire. Viviamo nel postmoderno e il vecchio modo di intendere la filosofia, come diceva già Hegel, è destinato a finire. La filosofia, fin dall’antica Grecia, ha una grammatica e una lingua propria, così come l’ha sempre avuta la tragedia. Così come la tragedia si è andata trasformando nel tempo – oggi non esiste più la tragedia come la intendevano gli antichi greci -, allo stesso modo accade alla filosofia. L’importante è che resti il pensiero critico. La filosofia oggi ci può aiutare a guardare con occhio critico la nostra realtà.

Proviamo allora a guardare con occhio critico al nostro presente: come guarda una filosofa come lei la realtà europea?
C’è da chiedersi oggi se l’Europa sopravviverà. È di grande attualità il dibattito sui migranti e sull’accoglienza degli stranieri che arrivano a bussare alle nostre porte. In Europa ha preso piede quello che chiamo “l’orbanismo”, che è una forma di tirannia diversa da quelle che hanno caratterizzato il Novecento (come ad esempio nazismo e fascismo). È una tirannia che non prevede più il pluralismo. Oggi si difende “il nostro” contro l’altro e lo si fa per un’ideologia che ci porta a schierarci sempre contro qualcuno. Oggi c’è chi guarda all’Unione europea come al nemico da distruggere. Ma una volta distrutta l’Europa, questi cercheranno un nuovo nemico da distruggere e, così facendo, si rivolteranno l’uno contro l’altro, finendo per farsi la guerra. Il rischio purtroppo oggi è quello di ricadere in una guerra. È per questo che è fondamentale avere un pensiero critico, capace di leggere i segni e i pericoli di questo tempo.

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Fonte: Sir