Evolversi per non morire. Le pandemie ci obbligano a ripensarci, e costringono l’agire umano a cambiare paradigmi

I cambiamenti sono divenuti strutturali: chi si adegua, si attrezza per affrontare un futuro che invece si chiude davanti a chi non riesce ad affrontare questa nuova sfida.

Evolversi per non morire. Le pandemie ci obbligano a ripensarci, e costringono l’agire umano a cambiare paradigmi

Adesso ne abbiamo la certezza: i cambiamenti imposti dalla pandemia saranno strutturali, su larga scala e a lungo periodo. Ci siamo cullati nell’idea consolatoria che il Covid primaverile fosse un incidente di percorso, un 11 settembre che il tempo avrebbe provveduto a riassorbire. Non è così.
La pandemia, le future pandemie (perché il mondo oramai è strettamente interconnesso e uno starnuto a Pechino diventa un raffreddore in Argentina) ci obbligano a ripensarci, e costringono l’agire umano a cambiare paradigmi.

Se prima si cercava l’ammassamento (nei concerti rock, nelle località turistiche, nei centri commerciali, nelle fiere di settore…), già oggi non è più così e rimarrà a lungo l’idea che certe distanze vanno mantenute. Questo rivoluziona anche l’economia: è esploso il commercio on line con una progressione inimmaginabile fino a gennaio 2020; è andato in crisi ancor più il commercio tradizionale, soprattutto nella sua nuova frontiera dei grandi centri commerciali: meglio la botteguzza che la ressa al chiuso.

Il turismo di massa sta andando al tappeto: già salire su un bus turistico ci provoca ansia; figuriamoci su un aereo low cost con i centimetri contati, o su una metropolitana nelle ore di punta. Per andare poi dove? In qualche posto “difficile” con offerta sanitaria pari a zero? Questo si riflette su alberghi, ristorazione, trasporti, terziario più o meno avanzato, servizi connessi.

Si riflette sulla nostra vita: meglio la metropoli e il Frecciarossa? O il paesello salubre ma con aree verdi e buona connessione internet? Tra il bus ecologico ma “collettivo” e l’auto ecologica, chi vincerà?
Si riflette su una contrattazione collettiva che salta per aria laddove evaporano anzitutto i canonici luoghi di lavoro; si riflette sulla mobilità di massa, sulla logistica delle merci, sull’intrattenimento culturale, sulle medicine e la telemedicina. Sul nostro tempo occupato e sul tempo libero.

Chi si adegua, si attrezza per affrontare un futuro che invece si chiude davanti a chi non riesce ad affrontare questa nuova sfida. Allora il produttore di olio o vino si attrezza per lo shop on line; allora il negozio fisico di elettrodomestici diventa come una concessionaria auto: si visiona, poi si ordina tramite computer e si ritira in negozio.
Allora migliaia di appartamenti votati al turismo di massa ridiventano disponibili per le locazioni “normali”. Come sta succedendo in molte città d’arte.
Così è. Pensare che sia solo un incubo dal quale ci risveglieremo non è più possibile. Altrimenti non ci risveglieremo.

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Fonte: Sir