Famiglia. La prima fucina di santità

Come sarebbe bello se anche tutti noi riuscissimo a vivere la giornata compiendo ogni azione come se stessimo infilando le perle di bontà di una collana da indossare prima del tramonto…

Famiglia. La prima fucina di santità

Dunque la chiamata alla santità è rivolta a ciascuno di noi (cfr. GE 10), è questo ciò che il Papa intende ribadire con la sua Esortazione. “Ognuno per la sua via”, ma “quello che conta è che ciascun credente discerna la propria strada e faccia emergere il meglio di sé” (GE 11). Si pensi, ricorda il Papa, tutte le sante che hanno fatto risplendere il loro genio femminile in periodi e contesti storici in cui le donne non erano affatto considerate come santa Caterina da Siena, santa Teresa d’Avila o santa Teresa di Lisieux.

Ma anche ammirando queste figure non bisogna avere la tentazione di credere che per essere santi sia necessario essere vescovi, sacerdoti, religiose o religiosi, mantenendo le distanze dalle occupazioni ordinarie. “Tutti siamo chiamati ad essere santi vivendo con amore e offrendo ciascuno la propria testimonianza nelle occupazioni di ogni giorno, lì dove si trova”. Un consacrato, un lavoratore, un genitore o nonno, un uomo con un’autorità: tutti possono puntare alla santità.

“Sei sposato? Sii santo amando e prendendoti cura di tuo marito o di tua moglie, come Cristo ha fatto con la Chiesa”. (GE 14). Abbiamo davvero idea di cosa significhi questa verità che ci arriva direttamente dall’insegnamento di San Paolo? Significa che la prima fucina di santità è la nostra famiglia e che, a dispetto del numero ancora molto esiguo di coppie di sposi agli onori degli altari, è proprio nel vincolo matrimoniale che si pongono i presupposti della perfezione cristiana. Una perfezione fatta non tanto di integerrima adesione ai comandamenti, almeno non soltanto, quanto piuttosto una continua ripartenza di inizio in inizio, di caduta e ripresa.

I coniugi cristiani riescono a vivere sentendo la responsabilità della santità dell’altro? Non si tratta di fare battute sul fatto che sopportare la moglie o il marito sia già una forma di santificazione, quanto credere sempre più profondamente che l’anima del consorte mi è stata affidata e per grazia del sacramento io più di ogni altra persona sulla terra sono chiamato a cooperare con Dio perché quella persona si salvi e possa giungere in Paradiso. Discorsi eterei? No, molto concreti come dimostrano gli esempi che il Papa stesso fa prendendo come protagonista di piccoli gesti/passi di santità una semplice signora che va al mercato, decide di non parlare male di nessuno, ascolta con pazienza le fantasie del figlio, recita il rosario in un momento di angoscia, si ferma a parlare con un povero per strada (cfr. GE 16). Come sarebbe bello se anche tutti noi riuscissimo a vivere la giornata compiendo ogni azione come se stessimo infilando le perle di bontà di una collana da indossare prima del tramonto… La tentazione è quella di credere che questo sia un mondo ideale che non ha rispondenza con le difficoltà e le tensioni di ogni momento, ma c’è un solo modo per verificare se sia così ed è quello fidarsi e vivere con semplicità affidandosi allo Spirito che fa germogliare i fiori fra le rocce e spesso si serve delle nostre piccole volontà per compiere grandi cose.

Giovanni M. Capetta

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Fonte: Sir