Festival biblico. Motivo ispiratore è la Bibbia. Parla il coordinatore don Roberto Ravazzolo

La Scrittura racconta di una sapienza antica, in grado di fornire elementi preziosi per ripensare le forme e i modi per la città dell’uomo, per una città per l’uomo. Ne parlano al Festival biblico di Padova Alessandro Barban, Ermes Ronchi, Lidia Maggi, Giuseppe Casarin e Gabriella Caramore.

Festival biblico. Motivo ispiratore è la Bibbia. Parla il coordinatore don Roberto Ravazzolo

La Bibbia è il motivo ispiratore del Festival. Anche i temi apparentemente più lontani dal testo sacro sono in realtà ripresa, approfondimento, attualizzazione della Scrittura, che ne è il filo rosso.

Il Centro Universitario ha dedicato l’anno a riflettere sul tema del Festival, prendendo spunto dalle città di cui parla la Bibbia: Enoch (la città fondata da Caino), Babele, Ninive, Betlemme, Gerusalemme. Mentre i tre giorni “padovani” si concentrano prevalentemente sul Nuovo Testamento.

Il primo flash è sull’esperienza “politica” di Gesù. Dopo l’inizio del suo ministero, i più benevoli dicono che è matto, altri che è indemoniato; comunque – se sono buoni! – decidono che va ucciso o sequestrato. Gesù sperimenta solitudine e incomprensione fin dall’inizio (gli esegeti parlano di una “crisi galilaica”). Eppure non si lascia prendere dalla disperazione ma lentamente modula un nuovo abitare degli uomini e delle donne. Colui che semina, è chiaro che incontra difficoltà e fa fatica, però ha il risultato. Gesù sa di essere il chicco di frumento che morendo porta frutto. Se semini una perla, per quanto grande e bella sia non spunta nulla. Il seme, proprio in quanto seminato, cioè nascosto sotto terra e destinato a marcire, porta frutto, moltiplicato secondo la sua specie.

Le difficoltà e la morte stessa non sono distruzione, ma verificano se una cosa è seme di vita. In questa prospettiva l’azione di Gesù è stata eminentemente politica: ha posto a base del vivere socio-politico la gratuità, il bene comune, l’amore alla verità. Non l’ha solo teorizzato. L’ha praticato. Di questo parlerà padre Alessandro Barban. Alla città come luogo della testimonianza, nella quale abitare resistendo alla tentazione di fuggire, introdurrà padre Ermes Ronchi, in un’interessante esperienza di cammino-pellegrinaggio a partire dall’episodio dei discepoli di Emmaus.

In generale la Bibbia riflette sull’arte della vita condivisa, ne racconta i successi e i fallimenti, ne denuncia i rischi e traccia mappe per diventare città ospitale. Di come abitare la città significhi gettare le fondamenta per una convivenza civile tratterà Lidia Maggi.
L’Apocalisse offre chiavi di lettura per la vita di oggi. È un mondo di città e un posto tutto speciale è riservato a Gerusalemme, che viene qualificata come nuova, perché realizzazione del sogno creativo di Dio e senso/compimento della Gerusalemme terrena. Giuseppe Casarin guiderà nella lettura dell’ultimo libro delle Scritture. Non mancano riferimenti al Primo Testamento. La presentazione della Bibbia dell’Amicizia, che raccoglie commenti al Pentateuco di studiosi ebrei e cristiani, ma anche il musical Il sogno di Giuseppe sono finestre su una città che accoglie e viene costruita dall’incontro e dalla sinergia di tutti. Di quanto l’abitare umanamente la città sia legato all’accoglienza della terra come dono e promessa e in quanto tale vada custodita e rispettata, ci parlerà Gabriella Caramore.

don Roberto Ravazzolo
coordinatore Festival Biblico a Padova

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