Giovani e stereotipi di genere. Intervista a Cristina Pasqualini, docente di Sociologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
Riflessioni dopo l'indagine realizzata da Ipsos per l’Osservatorio Giovani dell'Istituto Toniolo
In occasione della Giornata per l’eliminazione della violenza contro le donne (25 novembre u.s.), l’Istituto Toniolo, ente fondatore dell’Università Cattolica, ha diffuso i dati di un’indagine realizzata da Ipsos per l’Osservatorio Giovani nel mese di ottobre 2024 sul tema degli stereotipi di genere, sulla violenza sulle donne e il femminicidio. Ne parliamo con Cristina Pasqualini, docente di Sociologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e componente dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo.
Professoressa Pasqualini, quanto sono diffusi tra i giovani gli stereotipi di genere?
Sono ancora abbastanza diffusi, soprattutto tra i giovani di sesso maschile. È innegabile, però, che sia in atto un reale cambiamento culturale. La generazione Z si muove verso l’orizzonte della parità di genere. Si tratta di una trasformazione che determina criticità e destabilizza gli animi rispetto alle certezze del passato; ma, in realtà, questi giovani hanno già respirato la transizione culturale all’interno delle proprie famiglie, in molte delle quali permangono i ruoli solo formalmente. In effetti, quasi in ogni nucleo entrambi i genitori sono lavoratori e si evidenziano molti sconfinamenti rispetto ai “compiti tradizionali”: non sono pochi gli uomini che trascorrono in casa più tempo delle donne e si dedicano fattivamente ai lavori domestici e ai figli. Per i giovani la “famiglia del futuro” è quindi, per lo meno in senso ideale, libera da stereotipi.
Nelle relazioni affettive e sentimentali che peso hanno questi stereotipi?
Gli adolescenti e i giovani sembrano più aperti su alcuni temi rispetto ad altri. Ad esempio, hanno una visione paritaria per quanto riguarda l’emancipazione economica e la libertà di scelta riguardo ai percorsi di studio e professionali. Evidenziano, invece, maggiori fragilità e incertezze in campo affettivo, qualcuno di loro considera “normale” controllare il cellulare del partner e limitarlo nelle uscite con gli amici. È interessante constatare che un numero elevato di giovani vive relazioni durature e strutturate, questo dato mette in luce la capacità di creare dei legami che abbiano progettualità e prospettive a lungo termine.
Gli adolescenti che idea hanno della violenza di genere?
Dalla ricerca realizzata dall’Osservatorio Giovani emerge che molti giovani hanno conosciuto da vicino la violenza sulle donne. Ad esempio, più del 12% ha assistito direttamente alla violenza psicologica nei confronti di donne appartenenti alle cerchie ristrette dei propri parenti e amici. All’interno di queste cerchie, i giovani hanno assistito anche alla violenza fisica, sessuale, economica, religiosa e allo stalking nei confronti delle donne che ne fanno parte. In generale, la maggior parte dei rispondenti – maschi e femmine – non è per nulla d’accordo con i principali stereotipi sulla violenza sessuale. Soprattutto le donne. Questi stereotipi sono tuttavia ancora presenti tra i giovani, in misura maggiore tra i maschi. Gli stereotipi più diffusi tra i giovani sono “Le donne che non vogliono un rapporto sessuale possono evitarlo” (l’11,6% è “molto d’accordo”, di cui il 15% di maschi e l’8% delle femmine) e “Le donne possono provocare la violenza sessuale con il loro modo di vestire” (l’8,9% è “molto d’accordo”, di cui l’11, 7% dei maschi e il 5,9% delle femmine).
In quale modo possiamo educare i giovani a una reale cultura della parità di genere?
Nell’indagine i giovani hanno sottolineato l’importanza di crescere in una famiglia in cui i genitori insegnano ai figli il rispetto per le donne, la necessità di partecipare a progetti di prevenzione e di frequentare associazioni e luoghi di aggregazione in cui si educa al rispetto. L’alleanza educativa è fondamentale, dunque, e anche offrire nel concreto alle nuove generazioni modelli di relazioni equilibrate e paritarie. Nelle scuole si stanno avviando molte iniziative sull’educazione all’affettività: se la famiglia è fragile, possono intervenire la scuola, gli oratori e le associazioni sportive come agenzie educative alternativamente valide.