I giovani, motore della ripartenza. La vulnerabilità dei giovani invecchia tutto il nostro sistema

Le vie sono importanti quanto la meta, forse di più. Se nessuno sarà attento alle modalità di realizzazione dei progetti, si rischia di perdere una grande opportunità.

I giovani, motore della ripartenza. La vulnerabilità dei giovani invecchia tutto il nostro sistema

L’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro è uno dei punti deboli per l’Italia: una fragilità che grava su tutta la società. È una delle cause a cui si attribuisce il ritardo della transizione all’età adulta, la tendenza di parte delle nuove generazioni, quella più istruita e con più skill, a migrare all’estero, la mancanza di progettazione di una vita familiare e la conseguente crisi demografica. Insomma, la vulnerabilità dei giovani invecchia tutto il nostro sistema.

Il mancato ingresso nel mondo del lavoro è stato attribuito alla scarsa fluidità della transizione tra scuola e lavoro da un lato, alla povertà della domanda di lavoro che continua a creare tirocini, precarietà, lavori di bassa qualità dall’altro lato. Sono i giovani i primi a pagare: prolungati periodi di tirocinio, forte instabilità, periodi di inattività, incapacità di orientarsi all’interno di un panorama non molto accogliente. Così sono stati quelli che hanno sentito di più il contraccolpo economico della crisi epidemica: solo nel primo periodo di lockdown il 10% degli under 35 ha perso il lavoro in Italia. Secondo gli ultimi dati l’Italia in Europa ha il più alto tasso di giovani che non studiano, non lavorano e non sono in apprendistato: il 22,2% tra i 15 e i 29 anni, la media Ue è al 12.6%.

Una misura progettata per attivarli, che in Italia ha un po’ zoppicato, ma che si punta a rilanciare in Europa è stata Garanzia giovani. La difficoltà per il nostro Paese era la capacità di trovare buona occupazione per i giovani che erano coinvolti in questo intervento. Anche se, come ha sottolineato Chiara Agostini di Percorsi di Secondo Welfare, 1 giovane su 4 che ha completato il percorso è stato inserito nel mondo lavorativo.

Oggi si potrebbe intervenire proprio su questa carenza strutturale di lavoro buono e dignitoso. L’occasione è offerta dal grande progetto Next Generation Ue. Ancora però sembra che il dibattito in Italia sia in sordina. Le intenzioni sono le migliori, pare: si parla di investire in rivoluzione verde, innovazione, mobilità, istruzione e ricerca, equità e salute. Nessuno mette in dubbio questi obiettivi.

Quello che manca è il come: come raggiungere questi grandi obiettivi, quali strade percorrere?
Le vie sono importanti quanto la meta, forse di più. Se nessuno sarà attento alle modalità di realizzazione dei progetti, si rischia di perdere una grande opportunità. Serve coraggio. Se si riuscirà a scegliere i tasselli giusti si potrà costruire una grande prospettiva per promuovere e incentivare un’occupazione giovanile, che diventi motore di ripresa, perché coinvolta in progetti che guarderanno al futuro.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Sir