I ragazzi tra Green pass e Piano scuola. Novara: “Troppo sacrificati, è una crudeltà”

Il pedagogista legge con preoccupazione le ipotesi per il rientro in aula: “Ancora distanziamento e mascherine, nonostante i vaccini. Tutto sta cambiando, ma la scuola riapre come a giugno: è accanimento”. E sul Green Pass: “Subordinare a questo la vita dei ragazzi rischia di compromettere la loro salute psichica. Muoiono più di suicidio che di Covid”

I ragazzi tra Green pass e Piano scuola. Novara: “Troppo sacrificati, è una crudeltà”

“E' in corso un cambiamento enorme: il 60% della popolazione è vaccinata, tutto è ripartito, possiamo mangiare al ristorante, andare in vacanza dove vogliamo. Ma la scuola no: lei resta come l'anno scorso, riapre a settembre così come aveva chiuso a giugno: con il distanziamento e le mascherine. Io questo lo definisco accanimento”. E' molto arrabbiato il pedagogista Daniele Novara, sconcertato dalle ipotesi sul tavolo per la prossima riapertura della scuola: ha letto le anticipazioni del Piano del ministero e, con stupore e rammarico, ha constatato che “poco cambierà, rispetto allo scorso anno, sebbene nel frattempo sia cambiato il mondo intero. Alla scuola e a chi la frequenta, personale e studenti, si continua a chiedere, alzando l'asticella: mascherine, distanziamento, igienizzazione, finestre aperte e ora vaccini. Un anno fa segnalavo il rischio che la scuola fosse commissariata dalla sanità, ora mi pare un dato di fatto: nessun altro luogo che non sia l'ospedale ha messo in campo misure di protezione simili”.

E' preoccupato per i ragazzi, che in questi 20 mesi ha osservato con apprensione?
Sono molto preoccupato: continuiamo a chiedere loro sacrifici come se niente fosse, senza mai mettere sul piatto della bilancia le malattie psicologiche e psichiatriche che stanno aumentando all'inverosimile, costringendo una generazione a vivere con il freno a mano tirato. Li abbiamo chiusi in casa davanti a un monitor e ora continuiamo a chiedere loro di coprirsi il volto per tutto il tempo che trascorrono a scuola. Non è una fatica da sottovalutare.

La pandemia però non accenna ad arretrare: quale dovrebbe essere l'alternativa?
Si dice che in due mesi avremo l'immunità di gregge: allora, fino a novembre, facciamo scuola all'aperto! Io abito a Piacenza, in piena Pianura Padana, e vi assicuro che perfino qui si può fare. Troviamo soluzioni alternative, ma non chiediamo ai nostri studenti di tornare a scuola con la mascherina!

Perché trova questo aspetto così rilevante?
Perché lo è, da molti punti di vista. Specialmente per i più piccoli: per loro è un grave limite e un danno essere gestiti da maestre di cui non vedono il volto. In generale, però, la scuola con la mascherina, ammesso che sia una necessità, non può definirsi scuola. Il venir meno del volto sottrae alla comunità e al lavoro scolastico un elemento essenziale della relazione educativa. Non possiamo accettare questa ridicola retorica sull'uso degli occhi, che è inquietante: gli occhi non sono un volto, ma si esprimono dentro un volto. Bisogna migliorare la scuola, togliere progressivamente le prescrizioni, non lasciare le cose come stanno.

Almeno però si pone al centro la presenza. Forse ci stiamo lasciando alle spalle la Dad...
Me lo auguro, anche se qualcuno sostiene, con una naturalezza molto discutibile, l'idea che la dad non fosse un problema. Ma dico: almeno sulla didattica lascino parlare noi tecnici e pedagogisti 'senior'. La scuola dietro un monitor non va bene, c'è poco da discutere. Ma non va bene neanche quella 'presenza' di cui si sta parlando: si torna come a giugno, con le stesse restrizioni. Anche quando saranno tutti vaccinati, insegnanti e ragazzi, dovranno stare distanti o indossare la mascherina? Io questa la chiamo crudeltà.

A proposito di vaccini, pensa che anche questo sia un sacrificio irragionevole da chiedere ai ragazzi?
Io non sono un epidemiologo, ma per farmi un'idea sulla questione ragiono insieme a Sara Gandini, che invece epidemiologa è: questa malattia non ha colpito i bambini. Le medicine si danno a chi ne ha bisogno: chi ha la pressione bassa, non prende le pasticche contro la pressione alta. Questo è un principio deontologico basilare. Ora, non so come finirà con i ragazzi: da pedagogista, posso dire solo che condizionare la presenza scolastica alla vaccinazione mi pare una misura eccessiva. Mi fa piacere che la sottosegretaria Floridia abbia espresso la stessa posizione. E poi c'è una linea del Rubicone, che mi auguro non venga varcata, perché sarebbe fuori da ogni logica: la vaccinazione sotto i 12 anni.

E il Green Pass: pensa che possa avere un impatto sulla socialità e sulla vita extra scolastica degli adolescenti, qualora questi non siano (o non siano ancora) vaccinati? Dal 6 agosto, non potranno frequentare attività sportive o ricreative, per esempio, se non sottoponendosi a tampone ogni 48 ore...
Il principio è lo stesso che affermo per la scuola: non si può subordinare la vita dei bambini e dei ragazzi a queste misure. Così facendo, si espongono a rischi molto più drammatici del Covid, da cui sono stati invece risparmiati. Per proteggerli e proteggerci dal virus, compromettiamo la loro vita scolastica e sociale e la loro salute psichica. Riflettiamo: sappiamo che le automobili inquinano, ma non per questo è stato mai chiesto alla popolazione di lasciarle in garage. Eppure le auto uccidono molto: con l'inquinamento, con gli incidenti... Bisogna trovare la misura e ho l'impressione che, per quanto riguarda i bambini e i ragazzi, non la si stia neanche cercando. Perché non diciamo quanti di loro si sono tolti la vita dall'inizio della pandemia? Vi assicuro che sono molti di più di quelli che ha ucciso il Covid.

Chiara Ludovisi

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)