Il 2019 dei minori: “Anno di propaganda e strumentalizzazioni: si torni a ragionare”

Un anno di sociale. In aprile, le case-famiglie sotto attacco. A giugno, l’esplosione del caso Bibbiano. Liviana Marelli di Cnca traccia il bilancio dell’anno che sta per concludersi in tema minori: “Vogliono obbligare a schierarci, a contrapporci. Basta con questi toni da comizio elettorale, si ritrovi capacità critica”

Il 2019 dei minori: “Anno di propaganda e strumentalizzazioni: si torni a ragionare”

“Nel 2019 ha prevalso l’ideologia sul pensiero. Toni da comizio elettorale, parole urlate, strumentalizzazione, propaganda. Abbiamo assistito a una caduta di pensiero, all’assenza dell’approfondimento: uno scontro totale che, di certo, non giova e tutela né il minore né le famiglie in difficoltà”. Liviana Marelli, referente per i minorenni del Cnca, il Coordinamento nazionale della comunità di accoglienza, traccia un bilancio di quello che è stato il 2019 in tema di minori.

Era aprile quando, l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini, si scagliava contro le case-famiglia: “Adesso comincio a mettere occhio al business delle comunità di bambini. Su 3 mila case-famiglia, tantissime che fanno il loro lavoro, ma ci sono soggetti che tengono in ostaggio migliaia di bambini. Andremo a smistarle con una commissione di inchiesta”, dichiarò dal discusso Congresso delle famiglie organizzato a Verona. Poi venne l’estate calda della Val d’Enza: giovedì 27 giugno i carabinieri di Reggio Emilia misero ai domiciliari 18 persone, tra cui Andrea Carletti, il sindaco di Bibbiano, nell’ambito di un’inchiesta – chiamata "Angeli e Demoni" – su un presunto traffico di minori nel comune: l’ipotesi era che alcuni funzionari pubblici potessero aver manipolato le testimonianze dei bambini e cercato sistematicamente – da qui l’etichetta “sistema Bibbiano” – di sottrarli alle famiglie in difficoltà per affidarli, in cambio di denaro, ad amici e conoscenti.

In Italia è allontanato il 2,7 per mille dei minori

“A partire da eventi singoli e circoscritti, si è cominciato a parlare di ‘sistema’. Lo ribadisco: non esiste nessun sistema. Se ci sono stati casi riconducibili a reati lo deciderà la magistratura e se qualcuno sarà giudicato colpevole, saremo i primi a chiedere che sia punito duramente. È ora di smettere di far credere alle persone che il nostro è un sistema malato, che le istituzioni lavorano con la volontà di sottrarre i minori alle famiglie: in Italia il numero degli allontanamenti è tra i più bassi in Europa”. In Italia è allontanato il 2,7 per mille dei minori: in tutto 26.615, di cui 14.012 in affidamento famigliare (metà dei quali in affido a parenti) e 12 mila accolti dai servizi residenziali per minorenni. Sono questi gli ultimi dati ufficiali disponibili e risalgono a fine 2016, sono raccolti nel numero 42 dei Quaderni della ricerca sociale, realizzati dall’allora Ministero per il lavoro e le politiche sociali. Ed è lo stesso documento a dichiarare che il 40 per cento dei minori dati in affido fa rientro nella famiglia d’origine.

L’Osservatorio nazionale per l’infanzia e l’adolescenza non è stato riconvocato

Secondo Marelli, tra i responsabili di questa situazione va anche annoverata la scomparsa di un dibattito costruttivo e consapevole: “Siamo senza Osservatorio nazionale per l’infanzia e l’adolescenza”, organo istituito dalla legge 451/1997 per coordinare amministrazioni centrali, Regioni, enti locali, associazioni, ordini professionali e organizzazioni non governative che si occupano di infanzia. L’ultima composizione, designata dall’allora ministro Giuliano Poletti il 24 marzo 2017, non si riunisce da luglio 2018, quando concluse il monitoraggio del IV Piano nazionale d’azione (il Piano nazionale d’azione è elaborato ogni due anni con l’obiettivo di conferire priorità ai programmi riferiti ai minori e di rafforzare la cooperazione per lo sviluppo dell’infanzia nel mondo, ndr). Nel marzo 2019 ha esaurito il suo mandato e ancora non è stata riconvocata. “Il IV Piano d’azione non è nemmeno stato comunicato, dunque non è utilizzabile. È assurdo: si sono annunciate e talvolta effettivamente attivate commissioni, dimenticando che già ci sono – o quantomeno dovrebbero esserci, visto che lo prevede la legge – luoghi deputati nei quali discutere”.

Il superiore interesse del minore

“Ritengo che dietro questa modalità di ‘comunicazione’ urlata ci sia anche una scarsa conoscenza dei temi”, aggiunge Marelli. Dal rigore con cui vengono effettuati i controlli al fatto che i minori arrivano dalle famiglie affidatarie o nelle case-famiglia dopo lunghi percorsi portati avanti con il contributo di un gran numero di professionisti, passando per il reale contributo che viene riconosciuto alle famiglie affidatarie che, “quando è tanto, arriva a 400 euro al mese. L’allontanamento non è il male: noi ragioniamo sempre in nome del superiore interesse del minore. Non serve a nulla contrastare l’allontanamento, quello su cui invece bisogna investire è il sostegno alle famiglie, la prevenzione, la costruzione di relazioni di prossimità, il rinforzo delle politiche a favore dei neo-maggiorenni in uscita dai percorsi d’accoglienza”.

“Attenzione alle parole: i linguaggi vestono i pregiudizi”

“Servizi sociali che ‘rubano’ i bambini, che ‘fanno business’ sulla loro pelle, comunità ‘in combutta’ con i servizi sociali. Quest’anno sui giornali abbiamo letto di tutto: hanno montato una contrapposizione che, in realtà, non esiste tra chi difende i diritti delle famiglie e chi quelli del bambino. Due schieramenti opposti dove qualcuno deve vincere e l’altro perdere. Abbiamo visto bambini esibiti sui palchi di convention politiche, un male per loro e per le famiglie. Ben venga la dialettica e il confronto aperto, ma questa è imbastita come fosse una guerra”. Marelli chiede uno scatto di maturità anche nel linguaggio: “Alzare i toni alimenta i pregiudizi”. E porta come esempio una recentissima delibera della Giunta piemontese sull’affido familiare e le modalità alternative. Si chiama “Affidamento zero”. “Cosa mi trasmette un titolo così? Mi fa subito pensare che chi l’ha proposta sia completamente dalla parte delle famiglie d’origine, mi fa credere che, a qualsiasi situazione si trovi di fronte, l’affido non lo prenderà nemmeno in considerazione”. Marelli parla di falsità (“Una delibera regionale non può contraddire una sentenza del tribunale”) e di negazione dell’evidenza: “Gli abusi e i maltrattamenti esistono, ci sono bambini uccisi dai loro parenti. Per molte famiglie in difficoltà l’allontanamento è fondamentale per rimettersi in piedi. Che poi, tutto lascia il tempo che trova: con ogni probabilità che vorrebbe azzerare gli affidi è anche chi, di fronte a un bambino ucciso dai genitori, lamenta: ‘ma dov’erano i servizi sociali? Non si sono accorti di quello che stava succedendo?’”.

“Il 2020? Osservatorio, V Piano e Lea. Si torni a ragionare”

“Cosa penso succederà nel 2020? Sono ottimista di natura, penso sempre che da qualche parte ci sia una luce”. Per l’anno prossimo, Marelli nutre auspici ben precisi: in primis, la riconvocazione dell’Osservatorio nazionale per l’infanzia e l’adolescenza e l’apertura dei lavori per la realizzazione del V° Piano nazionale. In secondo luogo, il desiderio che ciò che si produce a livello nazionale trovi diffusione anche a livello locale. “Ancora, mi auguro sia data attuazione ai Lea e si omogeneizzino gli interventi e gli investimenti, ancora così diversi da regione a regione: la spesa sociale pro capite del Trentino è praticamente 10 volte quella della Calabria. Ritengo anche opportuno che si moltiplichino i luoghi, anche piccoli, che portino riflessione e conoscenza sui territori. È da lì, dalla prossimità, che bisogna ripartire: solo così potremo ricominciare a ragionare smettendo di berci tutto ciò che ci viene detto senza nessuna capacità critica. Solo cambiando la cultura potremo tornare a farci delle domande”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)