Il Papa e le unioni civili: fenomenologia di uno strano scoop

Spuntano in un documentario e fanno improvvisamente il giro del mondo alcune parole di Francesco registrate in un’intervista di 18 mesi fa: la notizia c’è tutta, ma fra traduzione, contesto, clip tagliate e un montaggio spregiudicato le cose non stanno esattamente come sembra

Il Papa e le unioni civili: fenomenologia di uno strano scoop

Un tempo c’erano quasi solo le encicliche: testo ufficiale, visto e rivisto più volte e infine stampato nero su bianco. Difficile equivocarne il senso. Oggi che il mondo è cambiato a tal punto che anche il papa rilascia periodicamente interviste (cosa impensabile appena qualche decennio fa), accade però che non sempre il risultato sia una comprensione completa e precisa, quella che una comunicazione diretta audio/video in teoria dovrebbe poter garantire. E succede – è successo appunto ieri - che ci si possa imbattere in quello che promette di diventare un vero e proprio caso da manuale per i futuri testi di giornalismo e comunicazione.

Mettete un papa che rilascia un’intervista ad un’apprezzata vaticanista, la giornalista messicana Valentina Alazraki, e immaginate che questa venga filmata, vada in onda (sull’emittente Televisa) e venga poi resa 

: oltre un’ora e un quarto di conversazione a portata di click. Immaginate poi che 18 mesi dopo, venti secondi di quella stessa intervista finiscano all’interno di un documentario (a firma di Evgeny Afineevsky, in uscita oggi alla Festa del Cinema di Roma) che raccoglie vari altri spezzoni per raccontare nel complesso un pontificato lungo sette anni e mezzo. Ecco, potranno mai quei venti secondi - non il documentario, ma quei 20 secondi registrati un anno e mezzo prima - diventare la notizia del giorno da una parte e dall’altra dell’oceano? Sorpresa: sì, possono, è esattamente quello che è accaduto. E allora, domanda semplice semplice: ma per un anno e mezzo abbiamo dormito? Nessuno si era accorto di uno scoop mondiale a portata di mano? Non l’intervistatrice che per prima aveva sentito quelle parole, non tutti i colleghi che a suo tempo ripresero i contenuti di quella conversazione, non un solo singolo spettatore fra i tanti che l’hanno ascoltata?

La realtà è che (escludendo per principio il deepfake, non è il caso) il papa ha certamente detto quello che ha detto, ma per comprenderne anzitutto il significato, e in seguito la portata, bisogna andare ad indagare un po’. Perché è senza dubbio vero che ieri è venuto fuori qualcosa di nuovo, ma è anche vero che non è affatto detto che il tutto stia esattamente così come ci è stato raccontato.

La notizia, così come ieri è volata sui media, sta in poche parole del papa, riportate per lo più in questi termini:

“Le persone omosessuali hanno il diritto di essere in una famiglia. Sono figli di Dio e hanno diritto a una famiglia. Nessuno dovrebbe essere estromesso o reso infelice per questo. Ciò che dobbiamo creare è una legge sulle unioni civili. In questo modo sono coperti legalmente. Mi sono battuto per questo".

Sulla carta, parrebbe chiarissimo. Ma ci sono dei problemi, il più rilevante dei quali è il fatto che le frasi appena riportate non sono consecutive, ma sono state pronunciate dal papa in momenti diversi e, quel che più conta, con riferimento a situazioni differenti. In quei venti secondi ci sono almeno cinque diversi frammenti di quell’intervista (e dunque almeno quattro tagli), il che di tutta evidenza qualche riflessione la richiede. A complicare poi c’è la scoperta che, di quei venti secondi, solo una parte erano stati a suo tempo mandati in onda: gli altri erano stati (per una qualche ragione che sarebbe interessante scoprire) tagliati. Cosa a dire il vero strabiliante, ma tant’è.

Il diritto a stare in famiglia, quella d’origine

Vediamo intanto il dettaglio della parte che già era stata resa pubblica nel maggio 2019 e dunque la frase sul diritto di “essere” o di “stare” in una famiglia: questa è estratta da un punto dell’intervista in cui il papa fa riferimento esclusivo al rapporto fra genitori da un lato e figli omosessuali dall’altro. Francesco sta cioè parlando delle relazioni familiari nelle famiglie di origine, argomentando che ogni madre e ogni padre deve saper mostrare accoglienza e amore ad ogni figlio. Un tema legato all’indubbia difficoltà che molti genitori vivono nell’accettazione di un figlio che confida loro la propria omosessualità, ma che evidentemente – per quanto qui ci interessa – non c’entra niente con il tema delle unioni civili e più in generale con il rapporto affettivo che lega quel figlio o quella figlia al proprio partner. Insomma, si parla della famiglia d’origine, non della propria.

Nell’originale spagnolo le parole che il documentario mette in successione sono in realtà il frutto di addirittura tre diversi tagli:

1) Las personas homosexuales tienen derecho a estar en la familia.
2) Son hijos de Dios, tienen derecho a una familia.
3) No se puede echar de la familia a nadie.

Vediamo in che contesto sono pronunciate queste singole frasi, utilizzando per la traduzione la versione ufficiale riportata nel maggio 2019 su Vatican News. Evidenziamo in corsivo e sottolineato le parole scelte per comparire nel documentario.

“Al minuto 56 dell’intervista, Il papa (guarda un po’ i casi della vita…) se la prende con i giornalisti per il modo di riportare le sue parole e racconta alla sua intervistatrice un particolare episodio: “Mi hanno fatto una domanda durante il volo — dopo mi sono arrabbiato, mi sono arrabbiato perché un giornale l’ha riportata — sull’integrazione familiare delle persone con orientamento omosessuale. Io ho detto: le persone omosessuali hanno diritto a stare nella famiglia, le persone con un orientamento omosessuale hanno diritto a stare nella famiglia e i genitori hanno diritto a riconoscere quel figlio come omosessuale, quella figlia come omosessuale, non si può scacciare dalla famiglia nessuno né rendergli la vita impossibile. Un’altra cosa che ho detto è: quando si vede qualche segno nei ragazzi che stanno crescendo bisogna mandarli, avrei dovuto dire da un professionista, e invece mi è uscito psichiatra. Titolo di quel giornale: “Il Papa manda gli omosessuali dallo psichiatra”. Non è vero! Mi hanno fatto un’altra volta la stessa domanda e ho ripetuto: sono figli di Dio, hanno diritto a una famiglia, e basta. E ho spiegato: mi sono sbagliato a usare quella parola, ma volevo dire questo. Quando notate qualcosa di strano, no, non di strano, qualcosa che è fuori dal comune, non prendete quella parolina per annullare il contesto. Quello che dice è: ha diritto a una famiglia. E questo non vuol dire approvare gli atti omosessuali, tutt’altro”.

Ebbene, ad una lettura semplicemente onesta del testo, appare di tutta evidenza come il papa stia parlando di tutt’altro rispetto a quanto ci è stato riferito dai media nella giornata di ieri. Il discorso è tutto orientato alla relazione familiare fra genitori e figli omosessuali, si fa riferimento a padri e madri che non devono cacciare i propri figli e a figli che hanno diritto a stare in quella loro famiglia. Niente qui parla dei rapporti affettivi dei figli con i loro partner. Occorrerà dunque onestamente dire che usare quelle parole del papa con riferimento al tema delle unioni civili è semplicemente ciò che un giornalista (ma forse è il caso di dire anche un regista, e chiunque operi nel mondo della comunicazione) non dovrebbe fare. Letto in quel modo è un falso, semplicemente un falso. E’ chiaro, le parole del papa sono un evidente segnale dell’approccio dialogante, aperto, attento (pastorale, si direbbe in linguaggio di curia) che papa Francesco ha, e in questi termini il loro utilizzo all’interno del documentario è pienamente sensato, ma non se l’intenzione è quella di far dire al papa qualcosa che su quello specifico tema – le unioni civili - il papa non ha detto.

Dunque, dobbiamo declassare come falsa l’interpretazione che ne è stata data? Era tutta una bufala, una fake news di portata mondiale? No, perché abbiamo anche altri dieci secondi di estratti del papa da quella stessa intervista del 2019, estratti che però nella versione pubblicata un anno e mezzo fa non compaiono. Erano stati tagliati.

Si tratta di queste parole pronunciate in spagnolo: “Lo que tenemos que hacer es una ley de convivencia civil, tienen derecho a estar cubiertos legalmente. Yo defendí eso”, che dai media italiani sono state tradotte così: “Ciò che dobbiamo creare è una legge sulle unioni civili. In questo modo sono coperti legalmente. Mi sono battuto per questo”. Laddove salta anzitutto agli occhi che il papa fa sì riferimento a una legge, ma con connotazioni più generiche (di convivenza civile) rispetto a ciò che noi oggi intendiamo con l’espressione “unioni civili”.

Ma il punto, come detto, è che questa frase non si trova nella versione dell’intervista andata in onda un anno e mezzo fa. Fu tagliata, con tutto il ragionamento circostante. Non è difficile ipotizzare in quale punto della conversazione con la Alazraki il papa abbia affrontato quel tema. Dopo il passaggio sulle relazioni fra genitori e figli omosessuali che abbiamo citato in precedenza, l’intervista prosegue (guarda caso) affrontando ancora una volta il tema del modo in cui i giornali riprendono le parole del papa. Si parla della famosissima frase “Chi sono io per giudicare”, pronunciata da Francesco proprio con riferimento alle persone omosessuali, mettendo in evidenza come fosse stato completamente rimosso il resto del discorso, ad iniziare dalla premessa riguardante “quello che dice il Catechismo”, e ragionando sulla tendenza ad “etichettare” le persone (e anche il papa) come “conservatore” o come “liberal”, la giornalista stuzzica Bergoglio ricordandogli di aver fatto, quando era arcivescovo di Buenos Aires, una battaglia contro i matrimoni con persone dello stesso sesso in Argentina, e chiedendogli se sia vera l’impressione di quanti ritengono che una volta eletto papa sia diventato “molto più liberale” di quanto non fosse in precedenza.

La risposta che papa Francesco dà nell’intervista originale è a suo modo deludente, o se si preferisce parziale: “Io ho sempre difeso la dottrina. Ed è curioso, nella legge sul matrimonio omosessuale… è un’incongruenza parlare di matrimonio omosessuale…”. Proprio a questo punto, nel video dell’intervista originale (siamo esattamente allo scoccare del 60esimo minuto) si torna, con uno scatto e un evidente taglio nel montaggio, all’intervistatrice che prosegue la conversazione chiedendo dunque nuovamente se fosse vero che il suo orientamento conservatore fosse mutato nel tempo, e il papa risponde: “Prima ero una cosa e ora sono un’altra, è vero”, e poco dopo approfondisce ancora la cosa dicendo che “confido nel fatto che sono cresciuto un po’, che mi sono santificato un po’ di più. Si cambia nella vita. Che ho ampliato i criteri, può essere, che vedendo i problemi mondiali ho avuto più coscienza di certe cose di quanta ne avessi prima. No, credo che in tal senso ci sono cambiamenti, sì. Ma, sono conservatore... Sono tutte e due le cose”.

Al di là dell’etichetta per definire il papa che fa da filo conduttore in questo frangente dell’intervista, è molto evidente anche ad occhio nudo che la risposta del papa alla sollecitazione sul tema del matrimonio omosessuale in Argentina ha subito un taglio. Per una qualche ragione particolare, a suo tempo si decise di eliminare alcune sue parole (non sappiamo quante), ed è estremamente probabile, se non certo, che proprio da quello spezzone mai udito prima provenga ora l’estratto che è stato inserito nel documentario e che ha fatto il giro del mondo. Documentario per la realizzazione del quale, ricordiamo, era stato consentito al regista l’accesso a numeroso materiale a disposizione della Santa Sede.

La cosa più sensata, visto che i buoi sono ormai fuggiti dal recinto, sarebbe che a questo punto venisse resa pubblica l’intera risposta del papa a quella domanda dell’intervistatrice, di modo che il pensiero allora espresso dal pontefice possa essere compreso pienamente o quanto meno ricostruito con maggiore accuratezza. E’ indubbio che, in quella risposta, il papa ha parlato di “copertura legale” e di “legge di convivenza civile”, ma l’estrapolazione di singole frasi non può darci una certezza totale di cosa il papa intendesse in quel particolare contesto.

E’ noto da tempo, attraverso più fonti giornalistiche, che fra il 2009 e il 2010, ai tempi del dibattito che in Argentina avrebbe portato in seguito all’approvazione della norma sul matrimonio egualitario, la posizione dei prelati cattolici di quel paese fosse molto variegata: non vi erano divergenze sulla necessità di opporsi ai matrimoni fra persone dello stesso sesso, ma vi erano approcci diversificati sulla durezza di tale opposizione e anche sulla possibilità di raggiungere una soluzione di compromesso. Il cardinale Bergoglio, secondo le ricostruzioni, faceva parte dell’ala “moderata”, che avrebbe visto positivamente un eventuale accordo su una forma di copertura legale per le coppie omosessuali, differenziando tale realtà da quella del matrimonio. La storia dice che l’opposizione dei vescovi argentina fu assai dura, e che la legge sui matrimonio egualitario nel luglio 2010 fu votata e approvata.

Con questo quadro alle spalle, è più che ipotizzabile che papa Francesco, in risposta alla giornalista che gli poneva davanti proprio l’esempio di quella mobilitazione in Argentina di dieci anni fa, abbia ricordato ed espresso ricordi o valutazioni su quella vicenda. E le frasi che ora sono state rese pubbliche, per quanto sibilline, sembrerebbero confermare questa tesi. Ma senza il video originale è difficile farsi un’idea certa. E del resto fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio: se i primi 10 secondi del video che sta facendo il giro del mondo sono stati infatti utilizzati, come abbiamo visto, in modo assai spregiudicato, cosa ci rassicura che ciò non sia stato fatto anche sugli ultimi 10 secondi, quelli finora inediti? Per quanto ne sappiamo, ad esempio, non possiamo escludere che Bergoglio abbia parlato di “legge di convivenza civile” o di “copertura legale” semplicemente elencando le ipotesi allora sul campo, senza sposarne una in particolare. O forse ha proprio confidato la propria considerazione che quella fosse la strada da intraprendere. Ma a questo punto buon senso vorrebbe che chi di dovere ci facesse ascoltare l’intero passaggio a suo tempo censurato. Certo, poi bisognerebbe intendersi sul cosa si intende e su intende il papa quando parla di “legge di convivenza civile”, considerato che oltre all’istituto delle unioni civili (quello che conosciamo oggi in Italia si fonda sull’art. 2 della Costituzione, quindi sulle formazioni sociali, e non sull’art. 29 della Costituzione, che definisce invece la famiglia come “società naturale fondata sul matrimonio”), più volte nel tempo e in vari paesi si sono affacciate anche differenti ipotesi di tutela legale e riconoscimento giuridico per formazioni sociali composte da due persone, anche dello stesso sesso, e peraltro non in tutti i casi fondate esclusivamente su base affettiva. Ma questo è, almeno per ora, un altro discorso.

A margine, va notato che il documentario del regista Afineevsky, come ampiamente raccontato dai media, racconta anche lo scambio fra papa Francesco e Andrea Rubera, che con il suo partner è padre di tre bambini: emerge dal racconto tutta la preoccupazione di Bergoglio perché i piccoli venissero accolti in parrocchia, con l’invito rivolto al padre a non rinunciare ad entrare in contatto con la parrocchia per paura di subire discriminazioni o incomprensioni. La storia è ancora una volta indicativa del carisma umano di papa Francesco, ma – come altre peraltro già raccontate in passato – racconta più l’aspetto pastorale e meno quello squisitamente dottrinale.

In conclusione, fra interviste edite e inedite, su uno scoop di livello mondiale sembra permanere più di qualche dubbio, e il fatto stesso di dedicare una sorta di radiografia ad appena 20 secondi di video è indicativo del livello di confusione che si è venuto a creare. Anche per questo in tanti in queste ore sono andati a riprendere i testi scritti, quelli che nero su bianco restituiscono un’inquadratura più formale ma probabilmente anche più chiara. Il più citato, ma ce ne sono vari, è Amoris Laetitia, l’esortazione apostolica postsinodale firmata da papa Francesco nel 2016 che richiama i contributi di tutta la Chiesa: in esso viene ribadito da un lato che “ogni persona, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare ogni marchio di ingiusta discriminazione”, e viene precisato che “non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia".

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)