Il Web, campo di semina. Chiesa e digitale alla vigilia della beatificazione di Carlo Acutis, uno "smanettone" informatico sugli altari

Sabato 10 ottobre Carlo Acutis, il ragazzo milanese morto nel 2006 a soli 15 anni, verrà proclamato beato nella Basilica di San Francesco ad Assisi. Il suo intuito profetico lo portò a frequentare internet per incontrare lì le persone e seminare il Vangelo e il suo amore per l'eucaristia.

Il Web, campo di semina. Chiesa e digitale alla vigilia della beatificazione di Carlo Acutis, uno "smanettone" informatico sugli altari

Un millennial, per lo più “smanettone” informatico, elevato alla gloria degli altari. Viene celebrata sabato 10 ottobre, nella basilica di San Francesco in Assisi, la beatificazione di Carlo Acutis, venuto a mancare nel 2006, all’età di 15 anni, a seguito di una leucemia fulminante. Fin da subito si è diffusa la fama di santità di questo giovane, nato a Londra ma cresciuto a Milano, devotissimo all’eucaristia e allo stesso tempo appassionato di videogiochi e film polizieschi, studente al liceo, frequentatore quotidiano della messa, volontario in parrocchia. Tante sono le grazie a lui attribuite: tra queste il miracolo della guarigione di un bambino brasiliano, fondamentale per il via libera alla beatificazione in tempi molto rapidi.

Un ragazzo dei nostri giorni, insomma. Uno di quelli che trovi in patronato dopo la scuola, tra Acr e catechismo.

Il suo corpo, seppur preservato e coperto da una maschera in silicone, viene esposto nel mese di ottobre all’interno del santuario della Spogliazione di Assisi con addosso un felpone dell’Adidas e ai piedi le scarpe griffate Nike, vestiti che indossava ogni giorno, nella quotidianità di un santo fatta di scuola, parrocchia e internet. Già, internet. Carlo Acutis sarà infatti il primo canonizzato nella storia della Chiesa cattolica ad aver fondato – tra l’altro nel 2004, all’età di 14 anni – un sito web, ancora raggiungibile all’indirizzo www.miracolieucaristici.org e per l’appunto dedicato al tema. E ancor prima che il processo canonico svolgesse il suo iter per avvicinare il giovane milanese alla gloria degli altari, in molti hanno lanciato un appello – Vox populi, vox Dei – perché Carlo Acutis diventi patrono della rete.

Nell’anno del Coronavirus, tra preghiere su Facebook e messe in streaming, il binomio Chiesa e internet diventa, se ce ne fosse bisogno, ancor più di attualità. E la domanda non è più – come ai tempi di Carlo Acutis – come fare pastorale attraverso il web, ma come fare pastorale in un mondo completamente cambiato dalle regole del web, nel quale tutti quanti, fedeli, non praticanti e lontani sono costantemente connessi tra loro e bombardati di informazioni dalle autostrade digitali.

«La beatificazione di Carlo Acutis è un grandissimo segno di speranza – osserva Luigi Rancilio, giornalista di Avvenire, tra i massimi esperti in Italia di Chiesa e internet – ci fa capire come la santità non è una cosa che si guadagna solo in tanti decenni, ma può essere conquistata da un giovane che affronta le grandi questioni della vita anche con l’impegno nelle nuove tecnologie». E forse Carlo si sarebbe riconosciuto nello sforzo che negli ultimi mesi tante parrocchie, associazioni e realtà religiose hanno profuso per abbattere le distanze: «Oggi come allora – continua Rancilio – nonostante i grandi giganti digitali condizionino le nostre vite, spostino o meno gli equilibri e persino parte dell’opinione pubblica, la rete continua a essere nella stragrande maggioranza dei casi ancora in mano alle persone». Persone che fanno le loro scelte e che orientano i loro sforzi: «Nel web ci sono persone con progetti, anche piccoli, e che pure servono a tanto, proprio come Carlo con il suo sito. Questo ci ricorda che i cattolici, anche in rete, devono essere buoni seminatori digitali. Seminare il bene, invece della stanchezza, della rabbia, della paura. Anche il più piccolo e il più giovane tra noi può fare davvero tanto se scegliere di seminare il bene in rete».

Il sospetto è che di fronte alla sfida della rete si arrivi un po’ in ritardo, specie se pensiamo a come la Chiesa rispose alle sfide di stampa, cinema, radio e tv libere: «Come diceva il maestro Manzi, non è mai troppo tardi. Credo però che dobbiamo essere molto onesti con noi stessi e molto umili: dobbiamo renderci conto che come cattolici siamo marginali, e in rete lo siamo ancora di più. Papa Francesco, nel suo messaggio per la Giornata delle comunicazioni sociali 2021 ci invita a incontrare le persone dove sono e come sono, senza volerle piegare ai nostri interessi e ai nostri preconcetti. È questa la nostra sfida».

«La pastorale sul web è importante perché il web ormai è diventato tutto: scuola, biblioteca, banca, supermercato – avverte Fabio Bolzetta, giornalista di Tv2000 e presidente di WeCa, l’associazione dei Webcattolici italiani – non riguarda solo chi ha una certa competenza, ma riguarda tutti. Ogni aspetto della comunicazione e della vita delle persone ormai attraversa le nuove tecnologie, ma dobbiamo guardare ancora avanti, pensiamo ai temi degli algoritmi e delle intelligenze artificiali». Tra le persone invitate alla cerimonia di beatificazione di Carlo Acutis ad Assisi c'è anche Bolzetta, in rappresentanza dei Webcattolici: «Da operatori del web, ma anche da cattolici, non possiamo che gioire nel vedere nel firmamento della santità la stella di un nuovo beato, una figura giovane che fa parte di una generazione ricca di esempi, beatitudini e santità che si affaccia nella storia contemporanea della Chiesa».

Con il lockdown l’associazione WeCa ha sospeso i suoi “tutorial” settimanali sui temi di chiesa e internet per raccontare “in diretta” come le comunità cristiane, dalle singole parrocchie fino alla Santa Sede, abbiano usato le nuove tecnologie per la pastorale straordinaria in tempi straordinari: «Con la riapertura delle chiese e il lento ritorno all’ordinarietà non dobbiamo disperdere l’esperienza che è stata maturata. Dobbiamo setacciare le buone pratiche e migliorare l’uso degli strumenti adottati nell’emergenza, perché possano essere ritarati nei tempi ordinari. Gli strumenti utilizzati per le messe in streaming possono ora supportare gli incontri a distanza, affiancando proposte digitali a quelle in presenza, integrandoli verso la cultura dell’incontro. Dobbiamo cercare e incontrare le persone lì dove vivono. Dunque, anche negli ambienti digitali».

«Nutro la speranza che quanto accaduto possa aver lasciato il segno anche in questo ambito – conclude don Daniele Longato, direttore dell’Ufficio per le comunicazioni sociali della Diocesi di Padova – La comunicazione della Chiesa ai tempi del Coronavirus non lascia il tempo che trova se, trascorso il tempo dell’emergenza più intensa e drammatica, ci impegneremo a mettere sempre più a tema la questione comunicativa all’interno degli ambienti di curia come nelle nostre comunità parrocchiali. Non lascia il tempo che trova se, dopo un generoso e intenso sforzo di rispondere all’emergenza, a volte anche improvvisando e sperimentando, ci impegneremo a dedicare tempo alla formazione. Non lascia il tempo che trova se, constatando il calo della frequenza alle celebrazioni domenicali, non ricondurremo tutto semplicemente alla paura del contagio, ma troveremo il tempo e il coraggio per interrogarci profondamente e mettere in discussione il nostro modo di comunicare il Vangelo, la fede. Quanto celebriamo e come lo comunichiamo riesce davvero a intercettare le attese e i bisogni delle persone che prima frequentavano le nostre chiese?».

Carlo ripeteva: «Davanti a Gesù eucaristia si diventa santi»

Figlio di Andrea Acutis e Antonia Salzano, Carlo nasce a Londra il 3 maggio 1991, ma cresce a Milano, dove all’età di sette anni viene ammesso alla prima comunione. Frequenta la parrocchia di Santa Maria Segreta; allievo delle suore Marcelline alle elementari e medie e dei Gesuiti al liceo, da autodidatta diventa un esperto di nuove tecnologie digitali. Ogni giorno recita il rosario e partecipa alla messa. Carlo ha detto che quando «ci si mette di fronte al sole ci si abbronza... ma quando ci si mette dinnanzi a Gesù eucaristia si diventa santi». Una leucemia fulminante lo prende il 12 ottobre 2006, poco più che quindicenne. Viene sepolto ad Assisi, città che amava e frequentava spesso. Il 5 luglio 2018 è dichiarato venerabile. Il 21 febbraio 2020 papa Francesco promulga il decreto di beatificazione.

Papa Francesco parla di lui nella Christus vivit

Nell'esortazione apostolica Christus vivit, promulgata a conclusione del Sinodo dei vescovi, papa Francesco, rivolgendosi ai giovani cristiani, dal punto 104 al 106 parla di Carlo Acutis, della sua figura geniale e creativa in relazione con le nuove tecnologie e della capacità che aveva sviluppato per non cadere nelle trappole della rete e finire uguale a tutti gli altri: «Tutti nascono come originali, ma molti muoiono come fotocopie» diceva Carlo.

La libertà in rete ma seguendo regole precise

Cattolici in rete. Libertà di azione o piani da seguire? Per Luigi Rancilio «la libertà è fondamentale a patto che sia inserita in una strategia editoriale. In rete ci sono regole da seguire: se facciamo un errore sul web verremo notati da tutti, fino alle prime pagine dei giornali».

Il "fenomeno" digitale di don Alberto Ravagnani

La “stella” del web cattolico nei tempi del lockdown è senza dubbio don Alberto Ravagnani, prete 26enne dell’Arcidiocesi di Milano, che su Youtube in pochi mesi ha raggiunto 92 mila iscritti e 3 milioni e 600 mila visualizzazioni. Preso come esempio da molti, ricondiviso e rilanciato sui social dalla Cei, ha però riscosso alcune critiche per il suo linguaggio troppo semplice. «Don Alberto fa un lavoro meraviglioso – certifica Luigi Rancilio di Avvenire – ha il suo linguaggio, ma non è l’unico linguaggio che un sacerdote possa avere quando si approccia al digitale. Il rischio è che diventi un caso isolato, quando invece ognuno di noi, laico o religioso, debba essere se stesso per diventare un “buon seminatore” nel digitale».

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