Il digitale nella vita comune. Una riflessione a partire da una ricerca Censis presentata in questi giorni

C’è bisogno di un’educazione all’utilizzo dei media: soprattutto i giovani rischiano di trascurare l’ambiente fisico e corporeo per isolarsi tra i sogni delle serie.

Il digitale nella vita comune. Una riflessione a partire da una ricerca Censis presentata in questi giorni

L’interazione con gli strumenti digitali negli ultimi due anni, complice il distanziamento fisico e l’isolamento a cui siamo stati obbligati dalla pandemia, ha avuto un’accelerazione impressionante. Ormai ognuno di noi si connette con più di uno strumento e in ogni luogo.
Un’indagine Censis su “La digital life degli italiani” evidenzia gli effetti su alcune abitudini degli italiani provocati dalla proliferazione e dalla disponibilità dei dispositivi che vanno dall’ormai tradizionale smartphone alla console per i videogiochi, dal pc ai tablet. L’accesso al web è quotidiano e abituale per il 91,5% delle persone. La portabilità e l’eterogeneità dei mezzi non pone confini di spazio alla connessione. Anche se la maggioranza (92,3%) si connette da casa, il 56,2% degli occupati si collega dai luoghi di lavoro e il 37,2% dalla scuola o dall’Università.

Per molti ormai sono cadute anche alcune barriere legate alla prudenza: quasi il 70% effettua pagamenti online e oltre il 55% deposita sulle “nuvole virtuali” dati personali e documenti. Inoltre, a molti piacerebbe che la via digitale semplificasse le interazioni con la pubblica amministrazione: accesso ai servizi con un’unica password (74%), ricevere informazioni personalizzate su mail o su sms (78,9%), facilitare la richiesta di documenti (85%).
Ci sono però dei segnali sui quali andrebbe posta maggiore attenzione. Dall’indagine apprendiamo che mentre per il 55% degli italiani la digitalizzazione aiuterebbe le relazioni affettive, nei rapporti di coppia il 40,5% si lamenta di un partner distratto dalle notifiche, e spiano in segreto il suo profilo social oltre 6 milioni di persone. Inoltre, per il 40% dei giovani il tempo del web è notturno tra giochi virtuali e serie cinematografiche. Infine, il 66% utilizzano i loro dispositivi personali per il lavoro: una commistione che da un lato porta all’incapacità di gestire il proprio tempo, dall’altro lato è un rischio per la sicurezza dei dati sia personali sia aziendali.

C’è bisogno di un’educazione all’utilizzo dei media: soprattutto i giovani rischiano di trascurare l’ambiente fisico e corporeo per isolarsi tra i sogni delle serie, proposte dalle piattaforme, e il divertimento dei videogiochi interattivi. Per tutti, invece, rimane il pericolo di abbassare le difese sulla privacy e sulle informazioni personali e professionali e di trascurare le persone che ci sono più vicine.

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Fonte: Sir