Il mirabile segno che è in ogni casa. C'è una tradizione che nessun lockdown può impedire, quella del presepe

Riunirsi in famiglia quest’anno sarà più difficile o addirittura impossibile, ma in ogni casa c’è un “mirabile segno” che può farci sentire tutti uniti in contemplazione del Natale e del Signore che viene.

Il mirabile segno che è in ogni casa. C'è una tradizione che nessun lockdown può impedire, quella del presepe

Il mirabile segno del presepe, così caro al popolo cristiano, suscita sempre stupore e meraviglia. Rappresentare l’evento della nascita di Gesù equivale ad annunciare il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio con semplicità e gioia. Il presepe, infatti, è come un Vangelo vivo, che trabocca dalle pagine della Sacra Scrittura. […]

È così che nasce la nostra tradizione: tutti attorno alla grotta e ricolmi di gioia, senza più alcuna distanza tra l’evento che si compie e quanti diventano partecipi del mistero. […]

Cari fratelli e sorelle, il presepe fa parte del dolce ed esigente processo di trasmissione della fede. A partire dall’infanzia e poi in ogni età della vita, ci educa a contemplare Gesù, a sentire l’amore di Dio per noi, a sentire e credere che Dio è con noi e noi siamo con Lui, tutti figli e fratelli grazie a quel Bambino Figlio di Dio e della Vergine Maria.

Papa Francesco, Lettera Apostolica Admirabile Signum , sul significato e il valore del presepe, 1 dicembre 2019

C’è qualcosa che nessun lockdown può impedire, proprio come ai tempi di Gesù nulla poté impedire la sua nascita quando fu il tempo stabilito. È la tradizione del presepe, quella che dobbiamo a Francesco d’Assisi e a cui papa Francesco ha voluto dedicare, l’anno scorso, una breve quanto accorata lettera apostolica. Riunirsi in famiglia quest’anno sarà più difficile o addirittura impossibile, ma in ogni casa c’è un “mirabile segno” che può farci sentire tutti uniti in contemplazione del Natale e del Signore che viene. Quali statuine metteremo quest’anno nel nostro presepe? C’è Maria grazie al cui “sì” tutto è stato possibile, c’è Giuseppe, padre dell’ascolto e della protezione, con il suo bastone o la lanterna in mano.

C’è un paesaggio notturno che ben simboleggia come anche la natura fosse in trepidazione per l’evento dell’incarnazione; e poi ci sono i pastori con le loro greggi, fino ad arrivare ai Re Magi, coloro che hanno seguito la luce della stella e ora saranno pronti per portare la buona notizia di Gesù al mondo. A seconda degli usi e delle abitudini famigliari, in ogni presepe poi entrano personaggi che si rifanno solo alla tradizione e che anche se non menzionati dal Vangelo hanno diritto di cittadinanza nella rappresentazione. Sono personaggi umili, intenti al loro lavoro, dai campi o dalle botteghe, sono personaggi che ci fanno ancor più immedesimare, uniti a noi nel desiderio di essere presenti e a loro volta essere visitati, lì dove sono, nelle loro occupazioni quotidiane, da una nascita tanto straordinaria quanto propiziata nella più grande e semplice povertà. Quest’anno attorno al presepe molti di noi non potranno essere insieme e forse si potrà intravvedere le reciproche costruzioni fra nonni e nipoti solo con qualche fotografia o qualche collegamento in rete… Eppure proprio il segno del presepe ci insegna ad avere uno sguardo che sa andare oltre le distanze.

Nella contemplazione di questo manufatto, come scrive il Papa, si crea un legame per cui siamo “senza più alcuna distanza tra l’evento che si compie e quanti diventano partecipi del mistero”. Il presepe del Natale 2020 potrà essere ricordato per la sua pregnanza e simbolicità, idealmente attorno alla grotta, davanti a quella mangiatoia vuota, prima che sia deposto il Bambino Gesù, potremo mettere tutte le persone che dovranno trascorrere le feste in ospedale, tutte le persone sole, senza ricongiungimento; ma poi anche tutti i medici e gli infermieri, tutte le persone che non possono smettere di lavorare e quelle che il lavoro non ce l’hanno o l’hanno perso. C’è la nostra umanità stupita e ammirata nel presepio, c’è fra le statuine che si è andati a prendere in soffitta o in cantina, c’è il desiderio di dire al mondo che ancora una volta Gesù nasce per noi, scegliendo la via di un’umanità nuda e disarmata proprio come la nostra. Come si scuote la polvere dalla capanna stipata in qualche ripostiglio per tutto il resto dell’anno, così rispolveriamo la tradizione del presepe come un’eccezionale occasione per raccontare ai fratelli che l’amore di Dio non teme blocchi, o quarantene, ma anche quest’anno viene copioso ovunque ci sia un uomo che lo accoglie.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Sir