Il ritorno del termine “ritardato”: l'editoriale di Travaglio “può fare danni irreparabili”

“Conclusioni che trarrebbe pure un bambino ritardato”: così il giornalista si riferisce alle analisi del collega Sallusti. Speziale (Anffas): “Travaglio fatica a comprendere il peso che l'uso improprio di tali frasi ha sulle vite delle persone con disabilità. Lo invito ufficialmente all'Anffas Day”. Nicoletti: “Idea del disagio mentale come condizione umana abietta è sintomo di inciviltà”

Il ritorno del termine “ritardato”: l'editoriale di Travaglio “può fare danni irreparabili”

“Tragga dalla tardiva ma lucida analisi le conclusioni che ne trarrebbe pure un bambino ritardato”: l'esortazione, rivolta ad Alessandro Sallusti, è firmata da Marco Travaglio, nel suo editoriale di ieri sul Fatto. Nella rivendicazione di un “primato” giornalistico riguardo l'analisi della situazione lombarda, Travaglio commette un peccato linguistico che non sfugge a chi sul tema è particolarmente sensibile: “ritardato” non si dice, tanto meno si scrive, men che mai si utilizza per offendere. E non è la prima volta che Travaglio cade in un simile errore: come ricorda Anffas, l'associazione nazionale delle famiglie di persone con disabilità intellettiva o relazionale, nel settembre 2017, nel corso della trasmissione Otto e Mezzo de La7, aveva detto: “Andate pure avanti a trattarli come mongoloidi”. E le critiche non si erano fatte attendere

Se errare umano, perseverare lo è molto meno. Così, com'era prevedibile, puntuali arrivano le prese di posizione. “Eravamo e restiamo convinti che Travaglio non ha pregiudizi sulle persone con disabilità e che le sue modalità comunicative sono frutto di un modo diffuso di utilizzare la disabilità in termini dispregiativi - afferma Roberto Speziale, presidente nazionale Anffas - ma appare di tutta evidenza che Marco Travaglio fa fatica a comprendere il peso che l'uso improprio di tali frasi ha sulle vite delle persone con disabilità. Decisamente non si rende conto che si rischia di vanificare con una sola frase gli sforzi che da decenni tutto il movimento delle persone con disabilità, in particolare intellettive e con disturbi del neurosviluppo, stanno facendo per contrastare pregiudizi, cliché e stereotipi che continuano purtroppo a circondare le persone con disabilità intellettive. Pregiudizi, cliché e stereotipi che sono ancora purtroppo estremamente radicati nella nostra società, anche se non sempre vengono alla luce in modo esplicito. Ma quando, come in questo caso, questi 'pensieri' vengono esternati tramite parole offensive e termini dispregiativi, il danno che ne deriva rischia di essere irreparabile – continua Speziale - Noi persone con disabilità, genitori e familiari siamo sinceramente stanchi di continuare ad assistere a tanta superficialità, soprattutto quando questa proviene dal mondo dell'informazione e da suoi autorevoli esponenti e non siamo più disposti ad assistere, in silenzio, a frasi terribili che hanno accompagnato e continuano, purtroppo, ad accompagnare la vita dei cittadini con disabilità. Stereotipi che, invece, andrebbero banditi dal nostro linguaggio e sostituiti da messaggi positivi ed inclusivi”.

Questo accade, peraltro, appena pochi giorno dopo la Giornata mondiale sulla sindrome di Down del 21 marzo ed in prossimità dell'Anffas Day e della Giornata Nazionale delle Disabilità Intellettive e Disturbi del Neurosviluppo, rispettivamente il 27 e 28 marzo, e della Giornata sulla consapevolezza sull'autismo, il 2 aprile. “Giornate che ribadiscono i diritti delle persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo, l'importanza di garantire pari opportunità e diritti e che celebrano il fatto che le diversità costituiscono un valore aggiunto alla nostra società, non un problema – osserva Speziale - Quindi a prescindere da questo ennesimo spiacevole episodio e nella speranza che Marco Travaglio vorrà porre immediato riparo alla sua 'infelice' frase gli chiediamo di darci, invece, una mano, a contrastare ogni forma di rappresentazione, in negativo, della condizione di disabilità, assumendo consapevolezza dell'importanza che ciò riveste soprattutto da parte di chi con le parole ci lavora e le cui frasi arrivano a milioni di persone. L'auspicio è di riscontrare un sincero ripensamento ma che questo sia definito, vero e sincero. È con questo auspicio che Anffas invita ufficialmente Marco Travaglio a partecipare all'evento associativo del 27 marzo – conclude Speziale - in modo che, oltre a chiarire la portata delle sue frasi, potrà rendersi conto di quello che è la realtà della disabilità e di quanto sia importante conoscere il nostro mondo e di quanta strada ci sia ancora da fare per garantire alle persone con disabilità, dignità, vita autonoma ed indipendente ed una vita di qualità in una società accogliente e pienamente inclusiva”.

Durissimo il commento di Gianluca Nicoletti, giornalista e papà di un ragazzo con autismo, che su Pernoiautistici scrive: “Che nessun limite sia posto all’invettiva, figuriamoci…Però perché ancora una volta tira in ballo la disabilità come repertorio da cui attingere quando vuole sbeffeggiare un suo avversario? Non è un lapsus, non è un termine che gli è sfuggito. Travaglio dimostra di avere un’idea ben precisa e radicata del disagio mentale come condizione umana abietta. Questo è un sintomo atavico di inciviltà su cui dovrebbe riflettere”.

Chiara Ludovisi

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)