Il travaglio dei partiti. Nota Politica

Purtroppo, i partiti non sembrano aver colto il momento di crisi profonda come opportunità di rinnovamento e di rigenerazione.

Il travaglio dei partiti. Nota Politica

Praticamente tutti i partiti accreditati di consensi più consistenti – diciamo a mero titolo esemplificativo quelli che sulla carta supererebbero un ipotetico sbarramento elettorale del 5% – sono alle prese con un travaglio interno che anche quando non ha una rappresentazione pubblica vistosa e quotidiana tocca comunque aspetti fondamentali delle rispettive identità. Sono problemi di leadership o di organizzazione interna, di collocazione in Europa o di rapporto con le proprie radici. Le forme di questo travaglio dipendono in larga misura dal grado di democraticità interna e dal percorso compiuto in precedenza da ciascuna forza politica. Peraltro l’intensità del fermento è inevitabilmente correlata con le aspettative elettorali coltivate – talvolta senza il necessario discernimento – sulla base delle prove più recenti e dei sondaggi. Premesse queste considerazioni per evitare di mettere sullo stesso piano situazioni tra loro molto diversificate, sta di fatto che l’esperienza caratterizzante di questa fase politica – vale a dire la genesi e l’attività del governo Draghi – ha avuto sul sistema dei partiti l’impatto forte che era prevedibile. Nato come risposta eccezionale a uno stallo che rischiava di lasciare il Paese senza un governo adeguato di fronte all’emergenza economico-sanitaria (bisognerebbe andarsi a rileggere il drammatico discorso del presidente Mattarella il giorno dell’incarico a Draghi, appena nove mesi fa), il nuovo esecutivo era allo stesso tempo una manifestazione dell’incapacità delle forze politiche a svolgere pienamente il loro ruolo in Parlamento e una scossa che avrebbe inevitabilmente rimescolato le carte di un sistema dei partiti rimasto come paralizzato dopo il voto choc del marzo 2018.

Il travaglio di cui si diceva all’inizio è la conseguenza di questa scossa, così come dei fattori generali che di essa sono i presupposti, a partire dalla pandemia. Purtroppo, però, i partiti non sembrano aver colto il momento di crisi profonda come opportunità di rinnovamento e di rigenerazione. Salvo rare eccezioni, il tenore dei processi in corso è asfittico e di cortissimo respiro, viziato da ideologismi e succube della rincorsa di interessi corporativi. Come se la posta in gioco fosse soltanto qualche voto in più degli avversari alla prossima tornata elettorale e il nostro Paese non fosse immerso in sfide epocali da cui dipenderà non solo il futuro dei nostri figli, ma anche il presente degli adulti di oggi.
E’ una situazione di cui l’opinione pubblica dovrebbe preoccuparsi perché i partiti non sono un optional. Senza partiti vitali e responsabili ci può essere soltanto una caricatura della democrazia, come tanti esempi nel mondo stanno a testimoniare. Non si può scaricare tutto sui vertici istituzionali, anche quando essi sono incarnati da personalità di cui il Paese può legittimamente andar fiero e a cui bisognerebbe almeno evitare di tirare la giacca.

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Fonte: Sir