Il virus aggrava solitudine e fragilità «Per questo non abbandoniamo i nostri anziani»

Il pericolo di contagio, al quale le persone anziane sono più esposte, aggrava il loro senso di solitudine. Anziani a casa propria Onlus, associazione che da anni promuove l'istituto dell'affido, non si tira indietro nemmeno davanti alle nuove difficoltà. Cambiando un po' il modo di comunicare.

Il virus aggrava solitudine e fragilità «Per questo non abbandoniamo i nostri anziani»

Bisogna trovare il giusto equilibrio tra il rispetto delle regole e la presenza affettuosa di cui gli anziani hanno bisogno. Un bisogno tanto più evidente in questi momenti difficili, in cui l’emergenza sanitaria ha aggravato molte forme di solitudine e messo in luce tutta la fragilità che questa condizione comporta.

«I nostri anziani non li abbandoniamo – assicura Giusy Di Goia, presidente dell’associazione Anziani a casa propria Onlus – Abbiamo chiesto ai giovani se volevano continuare nel loro impegno e tutti hanno accettato, con grande entusiasmo».

L’associazione è promotrice del progetto regionale per l’affido a favore di anziani, attuato in via sperimentale nel 2017 e riconfermato nel 2019, grazie alla collaborazione di undici partner tra enti e associazioni. Il progetto si sviluppa attraverso tre tipologie di servizio: il piccolo affido, che prevede una presenza settimanale di tre ore circa, l’affido di supporto, con una presenza raddoppiata, e l’affido in convivenza, concernente l’accoglienza del beneficiario in casa dell’affidatario o il contrario (nel Padovano attuata solo in due casi).

Ma la presenza e l’attenzione dedicata agli anziani non si misura con l’orologio in mano. «Gli anziani non devono sentirsi abbandonati – afferma Simone Barnabba, uno dei giovani che hanno aderito al progetto, con l’entusiasmo dei suoi vent’anni – soprattutto in questi giorni, in cui vedono tutto nero. Devono sapere che l’altro per loro è un punto di riferimento. Per questo bisogna porre attenzione non solo alla qualità dell’incontro, ma anche alla quantità. Se è possibile li si va a trovare, rispettando tutte le misure di protezione indicate dal sistema sanitario nazionale. Se non si può, è indispensabile fare almeno una telefonata e rendersi disponibile per ogni necessità. Ma bisogna rispettare rigorosamente le regole, anche se a volte gli anziani sentono la vicinanza attraverso il contatto fisico e hanno bisogno di un abbraccio».

Sull’argomento l’associazione ha anche promosso la pubblicazione del Manuale e diario dell’affido. Prendersi cura l’uno dell’altro, a cura di Giusy Di Gioia e Simonetta Milan (Cleup), che partendo dall’esperienza di questi anni illustra come “fidarsi e affidarsi”. La formazione, curata dall’associazione Anziani a casa propria, è uno degli aspetti qualificanti del progetto.

Le novità di questi giorni hanno cambiato, inevitabilmente, il modo di comunicare, ma l’impegno continua. «Serve qualche precauzione in più – spiega Di Gioia – Niente baci e niente abbracci. I giovani mettono le mascherine di protezione, vanno a fare la spesa da soli, mentre prima la facevano insieme all’anziano, telefonano, portano una ventata di allegria». Come farebbe una persona di famiglia, che sostituisce il parente assente in tutta una serie di piccole attenzioni quotidiane.

«Facciamo quello che potrebbe fare un nipote acquisito – scherza Valentina De Acetis, laureata in psicologia e “affidataria” da oltre un anno e mezzo – con la differenza che per quello che facciamo abbiamo ricevuto una formazione ad hoc. Come per le persone di tutte le età, le reazioni a questa emergenza oscillano tra due poli: chi si spaventa e si barrica in casa e chi sottovaluta il pericolo e vuole uscire a tutti i costi, magari anche più di prima. In alcuni casi scatta un bisogno di riprendere la propria vita e i propri spazi. Noi ci siamo attivati per dare a ciascuno la risposta di cui ha bisogno, nei limiti del possibile».

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