In silenzio, senza voce. L’Africa torna indietro

A causa della pandemia e delle guerre gli investimenti internazionali sono dirottati altrove e il continente nero non ce la fa, men che meno per il diritto alla salute

In silenzio, senza voce. L’Africa torna indietro

Quando una passione è profonda ti coinvolge, guida le tue scelte e segna le tue giornate. Se la passione è per l’altro, per il fratello lontano, per un continente così affascinante e difficile come l’Africa, non ti molla mai e ogni giorno ti spinge al dovere gioioso di fare qualcosa per ridurre le distanze e colmare le diseguaglianze. È una passione che non nasce da te, che viene da lontano, dal Vangelo o dal profondo senso di fratellanza e giustizia che ogni uomo porta nel cuore. È profonda, inquieta, irresistibile, ti sprona a spendere la vita per l’altro, specie per i più poveri. È quello che succede da oltre 70 anni a chi decide di partire con il Cuamm. Ed è proprio questo che metteremo al centro dell’Annual meeting 2022, il prossimo 19 novembre a Roma. È un appuntamento fisso, da oltre dieci anni ormai. Daremo spazio a testimoni e sfide che pochi mettono in luce; sarà un momento per cambiare prospettiva e aprirci a un continente che ha molto da dare e da insegnare: l’Africa. E quest’anno, sabato 19 novembre, sarà un momento speciale. Saremo a Roma, nella Città del Vaticano, in aula Nervi e avremo con noi la straordinaria presenza di papa Francesco. Per questo vogliamo che sia aperto a tutti, che ci siano più amici possibili: un incontro di famiglia per chi ha a cuore la salute dei più fragili e si appassiona all’altro, anche se lontano. Vuole essere un momento di festa, ma soprattutto di impegno, di “resistenza” per dare voce a chi non ne ha, per denunciare la guerra e le sue conseguenze drammatiche, specie lontane, di cui nessuno parla. Un meeting o un’udienza? Entrambi. Abbiamo ancora negli occhi e nel cuore l’ultima volta che papa Francesco ci ha accolti. Emozioni fortissime, parole che sono entrate dentro di noi. Stiamo vivendo tempi difficili, tutti. Dopo il Covid-19 speravamo di tornare a respirare, invece la guerra e la speculazione energetica ci stanno mettendo a dura prova. Ognuno deve fare i conti con piccoli e grandi sacrifici. Ma se è difficile per noi, lo è ancora di più per l’Africa dove le conseguenze sono drammatiche perché le popolazioni sono già molto povere. Negli ultimi mesi sono stato in Etiopia, in Sud Sudan, in Tanzania e in Sierra Leone e la situazione purtroppo è simile ovunque. L’Africa sta tornando indietro. In silenzio, invisibile, senza voce. Tutto questo non si vede, sembra non esistere, nessuno lo racconta. Tutto questo metteremo al centro del nostro meeting e lo consegneremo a papa Francesco. Racconteremo di quello che da qui non vediamo. In Sud Sudan e in Repubblica Centrafricana, in particolare, nei Paesi più fragili. Quello che non si vede, per esempio, è che in Sierra Leone il servizio nazionale per il trasporto delle emergenze sanitarie, messo in azione due anni fa anche grazie al Cuamm, sta funzionando poco e male. Il gasolio per le ambulanze, passato da 8 mila a 22 mila leoni al litro, è sufficiente per i primi 4-5 giorni del mese, poi il sistema si blocca. E così perdiamo decine e decine di mamme che avrebbero bisogno di un cesareo d’emergenza. Quello che non si vede è che all’ospedale di Wolisso, in Etiopia, il costo di un paio di guanti sterili è arrivato a 1 euro. In un giorno, per l’attività ordinaria dell’ospedale, se ne utilizzano in media 350. Quello che non si vede è che in Sud Sudan il Governo non riesce più a pagare i salari, perché i finanziamenti dei donatori internazionali vengono destinati altrove. Quello che ho visto e di cui nessuno parla anche nell’ultimo viaggio in Karamoja, Nordest dell’Uganda, è che “troppi” bambini muoiono a causa di una malnutrizione feroce. Ma quello che non si vede è anche il lavoro quotidiano e difficile che continuiamo a fare, accanto a tanti colleghi locali. Un lavoro silenzioso, anche questo invisibile e nascosto, ma che continua perché siamo “appassionati” dell’altro e di fare la nostra parte, senza voltare le spalle a chi soffre e chiede aiuto. Sull’esempio di papa Francesco vogliamo continuare a esserci, umili e ostinati, vicino ai più poveri. Vogliamo raccontargli tutta la nostra gioia, vogliamo portargli la nostra vita e quella dell’Africa, e con lui riprendere forza e tenacia nel cammino. Vogliamo essere in tanti, costruttori di futuro e dignità, specie con i più poveri.

Dante Carraro
Direttore di Medici con l’Africa Cuamm

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