Infanzia, ripartire dall'educazione: "Destinare 15% del fondo Ue Next Generation"

Giornata infanzia 2020. Contrastare le differenze territoriali e le disuguaglianze e attivare una comunità educante per garantire ai bambini e alle bambine e agli adolescenti il diritto alla formazione e all'autonomia. Ronzulli: “Serve welfare per l’infanzia”

Infanzia, ripartire dall'educazione: "Destinare 15% del fondo Ue Next Generation"

Contrastare le differenze territoriali e le disuguaglianze e attivare una comunità educante per garantire ai bambini e alle bambine e agli adolescenti il diritto alla formazione e all'autonomia. La pandemia, che così fortemente ha segnato la vita dei giovani, può e deve essere l’occasione di un ripensamento delle politiche per l’infanzia e della definizione di risorse dedicate. Se ne è discusso stamattina nel corso della celebrazioni online della Giornata nazionale per i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza 2020, dedicata a "Le sfide della pandemia per l'infanzia e l'adolescenza".

La Giornata, istituita dalla legge n. 451 del 1997, celebra, il 20 novembre di ogni anno, l’adozione della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1989 e ratificata dal Governo italiano nel 1991.

In apertura il videomessaggio congiunto della presidente del Senato della Repubblica, Maria Elisabetta Alberti Casellati, che parla di “generazione CoVid: la generazione dell'infanzia e dell'adolescenza chiusa dietro una porta”, e del presidente della Camera dei deputati, Roberto Fico, per cui “l'Italia ha estremo bisogno dei giovani, del loro entusiasmo, della loro capacità di guardare le cose in modo originale, della loro sensibilità su certi temi”.

La presidente della Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza Licia Ronzulli sottolinea l’esigenza di un “welfare per l’infanzia”, che garantisca alle famiglie misure certe e finanziate. Tra queste l’assegno unico universale. Per Ronzulli il rammarico personale che per questa misura non sia stato scelto l’iter di una legge ordinaria – grazie alla quale il provvedimento sarebbe stato subito operativo, senza attendere i decreti di attuazione - e che sia stata separata dalle altre misure del familiy act.

Destinare il 15% del fondo europeo Next Generation per potenziare l’educazione, per arrivare a regime al 5%, così da compensare il sotto investimento dell’Italia rispetto all’Ue: risorse destinate a infrastrutture materiali e digitalizzazione, ma anche alla formazione dei docenti nella direzione di una didattica più partecipata e più interdisciplinare. Allo stesso tempo va aumentata l’offerta nidi per raggiungere entro 3 anni almeno il 33% di copertura a livello sub-territoriale, con la prospettiva di arrivare almeno al 60%, perché i primi anni di vita di un bambino sono fondamentali per il suo sviluppo. E’ la proposta sostenuta da Chiara Saraceno, coordinatrice del gruppo di lavoro “Infanzia e Covid-19”, che ricorda come bambini e adolescenti abbiano pagato costi altissimi per la pandemia, sia a livello dell’apprendimento che nei processi di autonomia, a partire dai più piccoli. E se questo vale per tutti è ancor più evidente per coloro che già prima erano in una condizione di svantaggio, con concreti rischi di  rischi di esclusione: minorenni con disabilità,  in situazione di fragilità familiare o in comunità o i minori stranieri non accompagnati.

La pandemia ha prodotto un aumento della povertà materiale ed educativa in una situazione italiana già molto fragile, ricorda la Saraceno: dai dati dell’Osservatori di Pisa e Invalsi emerge un dato drammatico per cui 15% che non raggiunge le competenze minime di matematica e comprensione ldel testo rispetto ai paesi dell’Ocse. E questa incompetenza è inversamente proporzionale al reddito delle familiare e condizionata in parte dalle situazioni territoriali. “Quello che è avvenuto e sta avvenendo ancora oggi - ed è drammatico - è che il lookdown ha impattato su una situazione già problematica e fragile, – ha commentato - ha aumentato gli svantaggi”. E anche lo stare a casa non è stato uguale per tutti, ha ricordato sottolineando che il 41% dei ragazzi in Italia vive in condizione di sovraffollamento abitativo e questo significa non avere un posto dove studiare e non poter studiare con calma Stiamo creando un’ingiustizia molto grande nei confronti.

Per invertire la tendenza e offrire chances di vita e benessere alle giovani generazioni nella ripresa occorre ripartire un investimento nella scuola e nelle infrastrutture, “pensando la scuola come qualcosa che inizia nella primissima infanzia” e garantendo in un momento in cui la scuola è “intermittente” una continuità educativa pur in condizioni di emergenza. Necessario creare attorno a ragazzi una “comunità educativa” che li sostenga oltre la scuola e sostenga chi è più vulnerabile. Favorire, in caso di necessità di didattica a distanza, propone la Saraceno,  la cooperazione anche degli altri soggetti della comunità educante, specie nel caso di bambini e ragazzi in condizione di svantaggio per condizioni economiche, difficoltà di apprendimento, disabilità e creare dei "luoghi educativi di prossimità", per chi non ha le condizioni ambientali e materiali adeguate alla didattica a distanza. Non pensare cioè che la casa sia l'unico posto dove stare. Chiara Saraceno invita anche a ripensare lo strumento del reddito di cittadinanza.

Con riferimento alle categorie più fragili Saraceno ha invitato a  definire livelli essenziali di servizio, individuando un rapporto minimo tra personale e popolazione, da implementare in base ad indicatori condivisi di bisogno, favorire l’inserimento dei minorenni con disabilità in attività inclusive d‘interazione con i coetanei e in percorsi abilitativi/riabilitativi, mirati e recuperare il periodo di assenza di terapie con progetti terapeutico-riabilitativi personalizzati allontanando la preoccupazione che si ricostituiscano "classi-ghetto"; prestare attenzione ai minori stranieri non accompagnati, assicurando standard di accoglienza uniformi e adeguati anche durante la quarantena e assicurare l'attuazione delle linee di indirizzo nazionali per minori in affidamento familiare, comunità e famiglie vulnerabili anche attraverso la destinazione di specifiche  risorse economiche.

Aldo Fortunati, direttore dell'Area Infanzia e adolescenza dell'Istituto degli Innocenti ha poi ricordato  il lavoro per il nuovo Il Piano di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva: sono stati costituiti cinque gruppi tematici, che hanno svolto 55 audizioni e licenziato documenti in progress sia sulla soglia dell’estate – nei primi giorni di agosto – che subito dopo la ripresa – fra la fine del mese di settembre e i primi giorni di ottobre. Presto il risultato di questo lavoro sarà messo a disposizione delle valutazioni della parte politica idee per un nuovo documento.  In questo processo  sono coinvolti anche i ragazzi attraverso questionari mirati, coinvolgendo anche quelli in comunità, negli istituti istituti penali minorili, rom sinti e camminanti minorenni. Un programma ambiziosio ma necessario per garantire la partecipazione. “Riflettere sulle politiche ci aiuta a mettere a fuoco le sfide dell’infanzia e dell’adolescenza oltre la pandemia”, ha sottolineato.
Tra le priorità contrastare la povertà, sostenere le famiglie e affermare il diritto all'educazione a partire dai nidi e dal sistema 0-6. In questo senso va aumentata la diffusione e l’accessibilità eliminando le rette a carico delle famiglie della rete dei nidi. Opportunità, ascolto, corresponsabilità fiducia, riconoscimento e rispetto, le “parole chiave” dell’impegno di costruzione di un futuro ostruzione.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)