L’agroalimentare delle contraddizioni. Il comparto da un lato continua a mietere successi, dall’altro nel Paese aumentano i poveri

Da un'analisi di Coldiretti sarebbero saliti a quasi 3 milioni gli italiani che sono costretti a chiedere aiuto per mangiare.

L’agroalimentare delle contraddizioni. Il comparto da un lato continua a mietere successi, dall’altro nel Paese aumentano i poveri

L’agroalimentare italiano continua a crescere nel mondo ma in Italia continuano ad aumentare i poveri. Paradosso stridente di una situazione che pare (ed è) assurda e che non sembra trovare soluzione ma che, anzi, appare come sempre più consolidata. Così mentre domenica 13 novembre è stata la VI Giornata Mondiale dei Poveri, istituita da Papa Francesco, pochi giorni fa sono state resi noti altri dati positivi sulle esportazioni agroalimentari italiane.
Stando ad uno studio di Nomisma – presentato in occasione dell’evento “L’export come driver di crescita per il Food & Beverage. Scenari, strategie e prospettive di sviluppo per il Made in Italy”, promosso da Verallia Italia -, l’Italia è ormai il sesto esportatore mondiale di prodotti alimentari e bevande (42,3 miliardi di euro nel 2021 che arrivano a 50 se includiamo anche i prodotti agricoli) dopo Usa, Germania, Paesi Bassi, Francia e Brasile. In termini di tendenze, il nostro è però il Paese europeo ad avere un comportamento migliore sia nel medio periodo che nel 2022. Nei primi 7 mesi del 2022 le vendite all’estero di prodotti alimentari italiani hanno raggiunto un nuovo traguardo: 28,5 miliardi di euro, +21% rispetto al 2021 contro il +15% e +16% messi a segno nel medesimo periodo dai cugini tedeschi e francesi. Grandi risultati, dunque, che diventano ancora più grandi se si guarda a comparti particolari come quelli della pasta e delle conserve di pomodoro oppure degli spumanti e dei vini in generale. Grandi risultati che, tra l’altro, non appaiono essere dei traguardi ma dei punti di partenza per fare ancora meglio. “Nonostante l’attuale ed incerto scenario macro-economico globale, che vede un rallentamento dell’economia e una crescita delle tendenze inflattive, le opportunità di un’ulteriore espansione dell’export italiano food&beverage nei prossimi anni sono plausibili sia tra i mercati più maturi sia tra quelli emergenti”, è stato spiegato in una nota diffusa nel corso dei lavori.
Poi c’è il rovescio della medaglia. Stando ad una analisi di Coldiretti su dati del rapporto 2022 del Fondo per l’aiuto europeo agli indigenti (Fead) diffusi in occasione della VI Giornata mondiale dei poveri che si è celebrata il 13 novembre scorso, le famiglie italiane continuano ad essere in un momento di grande difficoltà. Tanto che sarebbero saliti a quasi 3 milioni gli italiani che sono costretti a chiedere aiuto per mangiare, facendo ricorso alle mense per i poveri o ai pacchi alimentari (in aumento del 12% rispetto all’anno precedente). Un’enormità che si coglie meglio da altri dati di approfondimento che i coltivatori hanno proposto in questi giorni. Basta allora sapere che i bambini sotto i 15 anni bisognosi di assistenza per cibarsi hanno superato quota 600mila, praticamente un quinto del totale degli assistiti, ai quali vanno aggiunti 337 mila anziani sopra i 65 anni, e 687mila migranti stranieri. “Tra i nuovi poveri – continua la Coldiretti – ci sono anche coloro che hanno perso il lavoro, piccoli commercianti o artigiani che hanno dovuto chiudere, le persone impiegate nel sommerso che non godono di particolari sussidi o aiuti pubblici e non hanno risparmi accantonati, come pure molti lavoratori a tempo determinato o con attività colpite dalle misure contro la pandemia Covid e dal balzo costi dell’energia”. L’agroalimentare che ha successo in tutto il mondo, si traduce per molti nei pacchi alimentari forniti dalle moltissime organizzazioni di assistenza (di cui una buona parte parrocchiali) e, per altri, nelle lunghe file d’attesa fuori dalle mense pubbliche.
Ed è quindi proprio in queste due facce di uno stesso comparto – quello alimentare -, la sintesi di molte delle contraddizioni di una società “moderna” ma non inclusiva, “efficiente” ma ancora non a sufficienza nell’aiuto e nella solidarietà.

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Fonte: Sir