L’infettivologo Vella. Ripartiamo dal rispetto dell’ambiente

La pandemia ha reso evidente la necessità di considerare la salute un bene di tutti soprattutto in queste ultime settimane in cui le varianti del Covid si rincorrono diffondendosi in ogni parte del mondo. Fin da subito è stato chiaro a tutti che non esistono confini per il virus. «È importante capire che o ci salviamo insieme oppure non si salva nessuno. Concetto per altro alla base dell’idea di salute globale» spiega l’infettivologo Stefano Vella, coordinatore del Festival della salute globale che da tre anni si svolge a Padova.

L’infettivologo Vella. Ripartiamo dal rispetto dell’ambiente

La pandemia ha reso evidente la necessità di considerare la salute un bene di tutti soprattutto in queste ultime settimane in cui le varianti del Covid si rincorrono diffondendosi in ogni parte del mondo. Fin da subito è stato chiaro a tutti che non esistono confini per il virus.

«È importante capire che o ci salviamo insieme oppure non si salva nessuno. Concetto per altro alla base dell’idea di salute globale» spiega l’infettivologo Stefano Vella, coordinatore del Festival della salute globale che da due anni si svolge a Padova, promosso da Comune e Università di Padova con la progettazione di Editori Laterza e la collaborazione di Medici con l'Africa Cuamm.

Non abbiamo capito per tempo cosa stava succedendo né come la pandemia può scardinare l’economia e la vita sociale del mondo intero. I paesi che si sono salvati dagli esiti devastanti del Covid sono pochi e soprattutto sono quelli che erano più preparati alla possibilità di un attacco da parte di un virus.

«Quando usciremo da questa pandemia – prosegue lo scienziato – dobbiamo ricordarci che ce ne saranno delle altre e prepararci ad affrontarle perché c’è una crescita esponenziale della popolazione mondiale che vive sempre più ammassata nelle metropoli dove è facilitata la trasmissione dei virus. Abbiamo distrutto l’ambiente deforestando e togliendo l’habitat naturale agli animali che ora vivono più vicini agli uomini con la possibilità di trasmettere le loro malattie».

La pandemia ci ha fatto capire che non siamo soli su questo pianeta e che la nostra salute, quella degli animali e dell’ambiente sono strettamente collegate tra loro. «Purtroppo stiamo vaccinando troppo lentamente dando al Covid19 la possibilità di mutare. Dobbiamo immunizzare le persone fragili per evitare che muoiano. Israele in questo è un esempio. Sono riusciti a mettere in sicurezza in maniera veloce ed efficace e hanno fatto crollare il numero di ricoverati e morti».

La salute di tutti è anche la nostra salute. Questo l’insegnamento che la pandemia ci lascia: «Abbiamo fatto l’errore di pensare prima che fosse un’epidemia circoscritta a Wuhan, poi abbiamo capito che riguardava tutto il mondo e ora, con i vaccini, stiamo tornando a pensare che sia una faccenda di ogni singolo Stato o addirittura di ogni regione. Occorrono, invece, governi con leadership forti capaci di uscire insieme alle altre Nazioni dalla pandemia con piani vaccinali nazionali».

Siamo in una guerra, se pur virale, e l’impressione è che l’Italia la stia combattendo con truppe diverse per ogni singola regione. «Questa catastrofe – conclude Stefano Vella – ci ha fatto ripensare alla nostra fragilità. In un certo senso è un bagno di umiltà quello che abbiamo fatto. Basta un soffio per distruggere tutto il nostro sistema di benessere. E forse quando finirà ritroveremo un modo di vivere più sobrio».

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