La conversione ecologica non lasci indietro nessuno. Ogni mutamento radicale implica conseguenze che coinvolgono le persone

Perché nessuno sia lasciato indietro sarà necessario un forte impegno nella riqualificazione e ricollocazione di molti lavoratori, e spesso si tratta dei più deboli.

La conversione ecologica non lasci indietro nessuno. Ogni mutamento radicale implica conseguenze che coinvolgono le persone

Durante la conferenza mondiale promossa dagli Usa di Joe Biden, in occasione della Giornata della Terra, i principali leader degli stati nel mondo hanno rilanciato e ribadito il loro impegno per contrastare il cambiamento climatico e invertire la rotta per salvare il Pianeta. Il tema principale è stato la riduzione delle emissioni nocive: l’obiettivo è la “neutralità climatica” che Unione Europea e Stati Uniti promettono per il 2050, la Cina entro il 2060.
Per ora le emissioni sono tornate a crescere dopo il momento di stasi dello scorso anno dovuto alla pandemia che aveva preso in contropiede il sistema di produzione mondiale. Tuttavia, qualche spiraglio di speranza sembra affacciarsi, affinché le promesse possano diventare obiettivi concreti e realizzabili. Ne è una prova la crescita degli investimenti sulla transizione energetica che sono quasi raddoppiati nell’ultimo decennio, passando dai 250 miliardi del 2010 ai 500 del 2020 secondo il World Economic Forum.

Dentro questo contesto si può comprendere meglio l’impegno per la “transizione ecologica” del sistema economico italiano. Ci sono due assi sui quali si muovono le ragioni della transizione: da una parte la necessità di rispettare il creato e di avviare uno sviluppo sostenibile per la terra, dall’altra parte la scelta di calare il paese dentro l’economia circolare, il nuovo modello a cui sembra ispirarsi gran parte dei grandi investitori.
Però ogni mutamento radicale implica conseguenze che coinvolgono le persone. Oltre al costo economico ce n’è uno sociale da tenere in considerazione: si tratta di tutti quei lavoratori impiegati nelle attività che dovranno cambiare radicalmente il loro modo di operare e di quelli occupati in attività che tenderanno a scomparire. Non sono passaggi indolore. Perché nessuno sia lasciato indietro sarà necessario un forte impegno nella riqualificazione e ricollocazione di molti lavoratori, e spesso si tratta dei più deboli.

Per questo papa Francesco ha parlato più volte di Ecologia integrale, “che non escluda l’essere umano” come ha scritto nella Laudato Si (124); il Papa ricorda che “il lavoro” è l’azione con cui coltivare e custodire il creato ed è l’azione principale per tenere sempre in relazione ambiente, economia e società. Tramite il lavoro ogni persona potrà partecipare alla conversione ecologica. Se invece ci sarà qualcuno che rimarrà escluso si creeranno nuove sacche di emarginati, nuove sacche di esclusione.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)