La crisi della Chiesa. Oltre il fuoco divisivo. Proprio in questa congiuntura storica può trovare le radici del suo nuovo futuro

Proprio in questa congiuntura storica le radici del suo nuovo futuro. Senza voltarsi a rimpiangere il passato, ma recuperando il senso della differenza cristiana contro la deriva dell’indifferenza. Per Gianpiero Dalla Zuanna, in questo tempo, ci si deve distaccare da tradizioni senza radici bibliche e tornare a una pastorale territoriale

La crisi della Chiesa. Oltre il fuoco divisivo. Proprio in questa congiuntura storica può trovare le radici del suo nuovo futuro

Notre-Dame di Parigi in fiamme. Un’immagine dall’enorme impatto simbolico. E lontano dalle contrapposizioni che si trascinano da secoli tra religione e laicité, persino in Francia qualcuno ha voluto vedere nell’incendio un presagio di un’umanità orfana della Chiesa. E in molti si sono scoperti, forse con un po’ di sorpresa, sperduti di fronte alla prospettiva dell’assenza di una realtà che ha forgiato gli ultimi due millenni.

Il libro La Chiesa brucia. Crisi e futuro del cristianesimo di Andrea Riccardi, edito da Laterza, prende spunto proprio dal rogo di una delle più importanti basiliche d’Europa per interrogarsi sul come – e coraggiosamente anche sul se – la Chiesa potrà sopravvivere a questa sua ennesima crisi, una crisi le cui origini lo storico e fondatore di Sant’Egidio Andrea Riccardi fa risalire a un’epoca ben precedente alla globalizzazione, intravista con lucidità già nel 1947 dal cardinale di Parigi Emmanuel Suhard nella sua lettera pastorale Crescita o declino della Chiesa?

L’analisi di Riccardi parte dai numeri del crollo delle vocazioni religiose e della frequenza alle messe, ma non si ferma ai numeri. Unendo il piglio di storico a quello dell’uomo di fede, lo scrittore vede nella crisi – e anche nell’agonia, letteralmente lotta, combattimento – della Chiesa le radici del suo futuro, in un mondo in cui cresce la domanda di sacro e trascendente.

Lo scorso 6 luglio la Sant’Egidio di Padova si è data appuntamento nella chiesa dell’Immacolata in via Belzoni per ragionare sul futuro della Chiesa proprio a partire da libro di Riccardi. Ospiti il demografo, già senatore, Gianpiero Dalla Zuanna, l’imprenditrice Marina Salamon e il filosofo Leopoldo Sandonà della Facoltà Teologica del Triveneto.

«Chi nel libro di Riccardi cerca ricette di immediata applicazione – ha osservato Gianpiero Dalla Zuanna – resterà deluso. Andrea non spiega come riempire le messe domenicali e i seminari, ma offre spunti per intraprendere alcune strade evitando di rimpiangere un passato che spesso ci sembra migliore di ciò che è stato».

In questa nuova fase della secolarizzazione Gianpiero Dalla Zuanna individua nel libro La Chiesa brucia. Crisi e futuro del cristianesimo di Andrea Riccardi tre elementi: la desacralizzazione del ruolo del papa e del clero, la globalizzazione di massa e una nuova centralità dell’individuo schiacciato dai suoi modesti desideri, sempre più incapace dei grandi sogni collettivi che hanno contraddistinto il Novecento.

C’è spazio, però, per la rivalutazione di una sana religiosità popolare – significativo l’esempio degli ultras delle squadre di calcio di Bologna e Lazio in pellegrinaggio al santuario della Madonna di San Luca per pregare per la salute dell’allenatore Sinisa Mihajlovic, malato di leucemia – e di una sana intransigenza, che non significa «camminare con lo sguardo rivolto al passato, ma avere il coraggio anche di sfrondare dalla tradizione ciò che non ha radici bibliche, ma è piuttosto frutto dell’adattamento passato alle mentalità del mondo».

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Per il demografo Dalla Zuanna servono comunità empatiche e anhe simpatiche, «che possono avere uno spazio enorme di manovra iniettando nell’anomia contemporanea dosi massicce di significato». Ribaltare la prospettiva tridentina della centralità della parrocchia, per tornare alla tradizione «più ricca e antica» di una pastorale territoriale in cui si uniscono gli sforzi di ordini religiosi, confraternite e istituti può essere una soluzione se serve – ben lungi, dunque, da un ritiro – a moltiplicare la presenza dei cristiani sui territori favorendo la creatività dello Spirito.

Per l’imprenditrice Marina Salamon il problema non è la quantità, ma la qualità: «Il tema è la carenza di idee, di capacità di progettare il futuro e di comunicare. Se le idee saranno buone potranno cambiare la realtà. Il rischio è quello di “pensionarsi” anzi tempo, rassegnandosi a guardare la realtà come un pericolo». Troppa filosofia e poca pratica? «Le forme antiche non vanno buttate via, ma è drammatico lasciare alla solitudine di un parroco la costruzione della comunità». Laici, donne e buone pratiche – anche standardizzate – possono essere la chiave di volta.

Leopoldo Sandonà, rileggendo nel testo di Riccardi i dati del sociologo Franco Garelli, fa notare come se da un lato il numero dei cattolici diminuisce in virtù del forte calo di chi si definisce cattolico “per educazione o tradizione”, dall’altro i cattolici che si definiscono convinti e attivi non solo non calano, ma in alcuni casi sono in leggera crescita. La “linfa”, insomma, è più viva che mai: «Ora la scelta è tra il cristianesimo della differenza o cristianesimo della divisione».

Il cristianesimo della divisione è quello dei social, dell’ingerenza, delle battaglie di retroguardia, del cattolicesimo nazionale in stile Viktor Orbán. Il cristianesimo della differenza è quello che si interroga su come stare nel mondo di oggi, quella “scommessa cattolica” di cui parlano Mauro Magatti e Chiara Giaccardi.

La parola chiave è il potere, causa dei problemi della Chiesa, a cui contrapporre la visione di Romano Guardini, che passa dal sostantivo al verbo “potere”: «Se risemantizziamo l’idea di potere potremo trovare nuove alleanze tra laici e ordinati, tra generazioni diverse, tra uomo e donna», per una Chiesa che non resta più «ghettizzata nei sacri recinti» ma trova nuove praterie per l’evangelizzazione, specie nei nuovi ambienti dove si parlano i nuovi linguaggi e vengono prese le nuove decisioni.

Per Leopoldo Sandonà alla Chiesa, come spiegava già Joseph Ratzinger nel 1996, tocca il compito di “un’opposizione profetica” «per recuperare nel cuore del nostro essere uomini il senso della differenza cristiana contro la deriva dell’indifferenza».

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