La lettura di due notizie nella cronaca nera di questi giorni.Con quali lenti le vediamo?

Due notizie tristi, molto tristi, si sono incrociate nei giorni scorsi. Appartengono alla “cronaca nera” ma, dopo aver attraversato il buio del male, chiedono di andare oltre quel colore cupo.

La lettura di due notizie nella cronaca nera di questi giorni.Con quali lenti le vediamo?

A Monterotondo una ragazza di 19 anni presa dalla disperazione per la violenza del padre lo uccide. All’uscita della bara dalla chiesa parte l’applauso per dire che anche lui, l’ucciso, era una vittima.

Qualcuno commenta che fuori casa quell’uomo era gentile mentre dentro casa nessuno, salvo la famiglia, può dire.
Due genitori a Novara sono accusati di aver ucciso il figlio di due anni.
Gli inquirenti raccontano di violenza sconvolgente contro il piccolo. I media raccolgono le informazioni e raccontano i particolari più minuziosi anche se questo modo di fare giornalismo non convince del tutto.

Non si tratta, purtroppo, di fatti nuovi, c’è un lungo elenco a documentare una violenza che scoppia nei luoghi protetti, nei luoghi degli affetti più cari e delle storie condivise.
Un elenco triste prende il sopravvento sulla narrazione del bene che spesso si sviluppa lungo canali alternativi a quelli della informazione di massa e incoraggia a leggere la realtà nel suo insieme

Ma con quali lenti guardare a quanto accaduto nei giorni scorsi a Novara e a Monterotondo?
Come rintracciare il filo che, pure nella diversità, unisce due tragedie avvenute dentro un ambiente dove dovrebbe essere garantito il massimo della sicurezza?

Possono esistere due mondi contrapposti, dentro e fuori casa, visto che a Monterotondo qualcuno ha affermato che l’ucciso era una persona normale, che non ha mai dato adito a sospetti?

È importante fare chiarezza. E allora cresce la responsabilità di conoscere il contesto, di approfondire motivazioni, di cogliere fragilità delle relazioni, di cercare risposte più che esprimere giudizi.

In questa ricerca ci si imbatte nel mistero del male al quale spesso rispondono la rassegnazione, la paura e la resa incondizionata. Altre volte risponde la consapevolezza che la cronaca nera, oltre a una scossa emotiva, può provocare quell’inquietudine che nel voltare la pagina triste accende ancora più la coscienza.

Dalla lettura delle due storie tragiche di questi giorni con le lenti del mistero dell’uomo, dove il bene e il male si confrontano senza sosta, potrà nascere o crescere la consapevolezza che anche dalla cronaca nera può venire un sasso capace di rompere la crosta della rassegnazione al male e del cambiare pagina senza cambiare se stessi.

Paolo Bustaffa

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Fonte: Sir